Una volta- lo ha stabilito una recente ricerca- un grande oceano ricopriva gran parte dell’emisfero nord di Marte. Acqua poi evaporata e dispersa nello Spazio. Ma non tutta. In piccola percentuale, sarebbe rimasta intrappolata nel suolo marziano sotto forma di ghiaccio. Circostanza, questa, nota ormai da tempo. Diventa interessante, però, scoprire che ne esiste- tuttora- anche allo stato liquido. Lo conferma uno studio pubblicato dalla rivista Nature Geoscience.
Le prime tracce di acqua sono già state individuate nei mesi scorsi. Ma ora, è stato fatto un grande passo avanti: grazie alle analisi del rover Curiosity, i ricercatori hanno avuto la certezza che su Marte si trova il perclorato di calcio, che abbassa la temperatura di congelamento dell’acqua. Non solo: hanno appurato che questo tipo di sale, alle giuste condizioni, di notte assorbe il vapore acqueo dall’atmosfera e lo condensa in piccole gocce che poi, all’alba, ridiventano vapore acqueo.
“La novità consiste nel fatto che abbiamo le misurazioni della temperatura e dell’umidità di un intero anno, così ora abbiamo dati sufficienti per dimostrare che nel Gale Crater esiste acqua liquida in forma di brina. E ciò avviene solo un determinato periodo, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera”, ha spiegato il professor Morten Bo Madsen, a capo del Mars Group dell’Istituto Niels Bohr dell’Università di Copenaghen, interpellato da International Business Times.
Dove c’è acqua, di solito, c’è anche la vita. Anche se qui la situazione è un po’ più complessa, per via della mancanza di un campo magnetico. “Per quello che sappiamo, le radiazioni cosmiche sono così intense che nessun organismo simile a quelli presenti sulla Terra potrebbe resistere”, sostiene infatti Madsen. Eppure, uno dei coautori dell’articolo, Javier Martin-Torres, ritiene che una futura ricerca dovrebbe focalizzarsi su determinate regioni di Marte, nelle quali potrebbero ambientarsi dei microbi introdotti inavvertitamente dalla Terra.
Martin-Torres è convinto che acqua allo stato liquido possa essere trovata anche in altre aree di Marte, non solo nel Gale Crater. Ha anche sottolineato la presenza del ciclo dell’acqua, con l’H2O che passa dal suolo all’atmosfera e viceversa, proprio grazie a questi sali. “Sappiamo che il perclorato di calcio è ovunque sul pianeta. Se le condizioni per la formazione della brina esistono nel cratere, potrebbero esserci anche altrove. E lo stesso vale per il ciclo dell’acqua. Abbiamo grandi speranze di trovarne nel resto del pianeta.”
Sulla base delle loro osservazioni, i ricercatori hanno appurato che, nelle ore notturne, parte del vapore acqueo presente nell’atmosfera condensa sulla superficie congelata, ma i perclorati molto assorbenti lo trasformano in brina- quindi, in forma di goccioline. Sicuramente- afferma Martin Torres- non ci sono forme di vita sul suolo marziano, ma teoricamente potrebbero invece trovarsi al di sotto della superficie, dove nessuno ha ancora cercato.
“Finora abbiamo individuato la brina fino a 15 centimetri; oltre, abbiamo trovato del terreno umido, ma niente brina. Ma al di sotto di 50 centimetri non abbiamo idea di cosa ci possa essere”, ha affermato. “Stiamo cercando tracce di vita passata. Non credo che ne esista ai giorni nostri, ma se esiste dobbiamo scavare in profondità per scoprirla”, ha aggiunto il collega Madsen. “Sappiamo che sulla Terra alcuni organismi vivono nella brina. E sappiamo che la brina può emigrare: potrebbe esserci un ambiente formato da acqua salata da qualche parte al di sotto della superficie. Ma non sarà questa missione a scoprirlo e sarà difficile scoprirlo in futuro.”
SABRINA PIERAGOSTINI