Tanto rumore per nulla? Chi si aspettava rivelazioni esplosive da Tom DeLonge e Luis Elizondo, i super ospiti del convegno romano del Centro Ufologico Nazionale, è rimasto un po’ deluso: i due big americani hanno ripetuto cose già note e non hanno presentato quelle prove– tanto attese dagli appassionati della materia- in grado di dimostrare una volta per tutte l’esistenza di visitatori da altri mondi. Ma a leggere bene tra le righe di quanto è stato detto, qualcosa di interessante si può ricavare…
Il primo a prendere la parola è stata l’ex punk/rockstar Tom DeLonge che ha spiegato la mission del gruppo da lui fondato – To the Stars Academy Science&Art- nel quale ha riunito scienziati, biologi, uomini di cultura e agenti dei servizi: fare ricerca e diffonderne i risultati ovunque nel mondo, attraverso la scienza e l’arte. Obiettivo: innovare, educare, intrattenere. Infatti, To the Stars Academy vuole veicolare questi contenuti attraverso i media, con spettacoli, con il cinema. Un modus operandi condiviso dagli organi istituzionali con i quali l’organizzazione di DeLonge si è confrontata e dalla quale ha ottenuto pieno appoggio. Ecco il primo punto da sottolineare: l’accademia privata lavora in sinergia con l’attuale amministrazione americana.
Ancora più diretto da questo punto di vista, in vari passaggi, è stato Luis Elizondo, direttore del programma (allora segreto) condotto dal Pentagono -ufficialmente fino al 2012- sulle potenziali minacce costituite dai fenomeni aerospaziali sconosciuti, noto con la sigla AATIP. Nel presentarsi, ha infatti subito messo in chiaro di essere stato un militare– sul campo prima, poi ai vertici dell’Intelligence- e di sentirsi tale anche oggi. Quindi, in nome del segreto di Stato indispensabile per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha ammesso di non poter dire tutto quello che sa, ma solo quello che è autorizzato a dire.
Nel suo lungo intervento, ha elencato gli episodi più salienti della storia degli UAP- questo è l’acronimo che ha sempre usato, Unidentified Aerial Phenomena, più scientifico e moderno rispetto all’ormai desueto UFO. È partito dagli anni ’40, segnati dal caso Roswell (“vi posso dire che la risposta militare è sempre simmetrica all’evento: la caduta di un pallone meteo di certo non meritava l’intervento di un colonnello”, il passaggio più significativo…) agli anni ’50 con gli oggetti misteriosi avvistati da vari testimoni nella capitale Washington, e scambiati per aerei spia sovietici, fino ad arrivare agli anni ’60 con l’interesse di questi velivoli sconosciuti per le armi nucleari e gli impianti atomici, talvolta messi fuori uso dagli UAP. Insomma, nulla di nuovo.
Il suo excursus storico è continuato ripercorrendo gli anni ’70, nei quali vennero istituiti i cosiddetti “weird desk”, gli uffici sulle vicende più bizzarre, che la CIA iniziò a studiare utilizzando anche remote viewers e channelling. Poi negli anni ’80 nascono i progetti SETI e STARGATE, mentre gli UAP appaiono molto interessati alle basi militari, come dimostra il caso di Rendlesham Forest. Negli anni ’90, nell’era dello Shuttle, aumentano gli avvistamenti in quote suborbitali, ma anche gli astronauti riportano incontri nello spazio. È in questo periodo, conferma Elizondo, che si intensifica lo scambio di informazioni tra USA e URSS: gli Americani scoprono che dall’altra parte del mondo anche i Russi vedono gli stessi fenomeni che vedono loro.
