“Quelli là”. Li chiama proprio così, Mauro Biglino, gli dei che i libri antichi hanno tramandato fino a noi. Nei testi vedici, nell’epica mesopotamica, nella poesia greca, nella Bibbia, riconosce gli stessi protagonisti: individui arrivati da un altro mondo, per dominare il nostro. Esseri assai avanzati dal punto di vista tecnologico, ma per nulla spirituali. Anzi. Fin troppo materiali, iracondi, vendicativi, passionali, gelosi. Tutto, fuorché entità trascendenti.
Biglino ha espresso queste sue teorie nei vari saggi che ha scritto fino ad oggi: “Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia”, “Il Dio alieno della Bibbia”, “Non c’è creazione nella Bibbia”, e l’ultimo, ”La Bibbia non è un libro sacro.” Teorie che ripete nelle sue conferenze, in giro per l’Italia, sempre affollatissime. Le ha elaborate traducendo il Codice di Leningrado, scritto in ebraico masoretico: da questa pergamena, risalente all’XI secolo, derivano tutte le Bibbie che noi abbiamo in casa. Scartando le interpretazioni teologiche, metaforiche, allegoriche, simboliche e concentrandosi solo su quella letterale, lo studioso è arrivato ad una conclusione scioccante: nell’Antico Testamento di Dio non c’è traccia.
“Sì, esattamente: tra i tanti dubbi che ho, questa è una delle mie poche certezze: la Bibbia non parla di Dio. Quando parla di Jahwè, intende un individuo che fa parte di un gruppo di individui chiamati Elohim, guidati da uno che chiamava Eliòn. Questi individui hanno avuto un rapporto con l’umanità, ma un rapporto speciale, nel senso che se la sono un po’ fabbricata. Jahwè era uno di questi, tra l’altro anche uno dei meno importanti.Emerge insomma una realtà che è confermata dai libri sacri degli altri popoli, di tutti i continenti della Terra, che nella sostanza ci raccontano esattamente le stesse cose, ovviamente con una terminologia diversa perchè sono lingue diverse, culture diverse… Ma la realtà è sempre quella.”
Una visione sconcertante e destabilizzante, come ho avuto modo di dire più volte allo stesso autore. In sostanza, in quelle pagine che abbiamo letto e studiato più o meno tutti a catechismo, sarebbe raccontata una storia ben diversa da quella che ci hanno spiegato. A partire dalla stessa Genesi: racconto simbolico – ci hanno insegnato- di come dal nulla Dio abbia generato l’intero creato, umanità inclusa. Ma Biglino dissente in toto, in virtù dell’ etimologia del verbo ebraico utilizzato per descrivere la nascita dell’Universo.
“Creazione è un termine improprio, perchè il termine bara non ha quel significato, non soltanto nell’Antico Testamento, ma proprio come radice semitica: non significa mai creare nè tanto meno creare dal nulla. Significa intervenire su una situazione già esistente per modificarla, che è esattamente quello che hanno fatto questi signori. Cioè hanno introdotto un pezzettino del loro DNA all’interno di esseri che hanno trovato già su questo pianeta per modificarli e per renderli, per loro, utilizzabili. Ci hanno reso capaci, diciamo così, di capire ed eseguire degli ordini”, dice il ricercatore, condividendo di fatto l’idea che noi uomini- così come siamo ora- siamo il prodotto di un intervento di ingegneria genetica. Una affermazione già sostenuta nei suoi libri da Zecharia Sitchin, sulla base di quanto descritto dai testi mesopotamici: basta sostituire il termine Annunna ( o Annunaki) con Elohim e tutto corrisponderebbe…
Sarebbero vari i passi “incriminati” da quali emergerebbe una realtà tutt’altro che divina di queste entità- quelli là, direbbe Mauro Biglino. Ad esempio, vengono citati i mezzi sui quali si spostavano nel cielo, con precise caratteristiche materiali: sono pesanti, metallici, lucenti e pure pericolosi. Descrizioni- al di là delle traduzioni teologiche- che sembrano coincidere con i moderni OVNI- oggetti volanti non identificati.
