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Il nuovo report sugli UAP: 366 nuovi casi

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Eccolo, il nuovo report annuale sugli Unidentified Aerial Phenomena. Il documento, prodotto dall’AARO (l’All-domain Anomaly Resolution Office,  la nuova agenzia alle dirette dipendenze del Direttore della National Intelligence che ha preso il posto della Task Force sugli UAP) è stato presentato al Congresso degli Stati Uniti il 12 gennaio, con oltre un mese di ritardo rispetto al previsto. Si tratta della relazione non classificata, quella cioè con informazioni destinate al pubblico. Queste le prime righe del sommario: «La segnalazione di fenomeni aerei non identificati è in crescita, consentendo una maggiore consapevolezza dello spazio aereo e incrementando l’opportunità di comprendere gli eventi UAP».

PRESENTATO AL CONGRESSDO USA IL NUOVO REPORT SUGLI UAP

PRESENTATO AL CONGRESSO USA IL NUOVO REPORT SUGLI UAP

Il primo dato che balza agli occhi è, in effetti, l’aumento vertiginoso dei casi presi in esame dagli analisti del Dipartimento della Difesa. Erano 144 quelli studiati nel report preliminare del giugno 2021, nel quale erano state considerate le segnalazioni comprese tra il 2004 (anno del celeberrimo “Tic-Tac” visto e ripreso dai piloti della Navy) e il 5 marzo 2021. In seguito, però, i casi si sono moltiplicati visto che, in un anno e mezzo (fino al 30 agosto 2022) sono arrivati a quota 247. A questi vanno poi sommati anche 119 avvistamenti antecedenti al marzo ’21, non sufficientemente approfonditi e per questo non inclusi nel precedente report. Così, nel documento preparato dall’AARO, le anomalie aeree riscontrate risultano essere in totale 510 e di queste  366 sono nuove, Si tratta, per la maggior parte, di episodi segnalati da aviatori della Marina e dell’Aeronautica militare o da altro personale che ha osservato qualcosa di insolito durante le proprie attività e lo ha riportato secondo i canali ufficiali messi a disposizione dal Pentagono.

IL FAMIGERATO TIC-TAC DEL 2004

IL FAMIGERATO TIC-TAC DEL 2004

Tuttavia- sottolineano gli autori del rapporto- nonostante l’applicazione delle linee guida, “molti di questi resoconti mancano di informazioni sufficientemente dettagliate per consentire un’interpretazione degli UAP con un elevato livello di certezza”. Dunque, ancora una volta, i dati risulterebbero incompleti o comunque poco precisi e per tanto è impossibile arrivare a conclusioni certe. Le prime analisi sui 366 avvistamenti, sottoposti a un esame multi-agenzia, hanno stabilito che più della metà dei fenomeni aveva caratteristiche del tutto irrelevanti. Nello specifico, sono stati individuati 26 oggetti descrivibili come Sistemi di Volo senza equipaggio o similari, ovvero dei droni, ai quali si aggiungono 163 palloni o oggetti del genere e 6 cluster (spiegabili come stormi di uccelli, fenomeni atmosferici, frammenti di plastica ecc.). Ergo, se ne deduce che i rimanenti 171 avvistamenti non sono inquadrabili in queste categorie.

UNO DEGLI UAP RIPRESI DAI MILITARI AMERICANI

UNO DEGLI UAP RIPRESI DAI MILITARI AMERICANI

Ben 171 volte, insomma, il personale militare si è trovato di fronte a qualcosa che il rapporto definisce “UAP senza caratterizzazioni che hanno dimostrato tipologie di volo inusuali o capacità di prestazioni” per le quali si richiede un supplemento di indagini. Anche se- leggiamo nel report- un certo numero non definito di tali incidenti può essere attribuito a irregolarità nei sensori oppure a errori nell’equipaggiamento o da parte dell’operatore, ne rimarrebbero comunque parecchi (almeno qualche decina, supponiamo) degni della massima attenzione. Soprattutto alla luce di quanto il documento rimarca di continuo: gli eventi UAP continuano a ripetersi in spazi aerei ristretti o sensibili, vale a dire quelli gestiti dalle Forze Armate degli Stati Uniti,  i più controllati, i meno accessibili. Proprio per questo, vengono ritenuti una potenziale minaccia, sia perché mettono a rischio la sicurezza dei voli, sia perché gli intrusi potrebbero essere mezzi spia inviati da un avversario.

IL REPORT SUGLI UAP 2022

IL REPORT SUGLI UAP 2022

Ma nel testo non compare alcuna ipotesi per cercare di spiegarli o di “targarli”. In merito a questi casi (non quantificati) che- a detta degli esperti del Pentagono- richiedono ulteriori approfondimenti, non viene tentata nessuna interpretazione e soprattutto non viene fornito alcun dettaglio: non sappiamo quale era il loro aspetto, che cosa avevano di insolito, dove sono stati visti, cosa stavano facendo, come hanno interagito con i piloti militari- se lo hanno fatto- e via dicendo. Nulla. L’unica ammissione riguarda le loro performance di volo, evidentemente ragguardevoli per essersi guadagnate una particolare menzione. E ovviamente, al report non sono state allegate immagini – foto o altro. Sinceramente, un po’ poco per soddisfare le legittime curiosità dell’opinione pubblica su un argomento che il Congresso sembra finalmente aver preso sul serio. E soprattutto, un  po’ troppo poco considerando le forze coinvolte.

IL DOCUMENTO NON OFFRE SPEGAZIONE PER 171 AVVISTAMENTI

IL DOCUMENTO NON OFFRE SPEGAZIONE PER 171 AVVISTAMENTI

L’elenco degli enti governativi che hanno fornito elementi utili per la stesura di questo report è infatti notevole: la DIA (Defence Intelligence Agency), l’FBI, il National Reconnaissance Office, la National Geospatial- Intelligence Agency, la NSA (National Security Agency), l’esercito degli Stati Uniti, la Navy, i Marines, l’USAF, la Federal Aviation Administration, la NASA, la National Oceanographic and Atmosferic Administration, il Dipartimento dell’Energia. A questi, si aggiungono tre organismi dipendenti dall’ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale, ossia il NIM-EDT (Emerging and Disruptive Technology), il National Counterintelligence and Security Center e il National Intelligence Council. Tutti insieme, unendo le loro risorse umane e  i loro mezzi tecnologici, le loro strumentazioni e le loro fonti di informazioni, i loro satelliti e i loro radar, i loro agenti sul campo e i loro analisti, non sono giunti ad alcuna spiegazione.  Molto strano, vero?

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