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Il laboratorio americano:«La Sfera di Buga ha più di 12 mila anni»

22 Settembre 2025

La Sfera di Buga: dove eravamo rimasti?  Facciamo un rapido riassunto delle puntate precedenti… Lo strano oggetto metallico, nel marzo 2025, è stato ripreso mentre volava sopra l’omonima cittadina di Buga, in Colombia. Poi, stando alle parole dell’uomo che lo ha recuperato, Josè Arias Restrepo, la palla argentea sarebbe precipitata al suolo dopo aver toccato i fili dell’alta tensione. Il misterioso manufatto, ricoperto di strani simboli e con bizzarre caratteristiche, dal diametro di circa 30 centimetri, è infine arrivato nelle mani di Jaime Maussan, il noto giornalista messicano che si occupa di misteri, che lo ha presentato al mondo in una affollata conferenza stampa che si è tenuta verso la fine di giugno. E in quella occasione, i ricercatori coinvolti nell’indagine hanno promesso analisi approfondite e pubbliche. Bè, ecco i primi risultati… 

LA SFERA DI BUGA MOSTRATA IN CONFERENZA STAMPA

A condividerli, è stato il dottor Steven Greer, fondatore dello CSETI (il Centro per gli Studi sulle Intelligenze Extraterrestri) e noto ufologo: era tra il pubblico di quella presentazione a Città del Messico e ha avuto accesso a campioni di materiale prelevato dalla sfera, in particolare una resina scoperta al suo interno. Con un post sui social, Greer ha annunciato l’esito del test su questo polimero effettuato dal laboratorio del Centro di Studi Applicati sugli Isotopi dell’Università della Georgia, negli Stati Uniti. Tenetevi forte: la resina è stata datata a circa 12 mila anni fa. Per l’esattezza, utilizzando la spettrometria di massa con acceleratore (ovvero un acceleratore di particelle che misura concentrazioni molto basse di isotopi di Carbonio-14 con un’altissima precisione), quel campione risulta avere 12.560 anni (con uno scarto di appena 30 anni in più o in meno). Il risultato è decisamente sconvolgente e inatteso, soprattutto alla luce delle feroci polemiche che hanno accompagnato l’enigmatico ritrovamento, definito “una bufala“, senza se e senza ma, dalla maggior parte della comunità ufologica. 

IL RISULTATO DEL TEST EFFETTUATO NEGLI STATI UNITI

Molte voci si erano subito alzate, infatti, per smentire l’autenticità della Sfera di Buga. A partire dal filmato nel quale la si vedeva muovere ondeggiando sopra le cime degli alberi, definito subito un falso: l’oggetto sarebbe stato appeso con fili trasparenti a un drone. Contestate anche le decorazioni: troppo artigianali e poco precise, incompatibili con una tecnologia avanzata. Respinte al mittente, poi, le presunte caratteristiche inspiegabili dell’oggetto, che secondo alcune testimonianze avrebbe cambiato peso da un giorno all’altro e avrebbe fatto evaporare l’acqua per semplice contatto pur avendo una superficie fredda. Anche le dichiarazioni rilasciate dagli ingegneri di due università messicane in merito alla presenza di fibre ottiche all’interno del manufatto (ricoperte da quel polimero ora analizzato), alla totale mancanza di segni di fusione e alla sua capacità di modificare autonomamente la propria temperatura, sono state accolte con generale scetticismo. Come se questi enti di ricerca fossero poco credibili di per sé e servissero laboratori più autorevoli per avere maggior affidabilità.

UN DETTAGLIO DELLE INCISIONI SULLA SFERA COLOMBIANA

Ebbene, adesso l’università non è messicana, ma è statunitense. E l’informazione che ha ricavato- con una tecnica scientifica riconosciuta a livello mondiale e considerata uno strumento al “top” in ambito archeologico- è spiazzante. Cosa implica questa datazione risalente a oltre 12 mila anni fa? Difficile ipotizzare che la resina presente all’interno della Sfera di Buga abbia un’età diversa dal resto dell’oggetto: dove e come un falsario potrebbe recuperare quel tipo di materiale tanto antico per inserirlo volontariamente in un oggetto moderno alterandone la datazione? Ma se l’intero globo metallico risale effettivamente al 10.000 a.C., insomma all’ Età della Pietra (più antica anche di Göbekli Tepe), si aprono tanti interrogativi che imbarazzano la storiografia ufficiale.

