Lentamente- molto lentamente- il mondo della politica di Washington sta reagendo alle sconcertanti dichiarazioni di David Grusch, l’ex funzionario dei servizi segreti americani che ha rivelato- nel luglio 2022 alle autorità preposte e nei giorni scorsi anche alla stampa- l’esistenza di programmi top-secret per ricavare informazioni tecnologiche da oggetti non umani recuperati da agenzie governative degli Stati Uniti. Insomma, la famigerata retro ingegneria di cui si parla da decenni, sempre ridicolizzata e rigettata come pura fantascienza. Invece, stando ai documenti che la talpa ha consegnato all’ispettore generale per la Comunità di Intelligence, si tratterebbe di una scioccante realtà occultata non solo all’opinione pubblica ma persino al Congresso. Un’articolata campagna di disinformazione che andrebbe avanti da decenni, accusa. E adesso, i rappresentanti del popolo americano ne chiedono conto.
Il senatore Josh Hawley, eletto nel Missouri per i Repubblicani, si è detto inquietato ma non stupito da quanto ha detto Grusch. Parlando con la rivista Wired, ha infatti raccontato di quando lui e altri colleghi hanno preso parte a un briefing dopo l’abbattimento dei famigerati palloni cinesi (o chissà cos’altro erano) lo scorso inverno. In quell’occasione, i senatori hanno sottolineato che gli avvistamenti di UFO e di UAP erano stati numerosi, anche in passato. E il militare che stava spiegando la situazione ha semplicemente risposto: “Vero”. «Il risultato- ha detto Hawley- è che hanno avuto migliaia di avvistamenti di queste cose nel corso degli anni, il che è stata una novità per me. Quindi non sono necessariamente sorpreso da queste ultime accuse, perché suona abbastanza vicino a quello che ci hanno ammesso a malincuore nel briefing.» Ad allarmarlo particolarmente, la presenza di questi oggetti sopra siti militari. «Non va bene. Nulla va bene. Vogliamo andare fino in fondo, penso che sia inquietante.»
Anche la senatrice Kirsten Gillibrand, tra le promotrici dell’istituzione di un ufficio apposito per studiare questi oggetti misteriosi, diventato poi l’AARO, e presidente della sottocommissione che ad aprile ha ascoltato il suo direttore Sean Kirkpatrick, ha intenzione di sapere di più in merito alle dichiarazioni dell’ex agente. «Dobbiamo vedere se ci sono questi programmi segreti che nessuno sta supervisionando. L’obiettivo, per me, è fare un’audizione in merito, in modo da stabilire se esistano effettivamente… Non ho idea se Grusch dica la verità o no. Quindi intendo procedere con l’analisi e scoprirlo». Gillibrand propone anche un emendamento alla legge di bilancio della Difesa per far sì che tutti i fondi utilizzati per i progetti segreti siano comunicati al Congresso. Altri suoi colleghi- Tim Burchett, lo speaker della Camera Kevin McCarthy e James Comer- stanno premendo per organizzare un’audizione con la presenza della “gola profonda”. Difficile che però sia aperta al pubblico, perché molti argomenti trattati saranno inevitabilmente classificati e solo un’udienza a porte chiuse permetterà ai politici presenti di avere un quadro esauriente della situazione.
Insomma, tutti vogliono vederci chiaro e nessuno sottovaluta la questione. Anche perché-rimarca lo scrittore e giornalista Michael Shellenberger-l’ispettore generale per Comunità di Intelligence da subito ha definito “credibile e urgente” la denuncia della talpa Grusch, un giovane brillante che ha fatto una carriera molto rapida all’interno dei servizi segreti tanto che a poco più di 30 anni, in qualità di analista d’intelligente esperto, è stato scelto per rappresentare il National Reconnaissance Office (NRO) dell’Aeronautica militare all’interno della Task Force sugli UAP. Alcune delle fonti che hanno fornito informazioni all’ex funzionario sono le stesse in contatto con Shellenberger. Hanno affermato che gli Stati Uniti detengono 12-15 velivoli non umani. Ogni 5 anni, all’elenco se ne aggiungerebbero uno o due, vuoi perché precipitati oppure perché atterrati e catturati. Almeno sei di essi sarebbero in perfette condizioni, ma non è chiaro- le fonti non concordano- se gli scienziati al lavoro siano riusciti a capire come farli volare.
