Anche l’ Europa dovrebbe indagare sugli UAP, raccogliere e condividere informazioni per stabilirne la reale natura e provenienza. È la richiesta avanzata in una lettera al Parlamento europeo dai rappresentanti di 15 gruppi di ricerca di 12 nazioni, tra cui l’Italia. L’obiettivo dichiarato: rafforzare la sicurezza del volo e delle attività spaziali nell’Unione Europea, promuovendo la ricerca a beneficio dell’economia, dello sviluppo tecnologico e della società nel suo complesso. I firmatari dell’appello chiedono l’istituzione di una procedura comunitaria per lo studio dei fenomeni aerei non identificati, l’istituzione di uno scambio internazionale dei dati raccolti, l’inclusione degli UAP come priorità nella legislazione vigente e la fornitura di finanziamenti adeguati. Il tutto, senza mai menzionare – nemmeno il minimo accenno, anche sotto forma di ipotesi – che questi oggetti misteriosi possano appartenere a civiltà extraterrestri e costituire così la scoperta più sconvolgente della storia dell’umanità.
L’approccio delle associazioni ufologiche (per il nostro Paese, il CISU) è stato estremamente cauto, molto più di quanto non abbiano dimostrato i legislatori americani: al Congresso di Washington si è parlato esplicitamente di UAP (o UFO, per i nostalgici) come potenziali prodotti di Intelligenze Non Umane (NHI l’acronimo in inglese), discutendo pubblicamente del recupero di resti biologici all’interno dei mezzi precipitati, a loro volta sottoposti a retro-ingegneria per ricavare tecnologia sconosciuta. Ma evidentemente in Europa concetti del genere sono ancora un tabù, lo stigma sull’argomento è più forte che altrove e anche gli stessi ufologi preferiscono ripetere – come fanno ormai da oltre 50 anni – il solito ritornello: “Sebbene la maggior parte delle osservazioni possa essere spiegata da aerei, droni, satelliti, pianeti e meteore, una piccola parte (circa il 3-5%) rimane ancora non spiegata”. Il mistero riguarda tutti quei fenomeni non identificati che mostrano cinque caratteristiche uniche e sorprendenti: portanza positiva, accelerazione istantanea, velocità ipersonica senza produrre alcun rumore, capacità di muoversi in modo trans-mediale (dall’aria all’acqua e viceversa) e bassa osservabilità.
La lettera sottolinea la rilevanza globale e transnazionale del fenomeno nonché la necessità di affrontarlo in modo scientifico e multidisciplinare. «Le istituzioni della UE, in stretta collaborazione con i professionisti, gli scienziati, i militari, i media e i cittadini, hanno la responsabilità di affrontare gli UAP con serietà, integrità e rigore scientifico». La richiesta arriva a pochi mesi dall’incontro sugli UAP – il primo del suo genere – promosso il 20 marzo 2024 dal parlamentare portoghese Francisco Guerreiro che ha visto l’intervento di diversi relatori a Bruxelles – scienziati, ex piloti, presidenti di associazioni non governative che studiano il fenomeno – per spiegare l’importanza della questione ai (pochi) deputati presenti in aula. L’evento non è stato un grande successo: solo qualche centinaio di persone lo ha seguito in diretta online e non ha prodotto effetti. Inoltre, rispondendo a una richiesta di Guerreiro, la Commissione europea ha affermato di non avere alcuna documentazione sugli UAP e di non avere protocolli per la loro identificazione, anche perché una possibile analisi di questi fenomeni va oltre le competenze tecnologiche della UE. Insomma, per l’Europa il problema non sussiste: gli UAP, a livello comunitario, non esistono.
