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Leslie Kean: «Sugli UAP servono trasparenza e nuovi sforzi»

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«C’è stato un enorme progresso negli ultimi tre anni e mezzo, credo che siamo alla soglia di un cambio di paradigma, ma c’è ancora molto da fare e naturalmente ritengo che molte informazioni debbano ancora essere rese pubbliche». Lo dice Leslie Kean, la giornalista investigativa americana che per decenni si è occupata di UFO quando quasi tutti i suoi colleghi, negli Stati Uniti e altrove, ritenevano l’argomento troppo frivolo.  Ed è anche grazie a lei e all’articolo scritto a sei mani nel dicembre 2017 per il New York Times che il mondo ha scoperto l’esistenza dell’AATIP (un programma segreto per studiare il fenomeno fino ad allora deriso o negato) e ha visto i primi due video del Pentagono.

LA GIORNALISTA INVESTIGATIVA LESLIE KEAN

LA GIORNALISTA INVESTIGATIVA LESLIE KEAN

In una lunga intervista, la freelance ha risposto alle domande di Space.com -non propriamente un sito che si occupa di oggetti volanti non identificati…Ma anche questo dà il polso di quanto le cose siano davvero cambiate e piuttosto rapidamente grazie alle aperture insperate arrivate dal Pentagono: alle prime ammissioni e ai primi filmati ufficiali sono infatti poi seguiti l’istituzione di una Task Force per indagare sugli UAP e il rapporto consegnato al congresso il 25 giugno 2021.«Quel report ha stabilito che non c’è prova che gli UAP siano nostri, russi o cinesi. Ha costretto molte agenzie a condividere le informazioni, ha meritato l’attenzione di molti politici. Anche prima, funzionari di livello elevato hanno affermato la necessità di ulteriori indagini su questi oggetti inspiegabili che ostentano una tecnologia superiore a quella in nostro possesso. Il tabù sta diminuendo e gli scienziati si stanno facendo avanti. Tutti eventi senza precedenti», ha detto la Kean.

IL COSIDDETTO VIDEO DEL"TIC-TAC ", PUBBLICATO DAL NYT NEL DICEMBRE 2017

IL COSIDDETTO VIDEO DEL”TIC-TAC “, PUBBLICATO DAL NYT NEL DICEMBRE 2017

Poco cambia che adesso i Media e le istituzioni facciano riferimento al fenomeno definendolo UAP anziché UFO, una scelta dettata solo dall’opportunità di fare un taglio netto con un passato ingombrante e per certi versi imbarazzante. La giornalista riconosce infatti che- al di là dei termini- la sostanza non cambia. «Non vedo alcuna differenza nel modo in cui i fenomeni vengono descritti.  Documenti governativi come il famoso “Memorandum  Twining” del 1947 descrivono il comportamento degli oggetti in modo identico rispetto ai documenti successivi o a quelli attuali. L’unica differenza: oggi abbiamo strumentazioni tecnologiche migliori- telecamere, radar, sensori, satelliti- rispetto a decenni fa e ciò ha incrementato la raccolta dei dati», ricorda. Insomma, il termine UAP è entrato in uso solo per evitare lo stigma associato al più abusato UFO, troppo legato a teorie della cospirazione e alla fantascienza, non perché siamo di fronte a un fenomeno nuovo o diverso. E la stessa Kean ammette di usare le due sigle in modo interscambiabile, a seconda del contesto.

IL DOCUMENTO REDATTO NEL 1947 DAL GENERALE TWINING SUGLI UFO

IL DOCUMENTO REDATTO NEL 1947 DAL GENERALE TWINING SUGLI UFO

Ora, è un dato di fatto, tutti riconoscono che gli UFO/UAP sono reali. Ma per arrivare a questo punto la strada è stata lunga e travagliata. Anche per Leslie Kean che ammette le frustrazioni e le delusioni sperimentate durante il tragitto. «All’inizio, ero sorpresa dalla mancanza di curiosità tra gli scienziati e i politici- ammette- ma anche di quanto fosse radicato lo stigma nei Media e nella cultura in generale. Non ci ho messo molto a capire che la maggior parte delle persone in grado di fare la differenza era disinformata». Un’apatia e un disinteresse che lei, così affascinata dall’argomento, trovava impossibili da comprendere, al pari dell’indifferenza dei colleghi dei giornali più quotati che avrebbero potuto, volendolo, aprire molte porte e arrivare al cuore del problema molto prima e molto più rapidamente. Ma non l’hanno mai fatto. A lasciarla senza parole era anche l’assenza di un’agenzia governativa incaricata di ricevere le segnalazioni di piloti, forze dell’ordine e altri testimoni attendibili. «Potete immaginare la mia sorpresa quando ho saputo dell’AATIP nel 2017, limitato però solo ai militari e coperto da segreto- non esattamente quello che speravo»

