Kevin Knuth, ovvero l’essenza del vero scienziato. Per chi non lo conoscesse, il professore insegna Fisica all’Università di Albany, negli Stati Uniti. In passato, ha lavorato all’Ames Research Center della NASA. Ha 30 anni di studi alle spalle, in particolar modo si è occupato di intelligenza artificiale, robotica, pianeti extrasolari e- di recente- UAP. Esatto: Knuth sta cercando di capire, scientificamente, cosa diavolo siano e come funzionino quegli oggetti che da molto tempo (ben prima della famigerata data ufficiale dell’inizio dell’ufologia, ossia il 1947) lasciano interdetti i testimoni, gli analisti d’Intelligence e i ricercatori. Il punto di partenza, ovviamente, è dare per certo che questi velivoli (qualsiasi sia la loro provenienza) siano assolutamente reali. E il fisico statunitense di dubbi non ne ha. Anzi, li definisce -senza giri di parole- vere e proprie astronavi, in base alle caratteristiche di volo che presentano.
IL PROFESSOR KEVIN KNUTH
Da qualche anno, il docente è uno dei consulenti dell’UAPX, l’associazione no-profit creata da Kevin Day e Gary Voorhis (entrambi a bordo della USS Princeton durante il celebre incontro con il Tic-Tac dei piloti della Nimitz) allo scopo di indagare sui fenomeni aerei non identificati. Inoltre, è nel board di SOL Foundation, altra organizzazione senza scopo di lucro che unisce ricercatori accademici ed esperti governativi per far luce sull’annoso mistero e accompagnare la società nella fase post-disclosure. Knuth è anche uno degli autori di un interessantissimo articolo, pubblicato nel 2019 sulla rivista Entropy dopo aver ottenuto la peer review (la revisione tra pari) intitolato “Estimating Flight Characteristics of Anomalous Unidentified Aerial Vehicles” (“Caratteristiche di volo stimate dei veicoli aerei anomali non identificati”) che ha illustrato nel corso del primo Simposio di SOL Foundation- appena postato online– svoltosi lo scorso novembre nel campus della Stanford University, in California. E quell’intervento, nei giorni scorsi, è stato al centro di una lunga intervista per il podcast The Good Trouble Show condotto da Matt Ford, che consiglio caldamente di vedere.
L’INTERVENTO DI KEVIN KNUTH AL SIMPOSIO DELLA SOL FOUNDATION
Prima di scoprire quello che ha detto a Matt Ford, vale tuttavia la pena di leggere quello che lo scienziato scriveva nell’abstract (ovvero, nella sintesi) del suo articolo scientifico. «Diversi fenomeni aerei non identificati (UAP) incontrati da aerei militari, commerciali e civili, sono stati descritti come velivoli strutturati che mostrano caratteristiche di volo “impossibili”. Consideriamo alcuni incontri ben documentati, inclusi quelli del 2004 con il Nimitz Carrier Group al largo delle coste della California, e stimiamo i limiti delle accelerazioni esibite dal velivolo durante le manovre osservate. Le accelerazioni stimate vanno da quasi 100 G a 1000 G senza disturbi atmosferici, senza boom sonici e senza evidenza di calore eccessivo commisurato anche alle energie minime stimate. Secondo le osservazioni, i parametri che descrivono il comportamento di queste imbarcazioni sono sia anomali che sorprendenti. Le caratteristiche di volo estreme stimate indicano che queste osservazioni sono inventate e gravemente errate, oppure che questi velivoli esibiscono una tecnologia molto più avanzata di qualsiasi velivolo conosciuto sulla Terra. In molti casi, il numero e la qualità dei testimoni, la varietà dei ruoli che hanno avuto negli incontri e l’attrezzatura utilizzata per tracciare e registrare le imbarcazioni favoriscono quest’ultima ipotesi, secondo la quale si tratta effettivamente di mezzi tecnologicamente avanzati.»
UN ‘IMMAGINE DELL’UFO INSEGUITO DAI PILOTI DELLA NIMITZ NEL 2004
Avete letto bene: nonostante i risultati sconcertanti (già un’accelerazione di 100 G, ossia cento volte superiore alla forza di gravità terrestre, nella nostra atmosfera è inconcepibile; figuriamoci un migliaio di volte…), la serietà dei testimoni e l’affidabilità delle strumentazioni utilizzate per registrare le osservazioni (radar, telecamere militari agli infrarossi, ecc.), costringono ad accettare anche l’ipotesi più assurda. Ma non basta, perché l’abstract continua con un’altra affermazione strabiliante: «Le caratteristiche di volo osservate di questi velivoli sono coerenti con le caratteristiche di volo richieste per i viaggi interstellari– vale a dire, se queste accelerazioni fossero sostenibili nello spazio, allora questi velivoli potrebbero facilmente raggiungere velocità relativistiche nel giro di pochi minuti oppure ore e coprire distanze interstellari in una questione di giorni o settimane, il tempo adeguato». Quindi, nei nostri cieli potrebbero scorrazzare mezzi in grado di compiere viaggi (finora ritenuti impossibili) da una stella all’altra in breve tempo, visto che possono raggiungere “velocità relativistiche”, cioè prossime a quelle della luce. Pazzesco, ma a dirlo è un professore universitario che insegna Fisica sulla base di equazioni matematiche.
