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Occhi puntati su 3I/ATLAS in avvicinamento a Marte

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Ormai ci siamo. Il 3 ottobre, la cometa-forse-non-cometa 3I/ATLAS passerà vicino a Marte, nella sua rotta di avvicinamento al Sole. A quel punto, sarà possibile comprendere qualcosa di più della natura, composizione e forma di questo oggetto celeste che sta stuzzicando la fantasia di molti e sollevando ipotesi contrastanti. I dati raccolti finora dai telescopi spaziali hanno fornito informazioni inattese che la maggior parte degli astrofisici ha interpretato come anomalie riconducibili a una atipica cometa interstellare. Ma non Avi Loeb: il professore di Harvard continua, imperterrito, a rimarcare che quelle stranezze non sono spiegabili in termini convenzionali.

UN’IMMAGINE DELLA MISTERIOSA COMETA INTERSTELLARE DIFFUSA ALLA NASA

Il terzo oggetto proveniente da un altro sistema solare (dopo Oumuamua nel 2017 e Borisov nel 2019) sfilerà a circa 30 milioni di km dal Pianeta Rosso. Una distanza ridotta, in termini astronomici, che permetterà a una delle tante sonde che ancora orbitano nell’atmosfera marziana (di NASA, ESA, Ente spaziale cinese e degli Emirati Arabi) di scattare immagini ravvicinate. Curiosamente, solo l’Agenzia Spaziale Europea si è detta interessata a rivolgere le strumentazioni a bordo di Mars Express e Trace Gas Orbiter verso il misterioso viaggiatore. Verranno usate le telecamere stereo ad alta risoluzione e gli spettroscopi per individuarne l’esatta composizione chimica. Le prime analisi ottenute con il telescopio spaziale James Webb, infatti, hanno creato non poche perplessità. Hanno mostrato una cometa con una enorme e simmetrica chioma rossastra (che in successive immagini è apparsa verdognola), con una coda al contrario (si allunga in direzione del Sole e non in senso opposto) lunga quasi 350mila km (quasi la distanza Terra-Luna) e soprattutto con una grande quantità di CO₂, minime tracce di H₂O e senza polvere. A dir poco strano,  considerando che le comete sono blocchi di ghiaccio che sublima trasformandosi in vapore acqueo. Invece, 3I/ATLAS emana circa 130 kg di anidride carbonica al secondo (l’equivalente dello scarto della respirazione di 10 milioni di esseri umani).

3I/ATLAS CON UN INUSUALE COLORE VERDASTRO

Ma le anomalie non si fermano qui. L’oggetto misterioso si muove a una velocità stratosferica (209.000 km/h o 60 km al secondo) e mostra emissioni di nichel puro senza ferro, una caratteristica insolita per le comete naturali che di solito rilasciano nichel e ferro insieme. Invece, il nichel puro è comune nella metallurgia industriale terrestre. Inoltre, avrebbe un diametro mostruoso, stimato tra i 10 e i 46 chilometri. Una massa straordinaria, fino a un milione di volte la precedente cometa interstellare Oumuamua. E si muove su una traiettoria che lo porta a muoversi con uno spostamento di pochi gradi rispetto il piano eclittico, cosa che gli permette di avvicinarsi a molti dei pianeti del nostro sistema solare senza essere visibile dalla Terra. Secondo i calcoli del professor Avi Loeb, c’è una possibilità su mille (ovvero, lo 0,2 %) che sia del tutto casuale. Proprio il rinomato docente dell’Università di Harvard ha scioccato i colleghi dicendo che potrebbe trattarsi di un oggetto artificiale e nemmeno tanto benevolo: nella sua personale scala di pericolosità (chiamata Scala di Loeb) si posiziona a livello 4. Da notare che “0” significa “roccia naturale”, “10” invece “astronave spaziale ostile”. E lo ribadisce in tutte le interviste che rilascia (e sono tante), nelle quali ogni volta aggiunge dettagli e spiegazioni in più che lasciano l’ascoltatore quanto meno disorientato.

IL PROFESSOR AVI LOEB IN UNA INTERVISTA RECENTE

In una, ha parafrasato così il comportamento dei colleghi che si ostinano a negare la singolarità di 3I/ATLAS: «Immagina di notare un nuovo animale nel tuo cortile con una coda che gli esce dalla fronte, anziché da dietro. Dopo averne guardato l’immagine, gli esperti sostengono che deve essere un gatto, perché i gatti hanno la coda. Tu fai notare che i gatti non hanno un’anticoda, ma gli esperti respingono l’anomalia e continuano a dire ai giornalisti che qualsiasi animale randagio con una coda deve essere un gatto. Calcoli anche che l’animale è almeno mille volte più massiccio dell’unico gatto randagio precedentemente identificato nel tuo cortile, ma gli esperti respingono l’anomalia e sostengono che alcuni gatti potrebbero essere molto più grandi di altri. Ti rendi anche conto che l’animale si muove lungo un percorso insolito, prendendo di mira specifici oggetti vicino a casa tua, e perde materiali composti da leghe di nichel prodotte industrialmente, ma gli esperti ignorano questi fatti scomodi e affermano che cose rare accadono di continuo. Mentre tu concentri la tua attenzione sull’animale, influencer, blogger e divulgatori scientifici fanatici affermano a gran voce che considerare qualsiasi cosa diversa da un gatto è dannoso per la scienza e pericoloso per la società, perché sappiamo tutti che i gatti randagi sono comuni.»

