Come si è formata l’ acqua sulla Terra? Gli scienziati hanno postulato che sia arrivata sul nostro pianeta grazie alle comete, che nei miliardi di anni dalla sua formazione in poi l’hanno più volte colpita. Ma i dati provenienti da Rosetta, la sonda atterrata- per la prima volta- sulla superficie di una cometa sembra smentire la teoria.
Il robottino Philae, spedito con lei nello spazio dall’ESA (l’European Space Agency), in effetti ha scoperto la presenza di acqua, ma è del tipo sbagliato: è troppo pesante. Ovvero, la molecola contenuta nella cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko contiene l’ isotopo di idrogeno, chiamato deuterio. Lo ha appurato il primo studio scientifico elaborato sulla base dei dati inviati da Rosetta nelle scorse settimane e pubblicato dalla rivista Science. A capo del team, la dottoressa Kathrin Altwegg, dell’Università di Berna, in Svizzera.
L’origine dell’acqua- così abbondante sul nostro pianeta- da tempo divide i ricercatori. Molti di loro ritengono che la Terra la possedesse già ai tempi della sua formazione ( circa 4,5 miliardi di anni fa), ma che poi essa sia evaporata disperdendosi nello spazio. Ergo, in un secondo momento, si sarebbe riformata grazie ad un contributo esterno. E le comete sono state indicate come le più probabili artefici.
Comunemente, questi corpi spaziali che hanno sempre affascinato (e spaventato) l’Umanità vengono distinti tra comete di corto periodo– dette anche “della famiglia di Giove” e “della famiglia di Halley” a seconda della durata della loro orbita- provenienti dalla Fascia di Kuiper, che si estende oltre Nettuno e Plutone, e comete di lungo periodo, generate invece nella cosiddetta Nube di Oort, una specie di nuvola di materiale cosmico che avvolgerebbe il nostro sistema solare per un’ estensione di oltre 1 anno luce.
Nel 1986, c’era stato un primo incontro ravvicinato con la famosissima cometa di Halley , vista e raffigurata, a quanto pare, anche in un arazzo che rappresenta la Battaglia di Hastings del 1066 e poi resa immortale da Giotto, nel XIV secolo. Proprio dal pittore italiano aveva preso nome quella missione dell’ESA: la sonda riuscì a giungere a circa 600 chilometri dalla Halley. Ma anche allora, l’acqua vaporizzata nella coda risultò essere diversa dalla nostra.
Poi, tre anni fa, nel novembre 2010, la missione EPOXI della NASA ha analizzato un altro corpo cometario- detto Hartley 2, originato dalla Fascia di Kuiper- ottenendo un esito incoraggiante: la molecola di H2O è risultata uguale a quella presente sul nostro pianeta. Un responso che sembrava insomma confermare, una volta per sempre, la teoria che proprio le comete abbiano portato l’acqua sulla Terra primordiale.
Ora tutto sembra ribaltato. O almeno, compromesso. La certezza non c’è più, ammette la Altwegg. La 67P/Churyumov-Gerasimenko, pur appartenendo alla famiglia gioviana, ha caratteristiche identiche alle sorelle con orbite più lunghe.”Ciò, probabilmente, mette fuori gioco le comete della Fascia di Kuiper”, ha ammesso la ricercatrice svizzera. Ma se le responsabili non sono queste “palle di neve sporca” ( come le ha definite l’astronomo americano Fred Whipple) allora chi lo è ?
I sospetti della Altwegg ora si concentrano sugli asteroidi: anche loro hanno bersagliato i pianeti del sistema solare ai tempi della loro nascita e probabilmente, a quell’epoca, possedevano molta più acqua di quanto non ne abbiano ora. O in alternativa, l’acqua potrebbe derivare da quella in origine intrappolata sotto la crosta terrestre. Ma si tratta solo di ipotesi, che altri studiosi non condividono. Come l’astronomo Michael A’Hearn, dell’Università del Maryland, per nulla convinto che i dati dello spettrometro di massa di Rosetta bastino per escludere le comete.
Anche perché di questi astri “chiomati” ( questo il significato della parola latina, derivata dal greco) , instancabili viaggiatori che attraversano il cosmo e brillano saltuariamente nei nostri cieli, sappiamo molto, ma non ancora tutto. Di certo, sono tra gli oggetti più antichi del sistema solare- si sarebbero formati appena dopo il Sole. Dalla prima osservazione astronomica in epoca storica, ai tempi dell’Impero Cinese, ne sono state individuate 5 mila. Tuttavia ne esisterebbero miliardi che per la brevità della nostra vita e l’ampiezza della loro orbita non vedremo mai.
SABRINA PIERAGOSTINI