Per questa volta, l’invasione aliena ce la siamo scampata… L’aveva prevista un software- Webbot- programmato per anticipare i mercati azionari ma ritenuto in grado anche di prevedere il futuro. E l’aumento vertiginoso di avvistamenti UFO segnalati in varie parti del mondo pressochè quotidianamente sembrava quasi il preludio della profezia tecnologica. Invece, nella fatidica data- il 3 dicembre- non è accaduto un bel niente. Un’ ulteriore dimostrazione che l’Intelligenza Artificiale non è infallibile. Ma invasione a parte, la questione resta piu aperta che mai. Perché gli avvistamenti (e la psicosi) relativi a non ben identificati droni in volo continuo su determinate aree del pianeta crescono di giorno in giorno.
Dalla fine di novembre, c’è un nuovo hotspot: il New Jersey. Nello stato del nordest che si affaccia sulla costa atlantica, confinante con New York, i residenti di varie contee sono esasperati dal sorvolo di oggetti luminosi che si palesano ogni notte: i video che sono stati postati online ne mostrano vari tipi. Ci sono sfere brillanti, ma anche velivoli dotati di ali e di luci di posizione. Il che ha fatto ipotizzare che si tratti semplicemente di aerei in fase di atterraggio o decollo dai trafficati scali di questa regione densamente popolata degli Stati Uniti, che i residenti hanno mal interpretato- come sostiene il noto scettico Mick West. Una spiegazione che però non convince. Innanzitutto, se fossero soltanto velivoli convenzionali, l’allarme sarebbe già rientrato da tempo: basterebbe confrontare le rotte degli aerei commerciali e il problema sarebbe risolto. Inoltre, i velivoli in questione si muovono avanti e indietro, rimangono stazionari in cielo oppure compiono manovre che un normale aereo non può fare. Infine, se West avesse ragione, non si comprenderebbe il coinvolgimento dell’FBI– arrivata sul posto per indagare- né la preoccupazione espressa dal portavoce del Dipartimento della Difesa di Washington in una recente conferenza stampa al Pentagono.
Il generale maggiore Pet Ryder ha affrontato la questione con la stampa, ammettendo che le autorità competenti non sanno cosa siano e cosa vogliano quei droni (quindi, escludendo di fatto l’ipotesi degli aerei convenzionali), confermando che i velivoli vengono costantemente monitorati e aggiungendo che per il momento non hanno mostrato alcun impatto sulla sicurezza di persone o strutture. Alla domanda che suonava più o meno: “Ma cosa intendete fare per risolvere il mistero?”, Ryder ha parlato di una nuova strategia classificata (quindi, coperta da segreto militare) che mira a “rispondere agli incidenti che possono avvenire riunendo insieme esperti della tematica e risorse». Una risposta oltremodo vaga che alimenta i dubbi. Intanto, alcuni ricercatori stanno analizzando i video per provare a fare chiarezza. Uno di loro è Rony Vernet, un giovane ingegnere informatico e elettronico brasiliano che lavora per Petrobras (la compagnia petrolifera nazionale) e che ha fondato il centro di ricerca “UAP Brazil” con lo scopo di trovare e divulgare tutti i documenti relativi ai più importanti casi ufologici accaduti nel grande Paese sudamericano.
