Gli Inglesi li chiamano X-files. Noi preferiamo definirli dossier. Ma la sostanza non cambia. Per la prima volta, si sono aperte le porte degli archivi dell’’Aeronautica Militare Italiana e sono stati divulgati i documenti relativi agli avvistamenti Ufo indagati negli ultimi 40 anni, dal 1972 al 2013.
Il libro che li pubblica, “UFO- i dossier italiani”, a cura di Lao Petrilli e Vincenzo Sinapi, è già un caso: è andato letteralmente a ruba e in poche settimane è arrivato alla quarta ristampa, ad ulteriore riprova di quanto questo genere di argomenti sappiano affascinare il pubblico. Specie quando vengono trattati con serietà e sobrietà.
Nel libro non ci sono personali interpretazioni, voli pindarici o altre fantasie sul fenomeno Ufo, di per sé già inquietante, ma solo il preciso e dettagliato resoconto di quanto contenuto in quei 445 fascicoli, corredati di rapporti ufficiali, testimonianze dirette, trascrizioni radio, schizzi fatti a mano e qualche immagine. Tutto nello stile degli autori, due stimati giornalisti d’inchiesta.
“È un libro che raccoglie tutti quanti i documenti che sono contenuti nell’Archivio del Reparto Generale Sicurezza dell’Aeronautica Militare”, conferma Lao Petrilli. “Sono documenti che si riferiscono a fatti che sono certificati col bollino di oggetti volanti non identificati- OVNI in italiano, UFO in inglese. Noi abbiamo solo riprodotto fedelmente quello che c’è in questo archivio.”
Sfogliando le pagine, di casi singolari ce ne sono parecchi. “Sì e colpiscono di più soprattutto quelli che coinvolgono personale qualificato, come i piloti militari. Ad esempio, a Cisterna di Latina, il 9 febbraio 1994 c’è un pilota che per molto tempo si mette all’inseguimento di uno strano velivolo. Lo affronta, gli si avvicina e nel suo rapporto lo descrive come un oggetto tozzo. Parliamo di un pilota militare ben addestrato, con migliaia di ore di volo nel suo curriculum , quindi chiaramente di fronte a casi così qualificati bisogna probabilmente mettere da parte l’ipotesi mitomane.”
Episodi più frequenti di quanto non si immagini, molti rimasti sconosciuti fino ad oggi oppure trapelati in modo parziale. Talvolta, questi aviogetti inusuali che neppure i top-gun sono stati in grado di identificare e di raggiungere, si sono avvicinati in modo pericoloso ai nostri aerei. “In realtà potremmo anche ipotizzare varie mancate collisioni, perché gli avvistamenti registrati nei cieli italiani ad opera di piloti anche civili sono stati molti”, ammette Petrilli.
”Prendiamone uno che risale al l4 dicembre del 1972: è un volo Alitalia che parte da Fiumicino diretto a Punta Raisi. Ad un certo punto il pilota vede un oggetto volante di notevoli dimensioni che procede praticamente nella rotta che avrebbe portato alla collisione a 13 mila piedi… Ma improvvisamente l’oggetto puntato contro l’ aereo effettua un’inversione e si allontana ad altissima velocità, verso sud. Il pilota chiede al radar di Roma: Ebbene, a quella quota e quell’ora, nei radar non risultava nulla.”
Non solo piloti, però. Sono stati centinaia i testimoni di strani avvistamenti, di ogni estrazione sociale, credo e professione. “Ci sono un po’ tutti gli Italiani, ci sono anche dei preti, ci sono dei pensionati, ci sono marito e moglie che magari stanno litigando, molti cittadini che si affacciano sul terrazzo di casa in qualche calda notte d’estate e prendendo una boccata d’aria guardano in alto e si accorgono di qualcosa di anomalo che compare in cielo”, dice l’autore.
Ovviamente, gli Ufo osservati in questi ultimi decenni sono stati assai più numerosi. Ma nel libro compaiono solo quelli ufficiali, ovvero quelli segnalati secondo la corretta procedura, definita dal Governo Andreotti nel 1978 che indicò proprio nell’Aeronautica Militare l’istituzione preposta a raccogliere e vagliare le segnalazioni relative agli OVNI.