IL SITO DI GöBEKLI TEPE RISALIREBBE A CIRCA 11 MILA ANNI FA

La sfera è composta da alluminio purissimo al 99,9% e sappiamo che l’industria ha scoperto la tecnica per utilizzare questo metallo solo alla fine del XIX secolo: era il 1886, quando due scienziati (l’americano Hall e il francese Heroult) brevettarono il processo di fusione elettrolitica dell’alluminio dall’allumina.  Proprio il dottor Greer, durante la conferenza stampa dello scorso giugno, aveva detto che datare l’oggetto era il primo passo per capirne l’origine: se quel globo fosse risalito a un’epoca antecedente al 1800 e fosse risultato vecchio di migliaia di anni, sarebbe stato evidente che non può essere un manufatto umano. Oppure, aveva detto, sarebbe la prova che si tratta di un manufatto “ibrido”, prodotto da una civiltà umana-aliena.  Senza scomodare gli ET, sul web alcuni commentatori avanzano anche un’altra possibile illazione, sempre difficile da accettare: l’esistenza in Età Neolitica di una cultura sconosciuta così avanzata da possedere una tecnologia del genere. Una tecnologia, fra l’altro, che non sappiamo capire tuttora e che è in grado di arrivare (intatta e funzionante) fino ai giorni nostri.

LA SFERA DI BUGA RACCOLTA DA JOSÈ RESTREPO

Anche perché la Sfera di Buga non sarebbe l’unica del genere… Esiste infatti un video, ripreso mesi dopo sempre in Colombia, nel quale si vede un altro globo metallico in volo a Yumbo, sopra una piantagione di canna da zucchero. Lo ha consegnato a Maussan il testimone oculare, William Zûnigo, un bracciante agricolo che a giugno ha immortalato il secondo oggetto misterioso del tutto identico a quello di marzo: stesso tipo di movimento, stessa rotazione su sé stesso, stesso ronzio. Se anche questo filmato è autentico, sorgono altre domande senza risposta: quante Sfere di Buga ci sono in circolazione? E perché si stanno mostrando adesso? Quale è il loro scopo? Secondo Jaime Maussan, questi meccanismi avrebbero una funzione di vigilanza e controllo, oppure servirebbero per una forma di telecomunicazione. I ricercatori accademici messicani hanno ipotizzato una forma di levitazione che sfrutterebbe l’energia elettrostatica. Opinioni, certo. Ma adesso c’è qualcosa di più. Ora c’è un dato oggettivo, scientifico, verificabile. 

IL PARAGONE TRA IO DUE GLOBI METALLICI RIPRESI IN COLOMBIA

O almeno, cosi dovrebbe essere. In realtà, l’annuncio di Steven Greer ha raccolto molte reazioni negative. C’è chi ha confutato l’esito del test al radiocarbonio, come l’ingegnere brasiliano Rony Vernet (testimone oculare di avvistamenti decisamente strani). Il ricercatore ha infatti commentato: «La moderna resina petrolchimica non contiene praticamente C-14, quindi la datazione al carbonio fornirà un’età artificialmente avanzata. E poi, perché non hanno testato il metallo?». In effetti, i polimeri artificiali contengono una quantità irrisoria di C-14. Tuttavia, l’obiezione di Vernet dà per scontato che: 1) il campione esaminato fosse resina sintetica- e nessuno lo ha mai asserito; 2) il laboratorio americano abbia fatto un errore grossolano non distinguendo un polimero sintetico da uno naturale. Dal momento che a firmare il referto è stato il ricercatore capo della struttura, il dottor Alexander Cherkinski (con tanto di PhD), la cosa non è impossibile, ma appare altamente improbabile. Ed è strano che l’ingegnere brasiliano non sappia che l’alluminio non può essere datato con il C14 nè con altre tecniche, come la termoluminescenza.

IL DOTTOR STEVEN GREER ALLA CONFERENZA SULLA SFERA DI BUGA

Un altro elemento usato per screditare il risultato è la presenza di un errore di battitura sul referto stesso: la Sirius Technology Advanced Research LLC (una società fondata da Greer, destinataria del referto) è stata scritta in modo sbagliato, ossia “Technilogy”, con la “i” al posto della “o”. Ma può un refuso in un indirizzo invalidare un test di laboratorio? Per ora, in assenza di una dimostrazione, non c’è motivo di dubitare dell’accuratezza dell’università statunitense, i cui risultati sono stati pubblicati e sono a disposizione di tutti per eventuali contestazioni.  Ovviamente,  la cautela è d’obbligo: prima di saltare alle conclusioni, è buona norma avere più informazioni, attendere conferme, come una contro-analisi per esempio. Ma già così, il caso merita grande attenzione. Ora la parola è passata alla scienza, che deve provare a spiegare qualcosa di apparentemente inspiegabile. Una sfida che riguarda tutti noi: siamo pronti a metterci in discussione? Siamo pronti a rinnegare le nostre idee più profonde? Siamo pronti ad accettare che l’impossibile esista? Perché la Sfera di Buga, a questo punto, non sembra più solo una curiosità, ma una potenziale prova.

LA SFERA DI BUGA SFIDA LE NOSTRE CERTEZZE

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