E ancora: tra le diverse tipologie, ci sarebbero oggetti di forma triangolare ma anche altri che assomigliano ad abitacoli di elicotteri o meglio a batiscafi, di forma ovoidale con cupole vitree, come grosse bolle. Inoltre, hanno mostrato una tecnologia avanzatissima: per essere sottoposti ai test di volo, vengono trasportati in varie zone del mondo- come Belgio, Italia, Indonesia – perché anche alcuni Alleati sono al corrente di questo programma segreto. Bè, il Belgio- lo ricordiamo-è stato teatro di un’ondata UFO tra il 1989 e il 1991 che ha coinvolto centinaia di testimoni oculari e gli oggetti avvistati (anche in volo da due piloti militari) avevano forma triangolare. Per quanto riguarda l’Italia, non è specificato come e quando questi velivoli siano stati testati, ma già solo questa affermazione dovrebbe indurre i nostri parlamentari a svegliarsi dal torpore e a chiedere spiegazioni al Governo. E poi, c’è l’Indonesia, proprio il luogo nel quale sarebbe avvenuto un incontro molto ravvicinato tra alcuni Marines e un velivolo “grande come un campo da football”.
A raccontarlo- sia al Mailonline, sia all’incontro pubblico organizzato al National Press Club di Washington dal dottor Steven Greer lo scorso 7 giugno- è stato un’ex militare che faceva parte del corpo d’élite dell’esercito americano. Il suo nome è Michael Herrera. Nel 2009 era un 20enne fuciliere dei Marines spedito insieme al suo battaglione a Sumatra, che il 30 settembre di quell’anno era stata colpita da un violento terremoto seguito da uno tsunami. Con i suoi compagni, doveva proteggere i lanci di aiuti umanitari dagli elicotteri attorno alla città di Padang assediata da gruppi di ribelli. Verso l’8 ottobre, Herrera e altri cinque marines vennero paracadutati in una radura nella parte nord-orientale della città e si arrampicarono su un crinale per prendere posizione. Fu allora, secondo il racconto dell’uomo, che videro uno strano oggetto che se ne stava sospeso in mezzo alla giungla dall’altra parte della collina. Non avendo con sé- stranamente- le radio, i soldati decisero di scendere dalla loro postazione per indagare, mentre Herrera scattava foto e video con la sua fotocamera Panasonic.
«La cosa era enorme, delle dimensioni di un campo di football. L’imbarcazione ruotava in senso orario mentre cambiava colore. Aveva un ronzio udibile, come il suono di un trasformatore o di un amplificatore per chitarra. Era di forma ottagonale con una punta, come una piramide, che era nera. L’esterno dell’imbarcazione era ricoperta di scaglie e aveva spigoli vivi. Niente era liscio. Aveva dei pannelli sui bordi verticali simili a Vantablack». Per chiarezza, il Vantablack è il nome commerciale di un materiale tecnologico composto da nanotubi di carbonio che più si avvicina al nero assoluto. Quando ormai il manipolo era a pochi metri dall’oggetto misterioso, i marines subirono un’imboscata: vennero circondati da 8 uomini che indossavano una mimetica completamente nera, priva di insegne di riconoscimento, con giubbotti antiproiettile e armati di fucili M4 con accessori per la visione notturna di fascia alta forniti alle truppe statunitensi d’élite. «Tenevano le armi puntate su di noi, potevamo sentire chiaramente le leve di sicurezza che scattavano. “Chi diavolo siete ragazzi? Cosa state facendo qui?”, due di loro ci hanno urlato con accento americano», ha ricordato l’ex militare.