“Funziona così: io vedo un Ufo, ho la voglia di metterci la faccia- perché la forza di questo archivio e del libro è anche fatta dagli Italiani che hanno deciso di andare a presentare una denuncia e di dare nome e cognome, anche esponendosi a scherzi, giochi e nel caso dei piloti persino controlli medici… Ebbene, vedo questo Ufo, vado dai Carabinieri e compilo un questionario già disponibile nelle stazioni”
Nel modulo bisogna dare tutte le informazioni possibili: la forma, la dimensione, la velocità, il colore, a che altezza volava, insomma le caratteristiche peculiari dell’oggetto avvistato. Al testimone viene anche chiesto di fare un disegno sommario. Schizzi che il libro riproduce. Si vedono Ufo dalla classica forma a disco, altri romboidali o a triangolo, sia singoli che a formazione. La documentazione viene poi inviata all’Aeronautica militare che, tuttavia, non fa indagini di polizia. L’interesse è quello della sicurezza del volo: si limita dunque a valutare se l’oggetto segnalato possa costituire o meno un pericolo.
“È questo motivo per il quale è l’Aeronautica ad occuparsi degli OVNI, come li chiamano loro, proprio perché ovviamente ogni possibile violazione dello spazio aereo italiano è di sua competenza in quanto riguarda la difesa nazionale. L’Aeronautica prende la documentazione e cerca di capire cosa possa essere comparso in quel giorno, in quel momento e in quella fetta di territorio. Quindi controlla innanzi tutto il traffico aereo, poi cerca di capire se per caso qualche cittadino abbia scambiato un pallone aerostatico per un oggetto marziano. Dopo di che, si procede con una serie di altri accertamenti fino a quando- come succede in questi 445 casi- si arriva alla conclusione che non è nulla di ufficialmente conosciuto e quindi viene messo il bollino OVNI sul dossier. In sostanza si dice: non risulta nulla di noto presente in quel momento, in quella porzione di cielo. Quindi, eccolo lì che diventa un oggetto volante non identificato, proprio perché non identificabile.”
Il libro di Petrilli e Sinapi si presta anche ad analisi statistiche. A partire, per esempio, dalla diffusione- regione per regione- degli avvistamenti studiati dall’Aeronautica Militare. Così si scopre che il maggior numero di segnalazioni, negli anni, proviene dal Lazio, con 53 casi, seguito da Toscana e Lombardia. Però, in totale, è il Sud a primeggiare, con 160 denunce di Ufo, davanti a Nord ( 156) e Centro (120). A far balzare in testa il Meridione, forse i fenomeni avvenuti a partire dal 2004 a Canneto di Caronia, in provincia di Messina. Roghi spontanei, episodi di elettromagnetismo e altre bizzarre situazioni, spesso correlate alla comparsa di oggetti volanti di ignota natura, immortalati anche in alcune foto.
“Noi parliamo di Caronia- mi spiega Lao Petrilli- perché i fenomeni che si verificarono nella cittadina siciliana compaiono nell’Archivio dell’Aeronautica Militare, per la verità più che altro in forma di rapporti spediti a Roma come richiesta di informazioni e di documentazione rispetto a degli avvistamenti. Sono casi, quelli di Caronia, che naturalmente hanno colpito molto l’opinione pubblica. Inoltre sono recenti, quindi la gente si è messa a guardare il cielo, magari ha preso un telefonino o una macchina fotografica- oggi sono più disponibili. Quindi, ovviamente c’è stato quel tipo di attenzione maggiore.”
I due giornalisti hanno poi evidenziato anche l’andamento degli avvistamenti anno dopo anno. Un grafico irregolare, con punte verso l’alto- ad esempio, il 1980 ha visto 32 segnalazioni- e baratri – come nel 1976, con zero Ufo. Ma spicca l’impennata di casi registrati nel 1978. È l’anno dell’ondata di avvistamenti sull’Adriatico, delle sfere di fuoco che emergevano dal mare terrorizzando i pescatori e – per chi vuole dar credito a quei racconti- della fine del Caso Amicizia, con la fuga di astronavi fino ad allora nascoste nella base segreta estesa per 300 chilometri… Ma con molto senso pratico, Lao propone anche un’altra spiegazione.
