Cosa scrivereste ad un Alieno? E soprattutto, come gli scrivereste? Non è una domanda di poco conto, anzi, vale ben 1 milione di dollari. Tanto è l’ammontare del premio in denaro- offerto dal magnate russo Yuri Milner- per chi riuscirà a preparare il migliore messaggio da spedire nello spazio in direzione di una civiltà extraterrestre.
Il “Breakthrough Message Prize” rientra nell’iniziativa promossa questa estate in collaborazione con alcuni dei più brillanti fisici ed astronomi del mondo, proprio per scoprire l’eventuale esistenza di vita intelligente nell’universo. Il messaggio dovrà essere in forma digitale e contenere informazioni sul genere umano e sul pianeta Terra. Anche se non è detto che poi verrà davvero spedito, è scattata la gara tra gli scienziati per trovare la formula giusta, il linguaggio adeguato, il metodo da seguire.
Se ne è discusso anche alla conferenza promossa a Leeds, nel Regno Unito, dal gruppo di ricerca SETI britannico, contraddistinto dalla sigla UKSRN. Secondo quanto racconta un articolo pubblicato dalla BBC on line, non sono mancate opinioni e punti di vista divergenti, sull’opportunità o meno di comunicare con altri esseri dello spazio: una volta chiamati a votare, i 20 membri si sono spaccati.
“Quando abbiamo alzato le mani, eravamo perfettamente divisi a metà”, ha spiegato il dottor Anders Sandberg, filosofo dell’Istituto sul Futuro dell’Umanità dell’Università di Oxford e componente del network. Tanto che lui- come ha confessato durante un incontro con i giornalisti al British Science Festival di Bradford- ha votato due volte.
“Sono il classico tipo da dipartimento di filosofia. Ho alzato le mani per entrambe le opzioni e gli altri sono scoppiati a ridere. Ma siamo stati d’accordo sul fatto che sia utile tentare di ideare quel messaggio, quindi cercheremo di farne la versione migliore possibile”, ha detto. Ecco perché l’UKSRN ha costituito un gruppo di lavoro per definire le regole di base sulle quali poi procedere. Due le ipotesi principali: usare immagini oppure usare concetti astratti, come simboli linguistici o matematici.
Ad eccezione del suo ammontare- equivalente a circa 900 mila euro- per ora non si conoscono altri dettagli sul premio. Dovrebbero essere resi noti tra poco e a quanto si sa la competizione sarà aperta a tutti, non solo a docenti e ricercatori universitari. “C’è la discreta possibilità che verremo tutti quanti battuti da una studentessa liceale… In quel caso, bè, buon per lei!”, ha commentato Sandberg. In caso di vittoria, il gruppo del SETI intende donare la somma a se stesso.
In Gran Bretagna, ricorda la BBC, il Search for Extra-Terrestrial Intelligence soffre di una cronica mancanza di fondi e di credibilità; quel premio sarebbe molto utile per le future iniziative dell’ente scientifico. “Useremmo il denaro per costruire una comunità di ricerca un po’ più strutturata, cosa che finora non è stata realizzata.” In ogni caso, indipendentemente da chi si aggiudicherà il premio, sembra certo che non verrà trasmesso alcunchè nello Spazio fino a quando non si sarà svolto un ampio dibattito tra gli scienziati e il mondo della politica per trovare un accordo comune.
“Sembra un po’ assurdo, premiare un messaggio che si promette di non spedire”, ammette Sandberg, che continua: “D’altro canto, da una prospettiva scientifica, la domanda resta molto interessante: come costruire un messaggio che un’ intelligenza extraterrestre sia in grado di ricevere?” La dottoressa Jill Stuart, studiosa di leggi e politica dello spazio alla London School of Economics, è una delle poche a sostenere l’idea che sia comunque il caso di annunciarci ai nostri ipotetici vicini interstellari.
“Sono assolutamente a favore, non solo perché penso che valga la pena contattarli, ma anche perché ritengo che sia una opportunità per riflettere su noi stessi, per costruire un potenziale sistema di comunicazione e così via.” Ma come dicevamo, la Stuart è un’ eccezione, visto che invece tra gli altri ricercatori prevale la cautela, se non la paura. La prima obiezione è sempre la stessa: e se gli Alieni fossero pericolosi?
“I più ingenui pensano che gli Extraterrestri vengono qui e ci mangiano o ci invadono”, conferma Anders Sandberg. “Ma non è effettivamente molto probabile. La versione più sofisticata di questa teoria è il discorso relativo alla fine che abbiamo visto fare alle civiltà meno avanzate quando incontrano quelle più evolute.” Il discorso utilizzato, ad esempio, dal professore Stephen Hawking per scoraggiare gli entusiasti del contatto alieno.
Ma non sempre relazionarsi con chi ha più conoscenze di noi ha effetti devastanti. Anzi. “Noi sappiamo che la nostra civiltà sta attraversando un periodo difficile, dobbiamo far fronte a molte minacce”, riconosce il filosofo di Oxford. “Potrebbe essere una buona idea giocare d’azzardo e sperare che ci sia qualcuno un po’ più saggio di noi, là fuori. Se gli Alieni ci dicessero come gestire i problemi del nostro clima o dell’intelligenza artificiale, magari li vorremmo ascoltare.”
SABRINA PIERAGOSTINI