GLI UFO MOSTRANO CARATTERISTICHE DI VEICOLI SPAZIALI
Rispondendo alle domande del suo intervistatore, Kevin Knuth è entrato nel dettaglio del suo studio, che è stato aggiornato da nuove analisi:«Il video Go Fast non ci permette di comprendere la velocità dell’oggetto: vediamo solo che è estremamente freddo, più del mare sottostante: ciò è strano e ci consente di escludere molte spiegazioni. Nel caso della Nimitz, invece, possiamo stimare velocità e accelerazione. Kevin Day, addetto ai radar della Princeton, ha affermato che quei velivoli anomali sono scesi da una quota di 28mila piedi fino al livello del mare in 0.78 secondi. Calcolando l’accelerazione massima, essa supera i 5000 G, il che è folle. Ma questo ci dicono i dati. Considera che a 13 G le ali di un jet F-15 si spezzano. A quelle accelerazioni non solo nessun essere vivente potrebbe sopravvivere, ma neppure nessuna macchina- esploderebbe». Knuth ha anche calcolato l’energia necessaria per una simile accelerazione. I testimoni dicono che il Tic-Tac era grande come un F-18: per essere prudenti, lui ha stimato una massa minore. pari a un decimo del jet. Eppure, anche così l’UFO avrebbe avuto bisogno di mille Gigawatt (ovvero un Terawatt), che è molto di più dell’energia nucleare prodotta in tutti gli Stati Uniti.
UN FOTOGRAMMA DEL VIDEO “GO FAST”
Non solo. Per spostarsi in meno di un secondo, da quota 28mila piedi fino alla superficie dell’oceano- ovvero da circa 8500 metri a pochi centimetri- quel velivolo avrebbe raggiunto la velocità massima di 45mila miglia orarie (pari a oltre 72.000 km/h) prima di iniziare a decelerare per poi fermarsi a pelo d’acqua. Una simile velocità l’ha raggiunta New Horizon, la sonda della NASA inviata anni fa a sorvolare la superficie di Plutone. «Per questo, quando gli scettici mi chiedono perché considero gli UAP delle astronavi, io rispondo che sono astronavi, nel senso che i dati radar mostrano chiaramente che hanno caratteristiche identiche ai veicoli spaziali», ha aggiunto il fisico. A confortarlo nei suoi calcoli, quanto affermò- già negli Anni Cinquanta del secolo scorso- Hermann Oberth, padre della missilistica e astronautica tedesca nonché mentore di Werner Von Braun. In una presentazione sugli UFO, disse che sulla base di una cinquantina di tracciati radar in suo possesso aveva stabilito che quei mezzi sconosciuti volassero a circa 42mila miglia orarie. Una stima quasi uguale a quella di Knuth, che ha chiosato:«Questo fa capire che già a quei tempi c’era chi sapeva. E spiega anche come hanno fatto a tenere nascosta la verità. Non serve una grande opera di cospirazione: questi dati sono così folli che basta una battuta, un accenno agli Omini Verdi, per far passare tutto per una sciocchezza. La gente si spaventa di fronte a realtà che non sa spiegare».
HERMANN OBERTH AVEVA STUDIATO GLI UFO NEGLI ANNI CINQUANTA
Tra gli episodi presi in esame dallo studio, anche il caso Jal 1628 avvenuto nel 1986: il cargo giapponese- un Boeing 747 carico di vino francese- mentre sorvolava lo spazio aereo in prossimità dell’Alaska, si imbatté prima in alcuni UFO di dimensioni ridotte che lo inseguirono e circondarono a lungo, poi in una sorta di astronave-madre, a forma di guscio di noce (quindi, tondeggiante sopra e sotto, senza ali né mezzi evidenti di propulsione) che il comandante del volo stimò grande come una portaerei. Una vicenda alla quale Alberto Negri e io abbiamo dedicato un intero capitolo nel nostro libro “UFO-Parlano i piloti” (Mursia) proprio per l’importanza di quella vicenda sulla quale è stato fatto calare un silenzio imbarazzato dopo la smentita ufficiale. «Quando mi trovo di fronte a dati preliminari come questi, la mia prima domanda è: quanto si può essere sbagliato il testimone? Il pilota disse che quell’oggetto gli copriva l’intera visuale: non può essere un errore. Magari era un 30% più piccolo di quello che ha stimato, non era come una portaerei ma era grande come un Boeing- comunque, parliamo di qualcosa di spettacolare! E ci sono oltre 40 minuti di registrazioni radar di questi oggetti vicino al cargo giapponese. Un vero tesoro».