“In quell’anno c’è stato un gran numero di avvistamenti proprio nella zona dell’Adriatico, anche ad opera di marinai e pescatori. C’è da dire che si parla di 69 casi nel solo ’78! Qualcuno suggerisce: attenzione, era l’anno di “Incontri ravvicinati del III tipo” , magari c’è stata un po’ di suggestione… In effetti un picco così nel grafico che abbiamo elaborato studiando il materiale per questo libro è evidente, perché poi negli anni successivi si abbassa notevolmente il numero degli avvistamenti. In alcuni anni ci sono 2 casi, 3 casi… Poi di recente c’è stato un anno con 22 casi, il 2010. Però non si arriva mai a quei 69 avvistamenti del 1978, numericamente molto incidenti anche sulle statistiche.”
Spicca poi la concentrazione di denunce Ufo che negli ultimi tempi arrivano da una precisa zona della Lombardia, a pochi chilometri da Sondrio. “Sì, un caso che ormai è diventato famoso- anche voi ne avete più volte trattato- è quello di Chiesa in Valmalenco. Qualcuno ne parla come la Roswell italiana, ovviamente fatte le debite proporzioni.
Effettivamente gli avvistamenti sono tanti, si ripetono nel corso dei mesi, noi lo mostriamo in modo dettagliato anche con la documentazione ufficiale. Ci sono alle volte degli avvistamenti di massa, addirittura uno coinvolge un intero paese, ovvero 70 persone- così viene scritto in un rapporto che viene inviato all’Aeronautica. Quindi certamente a Chiesa in Valmalenco più persone hanno notato qualcosa, cosa fosse noi non lo sappiamo. Ma di sicuro è uno dei casi di oggetti volanti non identificati più evidenti e più noti degli ultimi tempi.”
Insomma, misteri italiani che le indagini degli addetti ai lavori dell’Aeronautica non hanno risolto. E che hanno impressionato anche due cronisti esperti come Petrilli e Sinapi, due inviati di guerra che ne hanno viste di tutti i colori. Eppure, di fronte a certi racconti, a certe descrizioni, anche loro rimangono senza risposte.
“I casi più sorprendenti, come dicevo, sono quelli che riguardano i piloti con molte ore di volo alle spalle, persone abituate anche ad una certa stabilità mentale e a mantenere i nervi saldi. Per esempio, c’è un episodio avvenuto nel 2003, sopra i cieli della Spezia, nel Golfo dove si addestrano gli uomini delle forze speciali della Marina, i COM.SUB.IN. ( i Comandi Subacquei e Incursori, N.d.T.), praticamente i “Rambo” italiani, militari dotati di grande temperamento, ma anche di grande capacità di conservare il controllo della situazione. Un pilota di un elicottero della Marina Militare descrive in un rapporto un oggetto bianco che per 4 volte ha fatto un giro attorno la zona. Un oggetto che non si capisce cosa sia. Considerando che è stato visto da personale altamente addestrato, in quelle condizioni, insomma, certamente è un caso interessante…”
L’ultima domanda è inevitabile. Per un professionista abituato a scrivere di Afghanistan e di politica internazionale, che effetto fa occuparsi di Ufo, insomma di un argomento tradizionalmente considerato di Serie C dalle grandi firme del giornalismo? Lao Petrilli sorride e senza scomporsi, in modo molto british, mi risponde: “Sia io che il mio collega Vincenzo Sinapi non siamo ovviamente degli ufologi, siamo giornalisti d’inchiesta, abbiamo fatto gli inviati di guerra. Per questo libro, ci eravamo solo posti l’obiettivo di pubblicare qualcosa di inedito, andando anche un po’ al di là delle nostre competenze. L’idea di spulciare in questa documentazione ci è venuta, insomma, alla ricerca di qualche notizia nuova. L’autorizzazione è arrivata, forse un po’ inaspettata, perché ci voleva coraggio da parte dell’Aeronautica Militare, che tende sempre a non associare la propria immagine con quella degli Ufo. E devo anche dire che in questo frangente è stata molto trasparente con noi.
Noi ci siamo limitati a fare i giornalisti di inchiesta. Tra quei 445 dossier, ce ne sono alcuni oggettivamente simpatici: li abbiamo lasciati perché bisogna anche sdrammatizzare, questo è un argomento sul quale c’è molta tensione, soprattutto tra chi è appassionato, però bisogna anche saperci scherzare… Ma a parte questi casi più divertenti, ci sono anche casi più seri. E allora qualche punto interrogativo rimane. C’era prima, c’è anche adesso. Gli Ufo rimangono un mistero. Esistono gli oggetti volanti non identificati, altrimenti un’istituzione ufficiale come l’Aeronautica Militare non avrebbe questo archivio, ma non sappiamo proprio che cosa siano.”