“Certo- conferma lo studioso delle religioni- oltre alla Genesi ci sono altri libri dell’Antico Testamento che danno indicazioni completamente diverse: penso al Libro di Ezechiele, piuttosto che al Libro di Zaccaria, in genere interpretati come allegorie e metafore, ma che al contrario sono di una chiarezza evidente. Questi libri in particolare ci raccontano degli strumenti sui quali questi signori si muovevano. E poi ci sono dei passi nei quali si parla della fisiologia di questi qui. Ad esempio, si dice con assoluta chiarezza che amavano odorare il fumo del grasso bruciato, perché questo li placava. Tra l’altro questo dettaglio lo troviamo scritto nelle Bibbie che abbiamo in casa, non è neppure necessario avere delle traduzioni particolari: se si va a vedere nel Libro dei Numeri, al capitolo 28, è scritto chiaramente.
La cosa interessante è che le indicazioni che in questo caso Jahwè personalmente dava ci fanno capire quanto grande conoscitore fosse di certi nostri aspetti, da un punto vista anatomico e fisiologico. Sono particolari un po’ crudi, ma così è. Nel Libro del Levitico, dice quale parte di grasso voleva che gli fosse bruciata. Ed era il grasso di copertura, tanto che ordina: “Lo toglierete dal di sopra dei reni, dal di sopra del fegato”. Dava indicazioni di bassissima macelleria, ma per lui importanti: lo voleva soprattutto dai cuccioli e lo chiedeva sia dai cuccioli di animali che dai cuccioli di uomo.
Sappiamo che quando i cuccioli dei mammiferi nascono hanno il cosiddetto grasso di copertura, cioè un grasso che sta sopra gli organi, un grasso particolarmente ricco di colesterolo, e che a differenza del grasso che si sviluppa successivamente all’interno dei muscoli, quando viene arso non tende a sciogliersi, ma si brucia del tutto e produce molto fumo. Da quelle indicazioni che Jahwè fornisce nel Libro del Levitico capiamo che lui ne era a conoscenza, voleva proprio quel grasso. Anzi, diceva pure che se qualcuno del popolo veniva colto nell’utilizzo di quel grasso riservato a lui, doveva essere ammazzato.”
Il Dio della Bibbia reclamava quindi continui sacrifici animali- e con orrore scopriamo persino umani- tanto quanto uno Zeus qualunque? Sembrerebbe di sì. Le similitudini tra la divinità che abbiamo sempre ritenuto esistente solo nella mitologia greca e quella che invece tutt’oggi riteniamo reale, trascendente ed onnipotente, sarebbe molto stretta, più di quanto vorremmo ammettere.
“Esattamente”, conferma il ricercatore torinese. “In Iliade e Odissea ( i capolavori dell’epica greca attribuiti ad Omero, ca. VIII sec. a. C., N.d.T.) ci sono più di 30 passi nei quali si dice che quando quei signori volevano dei sacrifici, le cosiddette ecatombi ( in greco antico, letteralmente “cento buoi”, N.d.T.) venivano immolate centinaia di animali. Che poi sono quelli che chiedeva anche Jahwè: voleva due animali al giorno, quindi fanno oltre 700 all’anno, uccisi per produrre il fumo per lui- così afferma la Bibbia. Anche nei poemi omerici si dice che quando facevano questi sacrifici, una parte del grasso doveva essere preparata in modo particolare e doveva essere bruciata, non veniva mangiata.”
Tutta questa insistenza per aver un fumo denso, prodotto proprio da un tipo specifico di grasso, proveniente da una vittima molto giovane, che senso ha? Come può un’entità spirituale e soprannaturale trarre giovamento da esso? A meno che- come sostiene Biglino- gli abitanti dell’Olimpo, gli Anunnaki sumeri, gli Elohim ebraici, gli dei vedici indiani- insomma, tutte le divinità del passato- non possedessero invece una vera e propria fisicità e non potessero dunque annusare, aspirare, inalare quel fumo a loro tanto gradito. Ma cosa poteva mai avere di tanto speciale? Anche in questo caso, è la scienza ad offrire una spiegazione che – sorprendentemente- sembra far quadrare il cerchio…
“Be’, le molecole di quel grasso bruciato in quel modo subiscono una trasformazione biochimica grazie alla quale diventano sostanzialmente uguali alle molecole delle endorfine, quelle che il nostro cervello ci fa produrre quando siamo sotto stress e ci dobbiamo calmare. Quindi quel fumo era pieno di endorfine. Lo ripeto, proprio la Bibbia afferma che quell’odore li calmava.”