LO SCHIZZO DELL’ASTRONAVE-MADRE VISTA DAL PILOTA GIAPPONESE
Il video venne fatto sparire dal team di indagine istituito dal presidente Reagan, al cui interno c’erano anche agenti dei Servizi Segreti. Nel frattempo, il portavoce della Federal Aviation Administration di Anchorage dichiarò alla stampa che si era trattato solo di un errore del radar. Per loro sfortuna, però, l’ispettore della FAA incaricato inizialmente di condurre l’indagine sull’incidente, John Callahan, si era fatto una copia di quel nastro e se l’era messa nel cassetto della scrivania. Una volta in pensione, la rese pubblica. «Il Dottor Combe ha fatto un’analisi più approfondita sugli oggetti più piccoli che si sono mossi attorno all’aereo terrorizzando il pilota, come si evince dalle trascrizioni radio. Nel tracciato si vede che essi si spostano da un punto all’altro ogni 12 secondi: non si vede il tragitto che compiono, ma si può calcolare l’accelerazione e in molti casi è nell’ordine di oltre 9mila G. Quindi, nel punto intermedio, la massima velocità doveva superare le 260mila miglia orarie». Bè, non solo il fisico ha calcolato che si può arrivare sulla Luna in circa 50 minuti a quella velocità, pari a Mach 350, ma ha fatto anche qualche conto in più.
ALLA VELOCITÀ DEGLI UFO, SI ARRIVA SULLA LUNA IN MENO DI UN’ORA
«Credo che a qualche migliaia di G di accelerazione costante, si possa raggiungere il 90% della velocità della luce in 17 ore. Cioè, in meno di un giorno raggiungi una velocità che ti permette di arrivare fino ad altre stelle. In base all’equazione di Einstein, sappiamo che il tempo a bordo dell’astronave, a velocità relativistiche, rallenta. Non mi ricordo bene, ma mi sembra che con 1000 G si possa raggiungere l’altro lato della galassia in tre mesi per chi è dentro l’astronave, per via della dilatazione del tempo. Quindi potremmo anche pensare che questi UFO appartengano a una civiltà di viaggiatori spaziali nomadi. I fisici e gli astrofisici lo sanno che è possibile attraversare la galassia a velocità relativistiche, ma la loro solita obiezione è: chi può mai farlo?». Certo non noi, ma forse qualcuno più evoluto è riuscito nell’impresa- lascia intendere Kevin Knuth al suo interlocutore.
LA VIA LATTEA
Degna di nota anche la parte finale dell’articolo scientifico, nella quale si legge testualmente: «È difficile trarre conclusioni definitive a questo punto riguardo alla natura e all’origine di questi UAV, oltre al fatto che abbiamo dimostrato che questi oggetti non possono appartenere ad alcun aereo o missile conosciuto in base alla tecnologia attuale. Abbiamo caratterizzato le accelerazioni di diversi Veicoli Anomali Non Identificati (UAV) e abbiamo dimostrato che, se si tratta di velivoli, allora sono effettivamente anomali, mostrando capacità tecniche di gran lunga superiori a quelle dei nostri aerei e veicoli spaziali più veloci. Non è chiaro se questi oggetti siano di origine extraterrestre, ma è estremamente difficile immaginare che qualcuno sulla Terra con tale tecnologia non la utilizzi. Anche se gli avvistamenti più antichi sono meno affidabili, le osservazioni di UAP apparentemente simili risalgono a ben prima dell’era del volo». Giusta osservazione: chi, potendo contare su strumenti cosi immensamente superiori e avendoli a disposizione da svariati decenni, continuerebbe ad utilizzarli soltanto per destare stupore e curiosità? Chi investirebbe miliardi di dollari o di rubli o di una qualsiasi altra valuta senza alcun ritorno effettivo?
GLI OGGETTI VOLANTI NON IDENTIFICATI NON SAREBBERO VELIVOLI SEGRETI
Insomma, date queste caratteristiche straordinarie, sarebbe importante dedicare tempo ed energie all’analisi di questi oggetti misteriosi. Invece finora- nota Knuth- la maggior parte dei suoi colleghi lo ha accuratamente evitato, creando una situazione paradossale che non sfugge al fisico di Albany. Scrive infatti: «Collettivamente, queste osservazioni suggeriscono fortemente che questi Veicoli Anomali Non Identificati dovrebbero essere studiati attentamente dagli scienziati. Sfortunatamente, l’atteggiamento secondo cui lo studio degli UAV (UFO) è “non scientifico” pervade la comunità scientifica, incluso il SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence), il che è sorprendente, soprattutto perché sono in corso sforzi per cercare artefatti extraterrestri nel sistema solare, in particolare sulla Luna, su Marte, sugli asteroidi e nei punti Lagrange associati alla Terra. Ironicamente, tali atteggiamenti inibiscono lo studio scientifico, perpetuando uno stato di ignoranza su questi fenomeni che persiste da oltre 70 anni, il che è ora particolarmente dannoso, poiché adesso servono risposte.»
-CONTINUA-