Strani, anzi, stranissimi dato che questi oggetti hanno prestazioni di volo per noi inconcepibili: passano dalla bassa atmosfera allo spazio in pochi istanti, volano in aria ma si muovono anche nell’acqua, passano da velocità zero a velocità ipersoniche pari a 200 G– i nostri prototipi più avanzati non superano i 20 G, poi si disintegrano. E questi- ha dichiarato l’agente del Pentagono- non sono opinioni, ma fatti. Evidentemente, fatti inquietanti per il governo americano, visto che negli anni 2000 parte un progetto di retroingegneria- l’Advanced Aerospace Weapon System Applications Program- per far luce su questi oggetti volanti sconcertanti.
Questi i punti chiave da capire: come fanno a decollare, che propulsione usano, chi li controlla, da dove ricavano energia, come si spostano, di che materiale sono composti. L’ipotesi è che si muovano nello spazio-tempo all’interno di una bolla. Insomma, il warp drive. Ecco perché perché non lasciano tracce, quando spariscono in un istante dai nostri radar; ecco perché non producono il bang sonico quando accelerano ben oltre la velocità del suono; ecco perché è così difficile osservarli ad occhio nudo o con i nostri strumenti. Ma la comprensione di questi fenomeni ci costringe ad abbandonare la fisica classica, quella newtoniana, per abbracciare una fisica del tutto nuova, quella quantistica e iperdimensionale, con cui abbiamo ancora poca dimestichezza, ed ammettere che questi velivoli abbiano la capacità di spostarsi nelle diverse dimensioni.
Pura fiction? No, ha detto Elizondo: quello che ieri chiamavamo fantascienza, oggi si chiama fantarealtà. Incredibile, ma vera. E tuttora inspiegabile. Ma rispondendo alle domande, l’uomo dell’Intelligence ha deluso evitando qualsiasi vera risposta: “Mai detto che si tratti di Alieni“, ha detto in riferimento ai velivoli ripresi anche dai piloti statunitensi, senza dare però alcuna plausibile spiegazione per questi fenomeni dichiaratamente “non terrestri”. E ancora, ha affermato di non essere interessato dell’eventuale contatto con forme di vita intelligente, gli interessa solo raccogliere dati e scoprire la verità. Quale essa sia, o quale opinione si sia fatto, non lo dice.
E da quanto emerso dal convegno, il soldato e il cantante (rimasto in ombra rispetto al primo per tutta la giornata) operano, ognuno con le proprie prerogative, in pieno accordo con il governo Trump e con l’industria aerospaziale americana e diffondono a livello globale quelle informazioni che l’amministrazione americana è disposta a far filtrare. Nessun segreto rivelato, tutto concordato. Probabilmente, per dire solo quello che si vuole far sapere. Insomma, un’operazione che parte dall’alto, una rivelazione pilotata. Con quale scopo, chi lo sa: forse “educarci”, come ha detto DeLonge all’inizio del suo intervento?
A sigillo, è arrivato il post di ringraziamenti su Facebook di DeLonge alla fine del suo viaggio romano: ”Grazie al governo italiano per la sicurezza che ha fornito, per tutta la settimana, a me e al mio team, e grazie per avere i suoi generali dell’Aeronautica, i funzionari delle Nazioni Unite, gli operatori dell’Intelligence e i rappresentanti del Vaticano partecipato al briefing di To The Stars Academy sui fenomeni aerei non identificati e sull’Advanced Aerial Threat identification Program qui a Roma , in Italia. È stato un piacere per me rappresentare gli Stati Uniti e iniziare una conversazione internazionale qui, in un paese così meraviglioso. DISCLOSURE”.
Non solo il governo americano, dunque, ma anche il nostro e quello vaticano sarebbero coinvolti o quanto meno interessati a questa fase di apertura e divulgazione. Non sappiamo cosa avverrà adesso, quali saranno i prossimi step di questa iniziativa, quali informazioni verranno autorizzate e dunque veicolate. Per ora, abbiamo avuto la conferma che gli UAP non sono allucinazioni collettive, ma realtà, da anni al centro di studi approfonditi e suscettibili di sorprendenti sviluppi. Esattamente quello che da decenni ripetono gli ufologi di mezzo mondo.
SABRINA PIERAGOSTINI