«In una limpida e soleggiata giornata d’aprile del 2014, due F/A-18 si sono levati in volo per un’esercitazione al largo delle coste della Virginia. I jet, parte del mio squadrone della Marina, sono arrivati fino a quota 12 mila piedi e si sono diretti verso la Warning Area W-72, un blocco esclusivo di spazio aereo a dieci miglia a est di Virginia Beach. Tutto il traffico nell’area di addestramento passa attraverso un singolo punto GPS a una determinata altitudine, quasi come una porta in una stanza enorme dove i jet militari possono operare senza imbattersi in altri velivoli. Proprio nel momento in cui i due caccia hanno varcato la soglia, uno dei piloti ha visto un cubo grigio scuro all’interno di una sfera trasparente, immobile contro il vento, fissato direttamente nel punto di ingresso».
Cosi inizia l’articolo scritto per il magazine online “POLITICO” da Ryan Graves, ingegnere ed ex pilota della Navy, tra i primi a testimoniare pubblicamente la presenza di velivoli sconosciuti e tecnologici nelle zone di volo ristretto riservate alle esercitazioni militari. Un incontro che in quel caso rischiò di trasformarsi in uno scontro con conseguenze tragiche. I suoi colleghi riuscirono a evitare l’impatto con l’intruso quando si trovavano ad appena 300 metri di distanza, virando all’ultimo istante. Dopo aver scampato di un soffio l’oggetto non identificato, rientrarono alla base visibilmente scossi. «”Ho quasi colpito uno di quei dannati cosi”, disse il capo squadra nella sala piloti. E tutti noi sapevamo cosa volesse dire. Quei “dannati cosi” ci avevano tormentano negli otto mesi precedenti».
Dunque, presenze costanti, non eventi eccezionali. E pure molto preoccupanti, per l’assoluta impossibilità di definirne natura, provenienza, scopo. Graves e i colleghi erano piloti esperti, per anni avevano seguito un rigoroso training. In particolare, erano stati addestrati a riconoscere qualsiasi aereo usando le strumentazioni e con i loro occhi. «Era il nostro lavoro sapere che cosa c’era nella nostra area operativa. Ecco perchè, nel 2014, dopo aver potenziato il nostro sistema radar, il mio squadrone fece una scoperta allarmante: nel nostro spazio aereo c’erano oggetti sconosciuti.» All’inizio pensarono che si trattasse di errori, di problemi tecnici del software. Ma le tracce radar vennero poi confermate da altri dati raccolti dai sistemi di sorveglianza multipla, inclusi i sensori agli infrarossi che rilevavano tracce di calore. Non erano “fantasmi”, ma oggetti reali. Poi, sono iniziati gli incontri in volo, come quello da far rizzare i capelli in testa appena descritto.
Le loro caratteristiche non erano spiegabili con nulla di noto, di certo non avevano niente a che vedere con palloni o sonde meteo, come l’ex pilota ha ribadito anche in una intervista alla CNN. Ricorda infatti Graves che acceleravano fino a Mach 1 (la velocità del suono) e riuscivano a mantenersi immobili persino quando soffiavano venti a 120 nodi orari, praticamente da uragano di categoria 4. Ancora più strano: non avevano nulla che permettesse loro di volare, come ali o motori o altre forme di propulsione. Eppure volavano eccome, più e meglio dei jet militari: se se stavano lassù anche ininterrottamente per un giorno intero. «Io sono un ingegnere, ma la tecnologia che mostravano va al di là della mia comprensione», ammette. Dopo l’incidente sfiorato, i militari furono costretti a far rapporto, sperando in una soluzione del problema prima che fosse troppo tardi. Non andò così: nessuno ufficialmente sapeva spiegare cosa fosse accaduto e non esisteva una precisa procedura da seguire. L’unica opzione rimasta fu cancellare o spostare le missioni di addestramento, visto che gli UFO non se ne andavano da lì. E il mistero non è mai stato risolto.
«Quasi dieci anni dopo non sappiamo ancora cosa fossero. Quando ho dato le mie dimissioni nel 2019, sono stato il primo pilota in servizio attivo a farsi avanti pubblicamente e a testimoniare al Congresso. Negli anni successivi, è stato dato un notevole risalto a quel genere di incontri e il Congresso ha intrapreso alcune azioni per costringere le agenzie militari e di intelligence a fare molto di più per andare a fondo a questi misteri. Ma non c’è stato nulla che si avvicini al livello di attenzione pubblica e ufficiale che è stata prestata al recente abbattimento di un pallone spia cinese e degli altri tre oggetti sconosciuti che erano probabilmente palloni di ricerca. E questo è un problema», sottolinea l’ex Navy. Perchè gli intrusi dalla tecnologia rivoluzionaria continuano a sorvolare basi militari o corridoi di volo vietati.