Mentre i loro fucili venivano scaricati e i loro documenti di riconoscimento scansionati, i sei marines videro con i loro occhi una scena incredibile: altri militari vestiti di nero caricavano quelle che sembravano “grandi custodie per armi” e altri contenitori da camion Ford F350 modificati su una piattaforma sotto l’UFO. «Quando i camion hanno finito di scaricare e sono partiti, la parte inferiore della piattaforma si è sollevata da terra a circa 30 metri, l’imbarcazione si è abbassata e si è riunita in un unico blocco», ha detto. Agli angoli del velivolo c’erano luci che cambiavano colore- blu, rosso, giallo e verde. A quel punto, il gigantesco oggetto si sarebbe sollevato sopra gli alberi per schizzare verso l’oceano a circa 4.000 miglia all’ora- circa 7000 km/h. Il tutto, senza emettere alcun boom sonico. E senza neanche far muovere le fronde delle piante circostanti. A quel punto, i sei marines spaventati e sempre minacciati di morte vennero scortati fino all’altro lato della collina. Poi, fu loro intimato di andarsene senza mai voltarsi indietro o sarebbero stati uccisi.
Tornati alla loro base, non dissero una parola al comandante. Sulla USS Denver, l’unità di Herrera fu invece interrogata da un contrammiraglio che l’ex marine non riconobbe, e tutti tacquero anche con lui. Ma pochi giorni più tardi, Michael si accorse che dalla sua videocamera chiusa in un armadietto erano sparite la scheda e le batterie, mentre i suoi colleghi non trovarono più i cellulari. Nel dicembre del 2009, rientrato a Camp Hansen a Okinawa, in Giappone, un tenente colonnello dell’aeronautica militare in alta uniforme ma senza targhetta di riconoscimento convocò il fuciliere in ufficio. «Mi dice: “Non ti è permesso parlare di quello che è successo, non alla tua catena di comando, nemmeno a un generale. Andrai in prigione o morirai“. Mi ha ordinato di tenere la bocca chiusa e mi ha passato un foglio che era un accordo di non divulgazione. L’unica cosa che ricordo è che c’era scritto “TS/SCI”, Top Secret/Informazioni sensibili compartimentate. E c’era la parola l’Indonesia sopra». Herrera firmò, comprensibilmente spaventato da tutto quello che aveva vissuto. Ed è rimasto in silenzio per quasi 14 anni.
Ma lo scorso aprile, forte della promessa del Congresso di proteggere tutti gli informatori legati da vincoli di segretezza, si è fatto avanti: ha testimoniato sotto giuramento davanti all’All-domain Anomaly Resolution Office nonché a una commissione del Senato la storia pazzesca di cui dice di essere stato testimone. Ha fornito i suoi documenti di quando era militare- 4 anni di servizio immacolato- e i messaggi sull’incidente scambiati con uno dei suoi compagni dell’epoca, che si è rifiutato di parlare. «Non vale la mia vita o mettere a repentaglio la mia famiglia», la sua risposta. Un’altra storia da film, alla quale bisogna credere- o non credere- sulla parola, visto che l’ex militare non ha prove di quanto asserisce. Ma dal suo racconto, emerge un aspetto molto disturbante, ossia la commistione di una parte del mondo militare con questi presunti visitatori di altri mondi. Umani e non umani che opererebbero insieme per motivi tutt’altro che edificanti, alla luce di quel carico di armi stipate sull’UFO indonesiano.
Uno scenario confermato anche dalle ultime esternazioni di David Grusch. Non solo ha confermato che “alcuni di quegli oggetti sono grandi come campi di calcio”, ma nei suoi commenti più recenti afferma che le intelligenze “non umane” hanno agito con malevolenza e hanno persino ucciso alcune persone. «Noi pensiamo che siano gentili, perché sono più avanzate. Ma noi non capiremo mai veramente il loro pieno intento perché non siamo loro. E penso che sia successa quella che sembra essere un’attività malvagia. Anche se non posso entrare nei dettagli perché ciò rivelerebbe alcune operazioni classificate degli Stati Uniti, sono stato informato da alcune persone del programma che ci sono stati eventi malevoli del genere», ha detto, quando gli è stato chiesto se qualcuno avesse ammazzato esseri umani. Non solo: secondo Grusch, lo stesso governo degli Stati Uniti sarebbe arrivato ad uccidere, pur di custodire il terribile segreto.«Per lo meno, ho visto prove sostanziali che il crimine è stato commesso, sfortunatamente. Ho sentito alcune cose davvero poco americane che non voglio ripetere in questo momento», ha concluso.