Nessuna speranza– non solo di ritrovarlo in vita, ma persino di recuperarne il corpo. Si sono interrotte le ricerche di Jeff Bush, lo sfortunato 36enne americano inghiottito dalla voragine che si è aperta qualche notte fa nella sua casa in Florida. Prima un boato spaventoso, poi il terreno è sprofondato trascinando con sè il pavimento della camera da letto, i mobili e anche l’uomo che in quel momento dormiva.
Le squadre di soccorso sono ormai solo impegnate nella demolizione di quello che resta dell’abitazione. Una volta tolte le macerie, potranno valutare meglio quello che è successo e decidere il da farsi. Il buco che si è formato all’improvviso ha un diametro di circa dieci metri e una profondità di almeno 18. Lì sotto, da qualche parte, sepolto dai detriti, si trova anche Jeff Bush. E lì resterà, perchè tentare di estrarre il cadavere sembra troppo pericoloso.
Un evento che ha molto impressionato l’opinione pubblica, proprio per la dinamica dell’ incredibile fatalità. Eppure fenomeni del genere sono meno rari di quanto non si creda. In inglese si definiscono “sinkhole”, noi le chiamiamo doline carsiche: ma la natura e la sostanza non cambiano. Si tratta di cavità che si formano per cause naturali, ad esempio per effetto delle infiltrazioni di acqua che col passare del tempo provocano la dissoluzione del carbonato. Lo strato roccioso calcareo può così cedere un po’ volta oppure, come è avvenuto in Florida, crollare in pochi istanti.
Disseminati qua e là, nel globo, ne esistono di spettacolari. Alcuni si sono originati in epoche remote, come il Great Blue Hole, che squarcia la barriera corallina di fronte alle coste del Belize: è un pozzo profondo 124 metri dal colore blu intenso che spicca nelle acque cristalline dei Caraibi. Oltre ad essere un’attrazione turistica, l’Unesco lo ha dichiarato patrimonio dell’ Umanità ed è uno dei rari esempi di sinkhole sottomarini.
Altrettanto suggestivi i laghi che spesso si formano in queste enormi cavità, alimentati dalle piogge o dai fiumi sotterranei che hanno causato lo sprofondamento del terreno. Come il Devil’s Hole (“Il Buco del Diavolo”), in Florida, o il lago di Bimah, in Oman, che sorge in pieno deserto ed è formato da un mix di acqua dolce e salata insieme. Il che fa supporre che esista, sotto terra, un collegamento con il mare. E anche qui, la gente del posto, da sempre associa quella piscina naturale all’opera del demonio.
Impressionante e grandioso è anche il Numby Numby, nel nord dell’Australia: un precipizio di circa 200 metri di profondità circondato da alte scogliere. Il lago è alimentato da sorgenti calde che mantengono l’acqua ad una temperatura costante di 32 °C. Per gli aborigeni, qui abitano gli spiriti maligni.
Perchè indubbiamente quelle voragini spalancate verso il centro della Terra evocano suggestioni e timori, specie quando si assiste, impotenti, alla loro formazione. E di recente è successo più volte. In una remota area della Svezia, ad esempio, esattamente un anno fa si è creato un sinkhole profondo circa 150 metri. In questo caso, la responsabilità è in gran parte umana: a cedere è stato il soffitto di una miniera di ferro sfruttata da oltre due secoli. Per fortuna il crollo non ha provocato vittime.
Ma non sempre va così bene. Proprio come nel caso di Jeff Bush, a volte il terreno inghiotte con sè persone, auto e persino interi palazzi. A Città del Guatemala, nel 2010, una voragine provocata dalle piogge torrenziali fece sparire in pochi istanti un edificio di tre piani. L’immagine di quel buco, perfettamente rotondo, largo 18 metri e profondo 30, come un tunnel che scende dritto all’inferno, ha fatto rapidamente il giro del mondo.
Lo scorso gennaio, una scena simile si è ripetuta a Guangzhou, in Cina. La voragine di quasi mille metri quadrati ha fatto crollare alcune palazzine: una, in particolare, si è sbriciolata come se fosse implosa mentre nell’intera area si udivano rumori sinistri provenire dal sottosuolo.
Neppure l’Italia è immune dal rischio dolina, anzi. La più grande individuata sul nostro territorio, ampia circa 250 metri, si trova in Toscana (una regione esposta a questo tipo di fenomeni), mentre la più profonda è nel Lazio ed è l’attuale lago di Paterno. Ma dalla Campania al Piemonte sono numerosi i sinkhole catalogati dall’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che ha avviato qualche anno fa un programma di ricerca in questo campo.
Il censimento ha così portato a scoprire che anche in Italia esistono centinaia di voragini naturali, molte risalenti a migliaia di anni fa, ma altre di formazione molto più recente, sia in zone isolate che in aree urbane. A differenza delle frane, le doline non sono prevedibili, perchè ad innescarle sono fattori spesso prolungati nel tempo e non visibili, effetto di dinamiche in corso nel sottosuolo. “Un rischio che purtroppo – ammette la ricercatrice Stefania Nisio – è ancora oggi sottovalutato”.
SABRINA PIERAGOSTINI