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Planet Nine: un mondo da scoprire o un buco nero?

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Cosa si nasconde ai confini del nostro sistema solare? Ad alterare le orbite di pianeti nani e asteroidi che si trovano nella Fascia di Kuipert è un pianeta ancora da scoprire oppure un mini buco nero? Sono domande alle quali potrebbe arrivare presto una risposta grazie a un nuovo strumento che sta per essere messo in azione. Il mistero che avvolge il cosiddetto Planet Nine- il Pianeta 9, da molti ancora chiamato Pianeta X– potrebbe essere svelato.

UN'IMMAGINE ARTISTICA DEL NONO PIANETA

IL  PIANETA NOVE IMMAGINATO DA UN ARTISTA

Il giallo cosmico dura da molti anni. Di recente, le analisi di diversi team di ricerca hanno portato all’ipotesi che al di là di Nettuno, tra quelli che vengono denominati Oggetti Trans- Nettuniani (TSO la sigla in inglese), si possa trovare un mondo mai osservato finora dai nostri telescopi perchè così lontano dalla luce solare da risultare troppo oscuro, tanto da essere praticamente invisibile: a seconda dei diversi calcoli, potrebbe avere una massa tra 5 e 15 volte quella della Terra e orbitare a una distanza abissale dal Sole- compresa tra 45 e 150 miliardi di chilometri.

Tuttavia, nei mesi scorsi, è stata proposta un’altra possibile spiegazione per gli effetti gravitazionali riscontrati in molti TSO: ad attirare le loro orbite potrebbe anche essere un minuscolo buco nero primordiale alla periferia del sistema solare, delle dimensioni di un pompelmo ma con una massa fino a 10 volte quella terrestre.  In questo caso, sarebbe probabilmente circondato da un alone di materia oscura che potrebbe estendersi fino a 1 miliardo di chilometri in ogni direzione. Per scoprirlo, i due fisici che hanno avanzato questa idea proponevano di esaminare i dati raccolti dal telescopio spaziale a raggi gamma Fermi in orbita attorno alla Terra: le interazioni tra le particelle di materia e antimateria oscura potrebbero rilasciare un lampo che tradirebbe la presenza del buco nero.

AI CONFINI DEL SISTEMA SOLARE ESISTE UN MINUSCOLO BUCO NERO?

AI CONFINI DEL SISTEMA SOLARE ESISTE UN MINUSCOLO BUCO NERO?

Alla luce di questo studio pubblicato nel 2019, ora Avi Loeb, direttore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Harvard, il collega Frank B. Baird e lo studente  Amir Siraj hanno firmato un articolo accettato dalla rivista scientifica The Astrophysical Journal Letters, nel quale presentano il metodo più efficace, secondo loro, per verificare la fondatezza di questa nuova ipotesi. Propongono di utilizzare il Legacy Survey of Space and Time (LSST), il progetto dell’Osservatorio Vera Rubin in costruzione in Cile. A partire dal 2022, l’osservatorio effettuerà un ampio sondaggio della volta celeste vista dall’emisfero sud, per  10 anni di fila: tra i suoi ambiziosi obiettivi, svelare il mistero della Materia e dell’Energia Oscura, controllare gli asteroidi potenzialmente pericolosi, studiare la formazione e la struttura della Via Lattea.

L'OSSERVATORIO VERA RUBIN, IN COSTRUZIONE SULLE ANDE CILENE

L’OSSERVATORIO VERA RUBIN, IN COSTRUZIONE SULLE ANDE CILENE

Ma secondo gli autori dell’articolo, l’LSST ha anche la capacità di individuare i buchi neri osservando i bagliori che si producono quando questi mostri cosmici divorano comete, asteroidi o pianeti. «In prossimità di un buco nero, i piccoli corpi che si avvicinano a esso si fonderanno come risultato del riscaldamento per l’accumulo di gas dal medio interstellare fino al buco nero. Tale accrescimento provoca emissione di radiazioni, dei lampi che rischiarano brevemente  questi oggetti  misteriosi», ha spiegato Siraj in una nota. «Poiché i buchi neri sono intrinsecamente bui, la radiazione che la materia emette nel suo cammino verso la bocca del buco nero è il nostro unico modo per illuminare questo ambiente oscuro», ha aggiunto il professor Loeb.

Il Legacy Survey of Space and Time dovrebbe essere la soluzione ideale anche per un’altra sua caratteristica: «Ha un ampio campo visivo, che copre tutto il cielo alla ricerca di emissioni luminose transitorie. Altri telescopi sono bravi a puntare su un bersaglio noto, ma noi non sappiamo esattamente dove cercare il Pianeta Nove. Conosciamo solo l’ampia regione in cui potrebbe risiedere», ha specificato Loeb. Quindi, dovrebbe essere proprio l’enigmatico Planet X il test perfetto per mettere alla prova il nuovo strumento di ricerca: si potrà verificare  l’efficacia dell’LSST e nello stesso tempo sarà possibile escludere una delle due supposizioni– c’è davvero un mondo a noi ignoto oppure esiste un minuscolo buco nero?.

L'ORBITA DI QUESTO MISTERIOSO PIANETA SAREBBE FORTEMENTE ALLUNGATA

L’IPOTETICA ORBITA DEL MISTERIOSO PLANET NINE

«Il Pianeta Nove è una spiegazione convincente per il raggruppamento di alcuni oggetti osservati oltre l’orbita di Nettuno. Se la sua esistenza verrà confermata attraverso una ricerca elettromagnetica diretta, sarà la prima rilevazione di un nuovo pianeta nel sistema solare da due secoli a questa parte, escludendo Plutone», ha detto Siraj. Tuttavia, l’impossibilità, al momento, di rilevare la luce di questo potenziale mondo rende affascinante l’idea del buco nero. «La periferia del sistema solare è il nostro cortile. Trovare Planet Nine è come scoprire un cugino che vive nella rimessa dietro casa tua di cui non hai mai saputo nulla», ha sottolineato il professor Loeb. «Solleva però immediatamente altre domande: perché c’è? Come ha ottenuto le sue proprietà? Ha modellato la storia del sistema solare? Ce ne sono altri là fuori?»

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