UN ALTRO VELIVOLO MISTERIOSO RIPRESO DA UNA NAVE MILITARE USA

UN ALTRO VELIVOLO MISTERIOSO RIPRESO DA UNA NAVE MILITARE USA

Ma il futuro cosa ci riserva? Dopo il rapporto dell’Intelligence, quale sarà il prossimo passo per procedere nella comprensione di questo sfuggente fenomeno? «Dobbiamo disporre di una task force ben finanziata con più personale in grado di accedere alle informazioni di tutte le agenzie governative e consolidarle», risponde la giornalista. Ma non solo: «I migliori esperti di vari settori devono analizzare questi dati. Dobbiamo capire la radice del fallimento dell’Intelligence che ha ostacolato una ampia indagine in seno al Governo sull’UAP. I rapporti per i comitati pubblici e del Senato devono continuare a essere rese note su base regolare. E naturalmente credo che molte più informazioni dovrebbero essere rilasciate al pubblico: nei dossier del DOD ci sono molti più video e fotografie di quelli che abbiamo visto finora. Penso che la gente abbia diritto a questi e ad altri dati, la segretezza in questo caso è eccessiva, nonostante la necessità di una classificazione per motivi di sicurezza nazionale.»

SAREBERO NUMEROSI I VIDEO E LE FOTO NON ANCORA RESI PUBBLICI

SAREBERO NUMEROSI I VIDEO E LE FOTO NON ANCORA RESI PUBBLICI

Se avremo fortuna, prosegue la Kean, potremmo prima o poi assistere ad audizioni pubbliche del Congresso sull’argomento. E alla fine, sapremo finalmente da dove arrivano questi oggetti misteriosi. Il report del giugno 2021 non ha escluso del tutto l’eventualità- ritenuta comunque assai remota dagli esperti militari- che siano di provenienza russa o cinese. Chissà, servirà forse uno sforzo comune che coinvolga anche Mosca e Pechino per arrivare a definire origine e natura di quei velivoli straordinari. Quel giorno il mondo sarà diverso. Ma arriveremo mai a una piena rivelazione, quella che in lingua inglese si definisce disclosure? «Dipende da quello che si intende. C’è gente che pensa che un giorno dei funzionari del governo si faranno avanti e annunceranno che le astronavi extraterrestri ci hanno fatto visita per 70 anni e lo avevamo sempre saputo. Non credo che accadrà mai. Tuttavia, se arriveremo alla dichiarazione ufficiale e universalmente accettata che questi oggetti non sono nostri, russi, cinesi o prodotti da qualsiasi Paese della Terra, ciò rivelerebbe che almeno alcuni UFO non sono originari di questo pianeta.»

LA KEAN SI AUGURA AUDIZIONI CONGRESSUALI APERTE AL PUBBLCO

LA KEAN SI AUGURA AUDIZIONI CONGRESSUALI APERTE AL PUBBLICO

 Un processo lento e graduale, per dare a tutti il tempo di accettare il cambio di paradigma nei confronti del quale- sospetta la freelance americana- permangono però forti resistenze. Serve l’ultimo sforzo, per internazionalizzare la questione e renderla un problema da affrontare in modo globale. «È così. Mie fonti mi hanno detto che altre Nazioni ci hanno contattato da quando è stato pubblicato il rapporto sugli UAP di giugno. La Cina ha istituito la propria task force, il Sud America è attivo nelle indagini sui fenomeni aerei non identificati. La cooperazione internazionale tra funzionari governativi e tra scienziati è fondamentale per andare avanti. E credo che i ricercatori accademici debbano seguire l’esempio di Avi Loeb di Harvard e diventare più coinvolti, avviando le proprie esplorazioni indipendenti su questo fenomeno.» Con un doppio effetto: non solo potrebbero finalmente trovare le risposte finora sfuggite agli analisti dell’Intelligence, ma in più – non essendo vincolati dall’obbligo della segretezza- potrebbero condividere con il pubblico le loro scoperte, al contrario di quanto fatto finora dai Governi.

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