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Islanda, terra di elfi e di leggende

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Una nuova strada renderà presto più semplice percorrere la penisola di Álftanes, in Islanda. La striscia di asfalto dovrà tagliare l’area di Gálgahraun, un’ampia e suggestiva distesa di rocce vulcaniche coperte da licheni: gli operai sono già al lavoro per spianare le creste prodotte da antiche eruzioni. Il progetto, però, è fortemente osteggiato dagli Hraunavinir– “Gli amici della Lava”- mossi principalmente da motivazioni  ambientali. Ma non solo.

IL PAESAGGIO LAVICO DI GÀLGAHRAUN

Secondo Ragnhildur Jónsdóttir, tra le promotrici dei picchetti per impedire la costruzione della strada, oltre a distruggere alcune delle più sorprendenti formazioni laviche che caratterizzano questo paesaggio unico nel suo genere, il lavoro delle ruspe scatenerà anche la vendetta degli abitanti soprannaturali di questa landa desolata. Ovvero, degli elfi  che da queste parti vengono chiamati huldufolk, il popolo nascosto”.

Una delle rocce dalla forma più bizzarra, destinata ad essere rimossa per far posto all’asfalto, sarebbe addirittura la chiesa nella quale questi piccoli esseri si radunerebbero. “Non appena l’ho vista, ho sentito un’energia speciale. Non può essere un caso se io e un altro attivista, osservando in momenti diversi proprio quella roccia, una tra un milione, abbiamo subito pensato che fosse la chiesa degli elfi”, dice al magazine The Atlantic la signora dal volto paffuto e dai lunghi capelli grigi raccolti in una treccia. “Se la strada verrà costruita e quel masso distrutto, bè, potrebbero accadere fatti molto sgradevoli…”

Sembrerà strano, ma non è l’unica- da queste parti- a credere all’esistenza del “popolo nascosto”. Un sondaggio del 1998 ha appurato che il 54,4 % degli Islandesi è convinto che gli Elfi siano reali. Nel 2000, il professor Valdimar Hafstein- ora docente di Folklore presso l’Università di Islanda- ha pubblicato un articolo su una rivista di settore dal titolo “Il punto di vista degli Elfi”. Insomma, una questione seria. “Se fosse solo una vecchia matta a parlare di questi amici invisibili, sarebbe una barzelletta. Ma qui è la gente, da centinaia di anni, a parlarne. Fa parte della nostra Nazione”, spiega Ragnhildur Jónsdóttir.

Per la prima volta, la parola alfar, da cui poi è derivato il termine elfo, compare in un poema di epoca vichinga verso il 1000 d.C., ma il testo non contiene spiegazioni su questi esseri. Le leggende incominciarono a diffondersi soprattutto a partire dal XVI secolo, arricchendosi via via di dettagli. E come spiega Jacqueline Simpson, professore dell’Università di Chichester, in Gran Bretagna, gli elfi della tradizione islandese non hanno nulla a che vedere con i piccoli aiutanti di Babbo Natale.

GLI ELFI DEL FILM "IL SIGNORE DEGLI ANELLI"

A differenza delle creature fatate di matrice anglosassone, infatti, i  componenti dell’huldufolk sono molto simili agli esseri umani, di cui condividono aspetto e comportamenti. “Ti devi avvicinare molto, per essere sicura che non siano degli uomini”, dice la studiosa, che ha anche scritto un libro sulle leggende islandesi. “Quando si fanno vedere, indossano abiti tipici di due secoli fa, ovvero dell’epoca nella quale si sono formati molti dei racconti su di loro.”

 Nell’articolo scritto dal professor Hafstein, troviamo qualche indicazione in più sul loro stile di vita:”Come noi, allevano il bestiame, tagliano il fieno, viaggiano in barca e raccolgono frutta nel bosco. Come gli umani, anche loro hanno sacerdoti e sceriffi. E vanno a messa la domenica“. Sulle dimensioni, però, non c’è accordo: possono variare da pochi centimetri fino a tre metri. Ma i testimoni che dicono di averli visti affermano che i tipi più comuni sono due: uno di circa 30 centimetri e un altro di altezza pari ad un bambino di 7 anni.

E ancora: secondo i racconti più diffusi, abitano in case a più piani. Se li lasci stare, non ti danno alcun fastidio. “Trattali con rispetto, non rovinare i loro beni, non cercare di rubare le loro mandrie e non ti accadrà niente. Ma se invadi e distruggi il loro territorio, può succedere di tutto“, spiega la Simpson. Vendette che una volta si traducevano in improvvisi malanni per i contadini o in moria nel bestiame. Oggi, chissà, potrebbero far andare in avaria una ruspa.

Ma c’è anche un lato oscuro negli elfi, che li fa apparire come creature malefiche. Dal XIX secolo in poi, ad essi vengono infatti attribuiti rapimenti, soprattutto di bambini, tenuti in ostaggio sulle montagne oppure sostituiti con delle copie- “elfi che sembrano bimbi, ma non lo sono”, dice la ricercatrice che aggiunge:  “Un bel neonato all’improvviso smette di crescere oppure inizia a diventare irrequieto. La mamma allora pensa subito: oh santo cielo, hanno preso mio figlio e me lo hanno scambiato con questo coso!”