Ma non solo. Secondo Mauro Biglino, dalle descrizioni contenute nell’Antico Testamento- e anche in altre opere- si ricava che Jahwè aveva una particolare sensibilità a livello olfattivo.
“Eh sì, c’è un altro aspetto molto curioso. I Padri della Chiesa- ma lo stesso concetto si trova anche in alcuni rotoli del Mar Morto- dicevano che le fanciulle, soprattutto le ragazze con i capelli lunghi, quando partecipavano alle assemblee nelle quali erano presenti anche quelli lì, dovevano coprirsi la testa per non eccitarli sessualmente. Chi studia gli odori del corpo umano sa, per esempio, che uno dei centri di produzione dei feromoni, sostanze legate all’attrazione sessuale, è nel cuoio capelluto e i capelli lunghi e sciolti contribuiscono alla diffusione nell’aria.
Quindi, se questi avevano, come è probabile, un olfatto più sviluppato del nostro, erano particolarmente sensibili ai feromoni, al punto di non sapersi controllare. Tant’è che lo stesso Tertulliano nel De virginibus velandis o lo stesso Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi dicevano che le ragazze giovani con i capelli lunghi che partecipavano alle assemblee dovevano coprirsi a loro tutela… Paolo dice chiaramente: le donne si coprano a motivo degli angeli, non per rispetto a Dio, ma per causa degli angeli. Perchè per le ragazze poteva essere molto pericoloso.”
Tutto molto inquietante. E assurdo. Ma a voler credere all’interpretazione- letterale- del testo ebraico così come lo traduce Biglino, allora quelli lì, gli Elohim, chi erano? Se davvero si trattava di creature in carne ed ossa, da dove erano arrivate? E cosa volevano?
“Purtroppo la Bibbia non ce lo dice, ma erano sicuramente individui dotati di tecnologia superiore, inarrivabile per i tempi, forse in parte inarrivabile anche per noi. Si sono spartiti la Terra, come afferma il Libro del Deuteronomio, come ci racconta Platone nel Crizia, come ci tramandano i popoli di tutti i continenti della Terra. Insomma si sono suddivisi il pianeta e l’hanno governato comportandosi come normali colonizzatori. Jahwè era uno di questi. Tra l’altro, Jahwè è definito dalla Bibbia “uomo di guerre”, quindi combatteva”.
Uno dei libri più noti di Mauro Biglino, non a caso, ha un titolo emblematico: “Il dio alieno della Bibbia.” Fino a poco tempo fa, a tutti coloro che gli domandavano quale ne fosse il pianeta d’origine, lo scrittore rispondeva sempre di ignorarlo e di voler parlare solo delle cose che conosceva, ovvero quelle scritte dagli autori veterotestamentari. Ma proprio da quel testo e da analogie in altre culture antiche, adesso è giunto quanto meno ad un’ipotesi, per spiegare la provenienza di questa presunta stirpe di dominatori extraterrestri.
“C’è un’indicazione del termine Nephilim, un termine plurale, che indica però una razza diversa rispetto a quella degli Elohim. Il termine Nephilà al singolare, in aramaico, indica la costellazione di Orione. Questo mi fa venire in mente quello che c’è scritto nei testi vedici, dove si parla di una possibile provenienza di quelli lì da una zona vicino alla stella Betelgeuse, che corrisponde alla spalla destra della costellazione di Orione, una zona che veniva chiamata Mrigashira– ovvero, testa d’antilope– perché il cacciatore Orione se la portava sulla spalla destra.
Quindi ci sarebbe una corrispondenza tra dei possibili Orioniani, diciamo così, o comunque provenienti da questa parte del cielo, indicati dal termine Nephilim, e almeno una parte di quelli che in Oriente dicevano di provenire dalla stessa porzione di cielo. È solo un’ipotesi, ovviamente. Tra l’altro Betelgeuse- ed è una cosa molto curiosa- deriva dall’arabo Ibn al-Jawzā. Ma Beth El significa Casa di El, cioè casa dell’Elohim. Chissà…”