L’IMMAGINE SGRANATA RIPRESA DAL TELESCOPIO WEBB

E ha anche polemizzato con il celebre giornalista investigativo Ross Coulthart che in tv si è detto scettico in merito all’ipotesi formulata da Loeb dicendo: «Mi sono consultato con alcuni astronomi. Ho ascoltato persone che mi hanno contattato, molto frustrate, perché non capivano per quale motivo il professor Loeb stesse facendo un gran parlare di prove molto, molto limitate che ci fosse qualcosa di anomalo in 3I/ATLAS. La posizione ufficiale di un’ampia gamma di astronomi con cui ho interagito è questa: non è stato rilevato alcun comportamento o movimento anomalo in 3I/ATLAS». L’astrofisico ha ribattuto: «Bè, con tutto il rispetto, Coulthart non è uno scienziato. Nel mio ultimo articolo scientifico, che ho inviato la scorsa notte per la pubblicazione, risulta l’assenza di accelerazione non gravitazionale nonostante il fatto che ci sia evaporazione nell’oggetto, cosa che dimostra che è molto massivo, in modo anomalo. Io sono un ricercatore, sono due mesi che studio questo oggetto, non riporto opinioni altrui come un giornalista! E se Ross andasse da questi stessi astronomi con i quali ha parlato di 3I/ATLAS, costoro considerebbero del tutto irrilevante tutto quello di cui lui da anni si interessa e discute, gli UFO, gli UAP. Eppure, riguardo gli UAP, continua a credere che quei fenomeni anomali esistano, invece per 3I/ATLAS no?»

IL GIORNALISTA INVESTIGATIVO ROSS COULTHART

Ma ha anche aggiunto un elemento sorprendente in più, proponendo una correlazione tra questo viaggiatore spaziale e un fenomeno passato alla storia come il “Segnale Wow”. Si tratta di una trasmissione radio captata il 15 agosto 1977 dal telescopio Big Ear, in Ohio. Fu un lampo radio a banda stretta di 72 secondi, così potente che l’astronomo che lo registrò, stupefatto, scrisse “wow!” sulla stampa cartacea del segnale. L’origine è sempre rimasta sconosciuta. Ma ecco cosa ha scritto Loeb su Medium.com: «Il “segnale Wow!” ha avuto origine dalle coordinate celesti di Ascensione Retta (AR) = 19h25m = 291 gradi e Declinazione (Dec) = -27 gradi. Il 12 agosto 1977, l’oggetto interstellare 3I/ATLAS si trovava a una distanza pari a circa 600 volte la distanza Terra-Sole (UA), corrispondente a un tempo di percorrenza della luce di circa 3 giorni. Le sue coordinate celesti erano RA = 19h40m = 295 gradi e Dec = -19 gradi. Questi parametri possono essere dedotti con precisione data l’assenza di accelerazione non gravitazionale per 3I/ATLAS, come dedotto nel mio ultimo articolo. Quindi, il “segnale Wow!” era separato di circa 4 gradi in AR e 8 gradi in Dec dalla direzione di 3I/ATLAS. La probabilità che due direzioni casuali nel cielo siano allineate a quel livello è di circa lo 0,6%. Se il segnale “Wow!” proveniva da 3I/ATLAS, quanto era potente il trasmettitore?»

LA STAMPA DEL FAMOSO “SEGNALE WOW!”

Ovviamente, il celebre astrofisico lo ha calcolato…«L’intensità rilevata del “segnale Wow!” era compresa tra 54 e 212 Jansky, con una larghezza di banda di circa 10 kilohertz. Alla distanza di 600 UA, ciò corrisponde a una potenza di sorgente di 0,5-2 gigawatt, la potenza di un tipico reattore nucleare sulla Terra», ha spiegato. Per ora, non sono stati rilevati segnali provenienti da 3I/ALTAS, ma il professore auspica che i radiotelescopi di mezzo mondo ora tendano le loro “orecchie” per ascoltare eventuali emissioni radio. «Ciò solleva una domanda più ampia: nel caso in cui rilevassimo un segnale artificiale da un oggetto interstellare, come dovremmo interagire con esso (…)? L’urgenza di una risposta dipenderebbe dal grado dell’oggetto sulla Scala di Loeb.

Un grado 10 suggerirebbe una minaccia imminente, simile a un visitatore nel nostro cortile che è in grado di avvicinarsi alla porta di casa, richiedendo una risposta immediata. Ma anche un rango basso richiederebbe un piano di emergenza, date le gravi implicazioni per l’umanità se la minaccia si concretizzasse. Dobbiamo considerare la possibilità di un evento “cigno nero” causato da oggetti interstellari simili a comete a grandi distanze, ma potenzialmente con conseguenze devastanti per il nostro futuro, come un cavallo di Troia.» Lo scenario che si prospetta è tutt’altro che tranquillizzante: la nostra limitata tecnologia potrebbe essere insufficiente per interagire con un potenziale invasore alieno. «In tal caso- chiosa Avi Loeb- la comunicazione potrebbe essere difficile quanto lo è per le formiche che osservano un motociclista di passaggio da una crepa nel marciapiede.»

3I/ATLAS, UNA COMETA ANOMALA O UNA POTENZIALE MINACCIA?

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