Tradizioni popolari che avrebbero ricevuto nuova linfa in epoche molto recenti, a partire dagli anni ’70, grazie alla cultura hippy. È l’opinione di Árni Björnsson, ex direttore del Dipartimento di Etnologia del Museo Nazionale. Secondo lui, anche l’idea che gli elfi vivano tra le rocce vulcaniche risale al 1971: un operaio danneggiò delle condotte con il bulldozer che stava manovrando e per salvarsi diede la colpa a quegli esseri invisibili. La notizia finì sul giornale e da allora si diffuse questa leggenda metropolitana.

IL TRACCIATO DELLA STRADA CONTESTATA

La diffusione delle storie sugli elfi ebbe poi un picco nel 1986. In quell’anno, Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov si incontrarono a Reykjavìk per il summit sul disarmo atomico. Decine di cronisti di tutto il mondo- sostiene Björnsson- non sapevano di cosa scrivere, in attesa che uscissero le prime indiscrezioni sul vertice. Avevano sentito parlare di paesaggi mozzafiato, di antichi poemi, di storie sugli elfi e si recarono da lui per avere conferme. L’uomo fu forse troppo diplomatico nelle sue risposte: il giorno dopo, quei racconti campeggiavano sui quotidiani internazionali.

Secondo Alaric Hall,  esperto in letteratura medioevale dell’Università di Leeds, gli elfi furono inventati nel IX secolo dai Vichinghi che sbarcarono in Islanda (allora, completamente deserta) perchè avevano bisogno- in quanto conquistatori- di conquistare qualcuno. Così, allo scopo, si crearono un popolo misterioso e invisibile da dominare. Nei secoli successivi, la vita dei coloni estremamente dura, in totale isolamento e dai lunghissimi inverni, fece il resto, colorando di dettagli i primi racconti. Gli islandesi immaginarono che gli elfi conducessero un’esistenza agiata e stravagante che a loro era negata.

Un’altra interpretazione vuole poi questi misteriosi individui come il prodotto di un primitivo ecologismo. Essi sono connessi con la natura, sono parte di essa, come una specie di spiriti protettori. Al giorno d’oggi, ci ricordano i tempi che furono, quando ancora città, strade ed industrie non esistevano. Credere in loro, significa credere in uno stile di vita diverso, molto più essenziale, ma più conforme e rispettoso dell’ambiente.

Eppure, c’è chi giura che gli elfi siano molto più concreti di quanto queste ipotesi sociologiche e storiche non vogliano ammettere. E tra i convinti assertori della loro esistenza, c’è persino un politico.  Árni Johnsen, ex deputato del parlamento di Reykjavìk, nel 2010 ebbe un brutto incidente: finì fuori strada con il suo Suv per colpa del ghiaccio e andò a sbattere contro una roccia. L’auto andò distrutta, ma lui se la cavò praticamente senza un graffio. Tempo dopo, sostenne che ad avergli salvato la vita era stato un gruppo di elfi che abitava proprio vicino a quello sperone. E fece di tutto per evitare che la loro dimora fosse distrutta dalla costruzione di una strada.

Johnsen si rivolse alla signora Jónsdóttir, massima esperta in materia, per avere un suo parere. La donna- riferisce un articolo pubblicato l’anno scorso sull’Icelandic Review- affermò che in quella roccia abitavano tre generazioni di elfi ( nonni, figli e nipotini) e che avevano accettato di essere spostati altrove a patto di avere un bel prato, per le loro pecore, e la vista sull’oceano. Detto, fatto: il parlamentare fece rimuovere il masso da 30 tonnellate e lo collocò vicino a casa sua, in un luogo sicuro. Dove le piccole creature vivrebbero ancora felici e contente…

ÀRNI JOHNSEN ACCANTO AL MASSO ABITATO DAGLI ELFI...

Una storia assurda, come suona assurdo per noi leggere che la società incaricata di costruire la contestata strada di Gálgahraun ha preparato una risposta standard di 5 pagine per le domande dei giornalisti sulla questione “elfi”. Pagine nelle quali, tra le altre cose, si legge:”…apprezziamo l’eredità dei nostri antenati e se la tradizione orale, passata di generazione in generazione, ritiene che alcuni luoghi siano magici o che esseri soprannaturali abitino certe rocce, ciò va considerato come un tesoro culturale.”

La reazione da parte dell’impresa di costruzione negli anni è stata diversa a seconda delle circostanze: in alcuni casi, i lavori sono stati rinviati per permettere il trasloco degli abitanti invisibili dei luoghi, talora si è addirittura leggermente modificato il percorso, con qualche aggravio di spesa. Ma non questa volta. Il progetto continua secondo il piano originale, perchè per le autorità la via che attraverserà la piana lavica è di fondamentale importanza. Con buona pace degli elfi e dei loro amici umani.

SABRINA PIERAGOSTINI

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