Nei suoi commenti postati su X, Vernet osserva a proposito di questi velivoli in movimento nel cielo del New Jersey: «Il fatto più ovvio è che questi droni sono a soli 100 piedi di quota (300 metri circa) e se un vero aereo fosse così basso sarebbe enorme e non un piccolo UFO/UAP. È piu probabile che abbiano le dimensioni di una piccola auto. Non dimentichiamo il fatto che questi oggetti hanno volato per più di 2 settimane e non sono mai tornati alla base, il che significa che non sembrano aver bisogno di ricaricarsi o fare rifornimento. I media hanno cercato di minimizzarli chiamandoli droni, ma ciò che non stanno dicendo è che volano dall’anno scorso, se non di più». In particolare, l’ingegnere ha preso in esame uno dei video più nitidi in cui si vede un aereo con tanto di ali e di luci bianche, rosse e verdi lampeggianti: «Gli schemi delle luci sono assurdi e non sono quelli degli aerei commerciali. Le luci rosse/verdi sulle ali, utilizzate come riferimento per conoscere l’orientamento del velivolo, continuano a cambiare colore, il che non ha senso. La luce rossa lampeggiante al centro del velivolo- totalmente senza senso. La coda ha tre o quattro luci, il che pure non ha senso. L’area vicino al muso in basso è illuminata e ha anche due luci potenti-di nuovo, non ha senso. Sembrano aerei addobbati con le luci di Natale»
Queste allora le ipotesi di Rony Vernet: «1) Gli Stati Uniti stanno testando nuovi droni esotici che hanno causato il panico nella loro stessa popolazione per due settimane di fila; 2) Le aziende private hanno scoperto come costruire droni esotici e stanno sfidando la legge pilotando queste macchine; 3) Gli avversari degli Stati Uniti stanno osando giocare con droni potentissimi che non possono essere fermati; 4) L’intelligenza non umana sta aumentando esponenzialmente la propria presenza imitando i velivoli umani». Fra l’altro, lo stesso ricercatore sostiene che uno di questi oggetti possa essere stato abbattuto o comunque recuperato: ha infatti segnalato la presenza di un Leonardo AW139 (della polizia o dell’FBI ) in volo sopra il parco nazionale della Round Valley e di un USMC Sikorsky CH-53E Super Stallion sopra la Barren Pines Forest, apparentemente in cerca di qualcosa. Per la cronaca: il primo è un elicottero programmato per missioni di soccorso e ricerca con una avanzata tecnologia, mentre il secondo è il più potente elicottero in dotazione all’esercito americano, capace di sollevare fino a 36 mila libbre (ossia 16 tonnellate) che viene usato per trasportare truppe, veicoli, strumentazioni in ogni condizione meteo.
Del caso si sta interessando anche Jeremy Corbell, il regista che ha diffuso immagini e dettagli riservati grazie ai suoi informatori all’interno del mondo militare e dell’Intelligence statunitense. Sempre sul social di Elon Musk, ha scritto questo post: «Ho intrattenuto conversazioni sostanziali con una manciata di individui fidati, che sono direttamente coinvolti nella risposta agli eventi che si svolgono nei nostri cieli (in posizioni diverse) sia a livello nazionale che internazionale. Alcune delle persone con cui ho parlato hanno catturato, osservato o fatto parte dei team di analisi che elaborano I dati/le immagini FLIR delle unità che penetrano nello spazio aereo attorno alle nostre installazioni sensibili. Questi individui includono appaltatori governativi con significative responsabilità di identificazione delle minacce, personale che lavora direttamente all’interno di infrastrutture statunitensi sensibili in ruoli di analisi e altri che ricoprono ruoli di difesa strategica. Sono TUTTI contatti indipendenti (NON fanno parte del mondo UFO e NON comunicano tra loro). Conosco TUTTI questi individui da un periodo di tempo significativo e si sono guadagnati la mia fiducia. Ognuno di loro ricopre posizioni che forniscono accesso a informazioni NON pubbliche relative a questi recenti eventi di incursione e, per la maggior parte, in tempo reale.»
«Ciò che POSSO riferire in modo definitivo è che ALCUNE delle morfologie delle unità REGISTRATE sono “incoerenti con qualsiasi hardware convenzionale” o veicoli aerei “a propulsione tradizionale” (di cui SIAMO attualmente a conoscenza). Alcune SONO “definitivamente coerenti” con progetti NOTI, ma sono di origine sconosciuta (sconosciuti a coloro che mi riferiscono)». Corbell sottolinea poi che è unanimemente accertato che gli Stati Uniti abbiano una eccellente capacità di tracciare e seguire l’origine di qualsiasi UAS (Unmanned Aerospace System) che entri ed esca dallo spazio aereo protetto/riservato. E, aggiunge, c’è anche un senso chiaro e condiviso che a gran parte di questa attività venga “permesso di accadere”: ovvero, questi oggetti sono osservati, tracciati, seguiti ma non si fa nulla per fermarli, come se la loro presenza venisse incoraggiata. «Questo mi lascia con più domande che risposte, come sono sicuro che sia così anche per voi. Ma sembra probabilmente intenzionale, dato ciò che sappiamo sulla struttura e sulle capacità dei sistemi di difesa americani».
Insomma, qualcosa non torna. Lo sostiene anche Kevin Wright, esperto di comunicazione, consulente della Scientific Coalition for UAP Studies (SCU) e del New Paradigm Institute di Daniel Sheehan, nei suoi articoli scritti per il Roswell Daily Record. Ricordando anche gli ultimi casi rimasti senza spiegazione di velivoli sconosciuti sopra le basi militari americane nel Regno Unito, afferma: «Secondo i rapporti, né il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti né il Ministero della Difesa britannico sanno chi o cosa ci sia dietro queste incursioni. Questi eventi stanno accadendo nonostante i miliardi spesi ogni anno per garantire che gli eserciti occidentali rimangano i più avanzati al mondo. Nel frattempo, l’FBI sta indagando su misteriosi avvistamenti di droni nel New Jersey e incidenti simili vengono segnalati sporadicamente negli Stati Uniti e in altre nazioni». Uno schema che si ripete, afferma Wright, visto che già nel dicembre del 2023 uno sciame di droni (anche questi, rimasti non identificati) per 17 giorni aveva bloccato le attività della base aerea di Langley, in Virginia, mentre altri avevano “visitato” Colorado, Wyoming e Nebraska, spesso vicino a installazioni nucleari, e osservato dall’alto le navi militari statunitensi al largo di entrambe le coste.
