Ha diretto alcuni tra i film più iconici sugli Alieni mai realizzati a Hollywood. I pacifici visitatori di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (1977), il tenero e spaesato E.T. (1982) e gli spietati invasori che combattono La Guerra dei mondi (2005) portano la sua firma: Steven Spielberg. Adesso, in una recente intervista nella quale ha ripercorso la sua lunga e brillante carriera, il regista americano ha detto la sua sugli UFO, veri e presunti, di cui si è tanto discusso negli ultimi tempi negli Stati Uniti, specialmente dopo l’abbattimento di tre oggetti non meglio identificati che fino ad oggi sono rimasti tali.
Parlando in tv, ospite di Stephen Colbert e del suo Late Show, Spielberg ha commentato questi e altri avvistamenti, ovvero quelli ripresi dai piloti americani, che hanno solleticato la sua fantasia. «Non ho mai visto un UFO, mi piacerebbe! Io non ho mai osservato nulla di inesplicabile, però credo a quelle persone che hanno visto cose impossibili da spiegare», ha premesso, aggiungendo: «Penso che quello che sta emergendo negli ultimi tempi sia affascinante, assolutamente affascinante». Il famoso regista ha auspicato che la segretezza che circonda questi avvistamenti e la mancanza di trasparenza vengano meno e che tutti i documenti siano finalmente resi pubblici. Convinto, ha sottolineato, che quanto sta accadendo meriti un’attenzione straordinaria, soprattutto dopo aver approfondito l’argomento e scoperto l’esistenza di almeno 500 casi di reali incontri ravvicinati del terzo tipo raccontati da uomini e donne in tutto il mondo.
«C’é qualcosa là fuori. Non so se sono un credente, nel senso che sono quel tipo di persona che ritiene di dover vedere prima di credere. Posso realizzare un film su argomenti che non ho mai osservato o sperimentato, va bene. Ma in termini di credere realmente in qualcosa, mi piacerebbe provare un mio personale incontro ravvicinato», ha detto, spiegando poi la sua convinzione: «Non penso che siamo soli nell’universo. È matematicamente impossibile che siamo l’unica specie intelligente nel cosmo. È del tutto impossibile. Nello stesso tempo, mi sembra anche impossibile che qualcuno possa venire a visitarci da una distanza di 400 anni luce- a parte nei film, ovviamente- a meno di non immaginare un colpo ad effetto, per cosi dire, ovvero che arrivino fin qui attraverso un tunnel spazio-tempo.» Un’ipotesi che gli appare un po’ forzata.
Ma se Spielberg non crede molto ad astronavi capaci di viaggi interstellari grazie a tecnologie da fantascienza come quelle che ha immaginato lui per i suoi successi cinematografici, appare molto più propenso a prendere in esame un’altra teoria, già dibattuta da vari ricercatori: i viaggi nel tempo. Chiacchierando con Colbert, ha infatti prospettato questa possibile spiegazione per i molteplici incontri con velivoli ed equipaggi decisamente insoliti. «Il pensiero più ottimistico che mi è venuto riguardo questi oggetti nel cielo che Esercito, Marina e Aeronautica militare hanno registrato con le loro telecamere da combattimento è questo: e se non arrivassero da una civiltà evoluta distante 300 milioni di anni luce? Se invece fossimo noi tra 500 mila anni nel futuro che torniamo indietro per documentare la seconda metà del XX secolo e il XXI con un intento da antropologi? Magari sanno che è accaduto qualcosa di cui noi non siamo ancora consapevoli e stanno cercando di ricostruire gli ultimi secoli della nostra storia», ha affermato.
Un’idea molto simile a quella avanzata dall’antropologo americano Michael Masters– ospite, tra l’altro, del convegno “Figli delle Stelle” nel 2020. Secondo il docente del Montana Tech, a volare sopra le nostre teste potrebbero essere gli uomini del futuro. Sulla base di come l’Homo Sapiens è cambiato nel corso degli ultimi 200 mila anni e proiettando l’evoluzione avanti nel tempo di milioni di anni, Masters ipotizza che i nostri discendenti potrebbero avere l’aspetto descritto dai vari contattati. E le differenze tra le presunte specie extraterrestri sarebbero spiegabili come diverse epoche di appartenenza: gli Alieni più simili a noi sarebbero quelli più vicini temporalmente. Uno scenario intrigante, ma con un grosso punto interrogativo: è davvero possibile, almeno teoricamente, viaggiare nel tempo? Una domanda che anche gli scienziati si pongono, perché avrebbe implicazioni straordinarie.
Uno di loro è Fabio Costa, fisico quantistico italiano che insegna all’Università del Queensland, in Australia. Rispondendo a un quesito del sito online Popular Mechanics, il professor Costa ha spiegato: «Una caratteristica comune a tutti i modelli di viaggio nel tempo è che non è possibile tornare indietro nel tempo prima che la prima macchina sia stata inventata. In un certo senso, viaggiare nel tempo richiede due porte, una nel futuro e una nel passato. Puoi farlo solo se qualcuno ha aperto la porta nel passato. Quindi, le persone del futuro non possono visitarci, a meno che qualcuno non abbia già inventato una macchina del tempo e nessuno lo sappia!». Qualcuno, in effetti, ci sta provando a costruirla da molti anni: Ronald Mallett. Ex docente di fisica teorica all’Università del Connecticut, Mallett ha deciso di realizzare un prototipo in grado di trasportarci in un punto qualsiasi della linea temporale quando era solo un bambino, dopo la morte improvvisa del padre: voleva a tutti i costi poterlo rivedere.
A distanza di quasi 70 anni da quel triste giorno, Ronald Mallett non ha ancora raggiunto il suo obiettivo ma è sicuro di essere sulla strada buona con il suo anello laser rotante. In quel modo, ha spiegato in una recente intervista a The Guardian, intende creare una specie di buco nero artificiale per produrre un campo gravitazionale con cicli temporali che consentirebbero di muoversi nel passato. Il prototipo, in funzione dal 2019, emette un raggio di luce rotante continuo. «La luce può creare gravità e se la gravità può influenzare il tempo, allora la luce stessa può influenzare il tempo», ha dichiarato. Se un giorno la sua invenzione dovesse funzionare, sarebbe rivoluzionario l’impatto sull’intero pianeta. «Immaginate se potessimo prevedere esattamente quando sta per accadere un terremoto o uno tsunami. Sto aprendo la porta a questa possibilità e penso che mio padre ne sarebbe davvero molto orgoglioso», ha concluso. Una storia, la sua, comunque andrà finire, che sembra una sceneggiatura perfetta per Spielberg…