Pertanto, i rappresentanti delle associazioni che hanno sottoscritto la lettera chiedono innanzitutto una procedura a livello europeo per standardizzare tanto la raccolta dei dati (sia testimoniali che strumentali) quanto le metodologie di analisi. Queste informazioni, poi, andrebbero scambiate tra i vari Paesi membri, attraverso una pubblicazione accessibile e la costruzione di una banca dati europea. Un lavoro da svolgere insieme alle organizzazioni governative esistenti (come il GEIPAN francese) e alle associazioni civili che operano da anni nei vari territori nazionali. Ma è necessario un cambiamento a livello legislativo: gli UAP devono diventare una priorità nell’agenda politica del Parlamento europeo e della Commissione europea. Ad esempio, propongono le associazioni, coinvolgendo le commissioni Trasporti, Industria, Ricerca ed Energia e la sottocommissione per la sicurezza e la difesa. Proprio a causa delle potenziali minacce poste dagli UAP, sarebbero necessarie iniziative specifiche per proteggere e garantire lo spazio aereo. Sono anche auspicabili eventi pubblici per spiegare a media e cittadini che il fenomeno è reale e tutti i dati in possesso dell’Intelligence (civile e militare) dovrebbero essere declassificati per avere un’informazione completa.
Non basta. Bisognerebbe integrare gli UAP nei servizi di sorveglianza e tracciamento dello spazio. I dati storici dei sensori, comprese le osservazioni archiviate, dovrebbero essere analizzati per identificare eventuali rischi di collisione che si sono verificati in passato. Anche gli astronauti, superando i pregiudizi, dovrebbero essere invitati a segnalare fenomeni anomali non identificati e l’ESA dovrebbe creare un proprio gruppo di studio. Scoprire cosa sono realmente questi intrusi nei nostri cieli (ma anche nei nostri mari) sarebbe un’occasione imperdibile di sviluppo e innovazione in molti ambiti: astronomia, meteorologia, biologia, effetti sulla salute umana, materiali avanzati, produzione industriale, nuove tecnologie per l’energia, trasporti, informazione, comunicazione e utilizzo dell’intelligenza artificiale per l’analisi dei dati. Senza dimenticare – si legge nella lettera – la possibilità di comprendere meglio “i complessi aspetti psicologici, culturali, religiosi e sociologici” ad essi associati. I fondi necessari per questo studio scientifico potrebbero già essere disponibili, se si attingesse a quelli di “Horizon Europe”. il principale programma di finanziamento dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione, con un bilancio di quasi 96 miliardi di euro per il periodo 2021-2027.
Insomma, questo è “il libro dei sogni” degli ufologi del Vecchio Continente. Richieste di buon senso, certo, ma che è molto improbabile che vengano accolte. Innanzitutto, perché in questo momento storico sono ben altre le urgenze che l’Unione Europea deve affrontare. Si combatte una guerra vicino ai suoi confini, una guerra che menti dissennate e folli bellicosi stanno facendo di tutto per trasformare in un conflitto mondiale. La drammatica situazione in cui si trova l’economia europea, stroncata da mani apparentemente amiche (basti pensare al crollo verticale della produzione industriale tedesca, un tempo locomotiva e ora quasi un vagone di coda) apparirà rosea, al confronto, se l’escalation militare in corso non si fermerà. Troppe risorse, già ora, vengono destinate agli armamenti e leader che nessuno ha mai eletto continuano a parlare di “economia di guerra” come unica soluzione possibile. In questo contesto, chi vorrà mai dedicare tempo e denaro al “problema” UAP? Inoltre, sappiamo che l’Europa e i suoi vertici inadeguati dipendono in tutto e per tutto dalla NATO e dagli Stati Uniti: agiscono in base agli input (per non dire ai diktat) che da essi ricevono. E conosciamo le posizioni che l’Alleanza Atlantica e Washington hanno sempre mantenuto di comune accordo: negare, smentire, sminuire la realtà UFO/UAP. Cambieranno la loro politica ora? Molti ripongono enormi aspettative sul nuovo inquilino della Casa Bianca. L’amministrazione Trump entrerà in carica il 20 gennaio 2025. Vedremo- guerra atomica permettendo…