Lo ha riconosciuto anche l’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale presentando l’ultimo report sugli UAP. In appena un anno e mezzo, i nuovi casi sono stati 247. Certo, il documento sostiene che molti di essi siano spiegabili come droni, sonde meteo o spazzatura sollevata nell’atmosfera, ma per decine di rapporti questa tranquillizzante versione non è plausibile. Si parla infatti esplicitamente di UAP che appaiono stazionari nonostante i venti in quota o che si muovono contro vento, che compiono manovre improvvise oppure procedono a velocità sostenuta, senza mostrare evidenti mezzi di propulsione. Per 11 volte, ha riconosciuto la Navy, tra il 2004 e il 2021 si sono rischiati degli scontri in volo. Un pericolo per l’aeronautica militare ma anche per l’aviazione civile.
Ryan Graves riporta infatti un episodio recente: «Lo scorso maggio, la Federal Aviation Administration ha emesso un’allerta dopo che un aereo passeggeri che sorvolava la West Virginia ha subìto un raro guasto a due sistemi principali mentre stava passando sotto a quello che sembrava essere uno UAP.» Ma come spiegare questi intrusi nei nostri cieli? Tra le ipotesi sul tavolo, quella del velivolo sperimentale talmente segreto da essere sconosciuto anche ad alti livelli del Governo federale. L’ex militare cita però alcuni autorevoli fonti, come il senatore Marco Rubio, attuale vicepresidente della Commissione Servizi Segreti, e il vice direttore dell’Ufficio dell’Intelligence della Marina: entrambi hanno escluso questa possibilità ed entrambi, visti i ruoli, dovrebbero saperlo se quegli oggetti fossero americani. Allora di cosa stiamo parlando?
Non senza un pizzico di polemica, Graves ringrazia il presidente Biden per aver pubblicamente ammesso che le strumentazioni di tecnologia semplice usate per raccogliere informazioni (come i palloni-spia) disseminate nei nostri cieli possono diventare un serio pericolo per il traffico aereo. Ma in quella conferenza stampa del 16 febbraio 2023, l’inquilino della Casa Bianca si è dimenticato di parlare anche delle strumentazioni di altissima tecnologia dalle prestazioni sorprendenti. «Dove sono la trasparenza e l’urgenza da parte dell’Amministrazione e del Congresso nell’investigare gli oggetti altamente avanzati negli spazi aerei ristretti che i nostri militari non riescono a spiegare? Come potrà mai la nuova taskforce essere più efficace della precedente se non siamo chiari ed espliciti riguardo lo scopo e la natura degli UAP tecnologici? Il pubblico americano deve esigere responsabilità. Dobbiamo comprendere cosa vola nei nostri cieli. Punto.»
Graves è pronto a fare la sua parte: ha promosso la creazione di una nuova organizzazione, l’American for Safe Aerospace (ASA) il cui obiettivo è sostenere i piloti e gli altri professionisti del settore aerospaziale che siano testimoni di incontri anomali. Non solo: farà sentire la sua voce, ovunque, anche al Congresso, per esigere risposte. E per raggiungerle, non c’è che una strada: condividere le informazioni (quasi tutte ancora classificate) tra enti pubblici e privati, coinvolgendo le principali istituzioni coinvolte nello studio- dal NORAD al Galileo Project, dalla Space Force all’Enigma Labs. Tutti insieme, militari e civili, analisti e scienziati, perchè il problema riguarda tutti. E soprattutto, vanno ascoltati i piloti, i testimoni oculari più competenti, gli esperti più capaci a interpretare le caratteristiche di questi misteriosi velivoli.
«Oggi, lo stigma legato agli UAP è ancora troppo forte. Da quando mi sono fatto avanti nel 2019, soltanto un altro pilota del mio squadrone ha osato parlare in pubblico. Anche i piloti commerciali mettono a repentaglio la loro carriera se lo fanno. Servono nuove regole, per chiedere ai piloti civili di fornire resoconti sugli UAP e per proteggerli da ritorsioni», scrive Ryan Graves. E conclude il suo articolo sul giornale online:«Deridere e negare l’ignoto è inaccettabile. Questo è il momento della curiosità. Se quei fenomeni che ho osservato con i miei occhi risultassero essere dei droni stranieri, essi costituirebbero una minaccia per la sicurezza nazionale e quella dei voli. Ma se sono qualcos’altro, deve essere una priorità della scienza scoprirlo».