Gli Alieni forse sono tra noi ma non li vediamo, non riusciamo a distinguerli perché troppo diversi. Un’affermazione spiazzante e scioccante, soprattutto perché ad esprimere questa ipotesi è stata una donna di scienza- Helen Sharman- la prima astronauta britannica nonché chimica dell’Imperial College di Londra. Le sue parole non potevano passare inosservate. Non solo sono state riprese da giornali e siti di mezzo mondo- ne abbiamo parlato anche noi sul blog nei giorni scorsi- ma hanno indotto a una riflessione il mondo della ricerca accademica.
ESISTONO INVISIBILI FORME DI VITA ALIENE TRA DI NOI?
Sulle pagine online della rivista The Conversation, spicca quella di Samantha Rolfe, docente di Astrobiologia e direttore tecnico dell’Osservatorio di Bayfordbury, presso l’Università dell’Hertfordshire, nel Regno Unito. «È facile riconoscere la vita: si muove, cresce, si alimenta, elimina gli scarti, si riproduce. Semplice», esordisce l’articolo a sua firma. «Ma Helen Sharman di recente ha detto che le forme di vita aliene impossibili da individuare possono vivere in mezzo a noi. Com’è possibile?», si domanda. Il punto è che, ad oggi, non c’è una definizione di vita condivisa da tutti: da secoli, se non da millenni, il dibattito è aperto. Anzi, esistono più di cento modi diversi per indicare ciò che vive.
In alternativa, spiega la Rolfe, con un approccio imperfetto ci si può accordare dicendo che per vita si intende un sistema chimico che si auto sostiene ed è capace di evolvere darwinianamente. «L’assenza di una definizione è un grosso problema quando si cerca la vita nello spazio. Non poter definire la vita in altro modo se non “lo sapremo quando la vedremo” significa che ci stiamo davvero limitando ad un’idea geocentrica, se non proprio antropocentrica, di come la vita debba apparire. Quando pensiamo agli Alieni, spesso li dipingiamo come umanoidi. Ma la vita intelligente che stiamo cercando non deve essere per forza così», scrive l’astrobiologa.
NOI IMMAGINIAMO GLI ALIENI SEMPRE SIMILI A NOI
Evidentemente, non sono umanoidi neppure quelli che ha in mente la Sharman, quando afferma che potrebbero non essere fatti di carbonio e azoto, come noi, e per tanto non sarebbero visibili o distinguibili ai nostri occhi. «Una vita del genere esisterebbe in una “biosfera ombra” e con questo non intendo il regno dei fantasmi, ma creature non ancora individuate con una biochimica differente. Vuol dire che non le possiamo studiare e neppure accorgerci di esse perché sono al di fuori della nostra comprensione. Assumendo che sia così, questa biosfera ombra dovrebbe essere microscopica». E forse per questo ancora non l’abbiamo trovata.
In effetti-spiega la docente inglese-abbiamo pochi modi per studiare il mondo microscopico, visto che solo una minima percentuale di microorganismi possono essere coltivati in laboratorio e quindi molti di essi finora sono sfuggiti ad ogni controllo. Non solo, possiamo individuare solo quelli che “seguono le regole” e contengono un normale DNA. Insomma, troviamo soltanto la vita nelle forme già conosciute. Tuttavia, se un giorno riusciremo a scoprire qualcosa che non corrisponde alla vita come la intendiamo noi, è tutto da dimostrare che questa biosfera ombra sia davvero da considerare come aliena e non, piuttosto, semplicemente come insolita.
LA VITA BASATA SUL SILICIO NON SAREBBE IMPOSSIBILE
Ad esempio, potrebbero esistere organismi terrestri basati sul silicio– una eventualità da prendere in esame, conferma la Rolfe, vista la grande abbondanza di questo metallo sul nostro pianeta. Anche se, da punto di vita chimico, questa ipotesi incontra non poche difficoltà.«Il silicio è simile al carbonio, ha 4 elettroni utili per creare legami con altri atomi. Ma il silicio è più pesante, con 14 protoni invece dei 6 del nucleo del carbonio, Mentre il carbonio può creare forti legami doppi o tripli per formare lunghe catene utili per svariate funzioni, come costruire le pareti cellulari, per il silicio è molto più difficile. Fa fatica a creare solidi legami, così le lunghe catene molecolari sono più instabili». Inoltre, i composti in silicio non sono solubili in acqua e sono meno flessibili di quelli di carbonio.
Non di meno, ci sono a punti a favore della teoria della “vita al silicio”. L’astrobiologa ricorda un esperimento effettuato al CalTech durante il quale i ricercatori sono riusciti a far fondere una proteina batterica con il silicio. La Natura, con le molteplici capacità di adattamento, potrebbe aver trovato il modo di assemblare questa sostanza all’interno di forme viventi. Ecco perché quando pensiamo agli altri corpi rocciosi del sistema solare, come la luna di Saturno -Titano- oppure agli esopianeti non possiamo escludere questa ipotesi. Ma per trovare queste forme viventi basate sul silicio, bisogna uscire dagli schemi, andare al di là della consueta biologia terrestre e inventarsi un modo per riconoscere le biochimiche alternative che non contemplano il carbonio.
L’IPOTETICA BIOSFERA-OMBRA DELLA TERRA
In ogni caso, in qualunque forma o dimensione, quantità o luogo, se mai la troveremo, dovremo far di tutto per proteggere questa vita extraterrestre da contaminazioni e danni. Ma alla fine la Sharman ha ragione o no? Davvero gli Alieni- intesi in questo senso, come organismi dalla chimica talmente diversa dalla nostra da non essere riconoscibili- possono essere in mezzo a noi? La Rolfe, con molta cautela, conclude il suo intervento riconoscendo: «Non credo che abbiamo ricevuto visite da una forma di vita con una tecnologia in grado di viaggiare nello spazio, Ma abbiamo la prova che molecole di carbonio, i mattoni di base della vita, sono arrivate sulla Terra sui meteoriti, e questo di certo non esclude la possibilità che lo stesso sia accaduto con forme di vita a noi non familiari».