Sono velivoli comandati da remoto dalla Cina? Assai improbabile, perché una simile incursione su larga scala, a distanza di migliaia di chilometri, richiederebbe capacità tecnologiche e logistiche questi soprannaturali. Sono allora gli ultimi prodotti super segreti degli SAP (i programmi ad accesso speciale) degli stessi Stati Uniti? «Sebbene non impossibile, questa spiegazione è profondamente problematica. Condurre operazioni del genere essenzialmente testando tecnologie avanzate contro il nostro stesso esercito su siti nucleari e installazioni militari sensibili, o persino popolazioni civili come nel New Jersey, è sconsiderato e potrebbe causare incomprensioni catastrofiche, tra cui un incidente di “fuoco amico” che provocherebbe vittime inutili», ricorda Wright. Non solo. La storia recente è costellata da decine di casi simili: basi militari contenenti ordigni nucleari o centrali atomiche controllate dall’alto da oggetti sconosciuti. Due casi come esempio: nel 1957, per mezz’ora, dei globi lampeggianti di luce arancione sorvolarono l’impianto di Pantex (dove ancora oggi si assemblano e smontano le scorte nucleari degli Stati Uniti, si effettuano test su materiali atomici speciali e si producono alti esplosivi), mentre nel 1965 i militari della base aerea di Warren, in Wyoming, videro un’intera flotta di UAP (ne contarono 148) sopra i missili nucleari per tre notti consecutive.
Viene dunque spontanea la terza ipotesi: se non sono mezzi costruiti da avversari degli Stati Uniti né da laboratori segreti americani, allora quei “droni” non possono essere che la prova di un’intelligenza non umana operante sul nostro pianeta. Secondo Marik von Rennenkampff, editorialista di The Hill, i numerosi incidenti avvenuti da 70 anni a questa parte suggeriscono un interesse di lunga data da parte di entità ignote per le nostre strutture militari e nucleari. Ma lo fanno in modo subdolo: imitano la tecnologia umana per mascherarsi. Per questo, il dott. Colm Kelleher (un biochimico che ha lavorato per il National Institute for Discovery Science di Robert Bigelow e ha indagato il mistero del famigerato Skinwalker Ranch) parla di un doppio livello di inganno: da un lato, il governo ha spesso usato i report sugli UFO per coprire i propri programmi classificati e nascondere le tecnologie più avanzate all’interno di programmi segreti, e dall’altro il fenomeno in sé appare illusorio e ambiguo. Osservazioni corenti, aggiunge Wright, con le scoperte di due ricercatori come John Keel (prolifico scrittore, autore anche del libro “The Mothman Prophecy”) e Jacques Vallee (celebre astronomo francese) che descrivono gli UAP come una manifestazione ingannevole che sfrutta deliberatamente presupposti culturali e tecnologici. In altre parole, la vera natura del fenomeno rimane volutamente sfuggente, per confondere la comprensione umana.
«Quindi, dove ci porta la mancanza di trasparenza e i possibili livelli di inganno?», si domanda l’esperto di comunicazione. «Il continuo silenzio del Pentagono su questi incidenti è sia frustrante che inaccettabile. Se questi droni o UAP sono la prova di avversari stranieri, il pubblico merita di conoscere l’entità della minaccia. Se sono di origine non umana, le implicazioni sono ancora più profonde. In entrambi i casi, il governo degli Stati Uniti deve fornire delle risposte. Il Congresso deve esigere maggiore trasparenza dal Dipartimento della Difesa, ritenendo i militari responsabili per non aver affrontato queste incursioni in modo efficace e deciso. Come cittadini, dobbiamo spingere per la chiarezza. La posta in palio è troppo alta per continuare a nasconderla. La nostra sicurezza, la nostra comprensione della realtà e forse anche il nostro futuro dipendono dall’ottenimento di risposte. È tempo che il Pentagono sollevi il velo di segretezza e affronti questo fenomeno, qualunque esso sia.»