Basta onde radio. Ora cerchiamo la luce. La ricerca di eventuali civiltà extraterrestri potrebbe presto cambiare registro. Da qualche decennio a questa parte- da quando insomma è partito l’esperimento del Seti (Search for extraterrestrial intelligence), gli scienziati sono rimasti invano in ascolto di messaggi radio provenienti da mondi lontani. Il silenzio è stato assordante.
E se davvero- come molti illustri fisici hanno affermato- stessimo sbagliando metodo di ricerca? Una possibile alternativa è già stata individuata. Se lassù, nel cosmo, ci sono forme di vita intelligenti, sicuramente hanno insediamenti. Magari, sono grandi città simili alle nostre. E chissà, forse illuminate giorno e notte come le metropoli della Terra. Ecco dunque l’idea: cerchiamo l’emissione di luce artificiale.
Con gli attuali strumenti, saremmo in grado di inviduare una città grande come Tokyo all’estremità del nostro sistema solare- ad esempio, se gli E.T. avessero deciso di costruire un avamposto su un planetoide trasnettuniano o su un asteroide della Fascia di Kuiper. Per scoprirne altre su pianeti che orbitano attorno alle stelle più vicine a noi (in termini, ovviamente di anni-luce) dovremmo costruire telescopi più potenti. Ma possediamo già la tecnologia adatta.
“ Tutto ciò ci aprirà una nuova finestra per guardare in direzione della vita extraterrestre– afferma Avi Loeb, dell’Università di Harvard. Il principio di partenza è, per l’appunto, la luce. La brillantezza varia in base alla sorgente luminosa, visto che la luce decresce in modo esponenziale in virtù della distanza che percorre. Dunque la luminosità artificiale emessa da un corpo celeste si comporterà diversamente rispetto alla luminosità prodotta dal sole- che deve prima raggiungere l’oggetto e poi essere “catturato” dal telescopio. E così gli astronomi potrebbero facilmente riconoscere un pianeta abitatoda uno semplicemente soleggiato…
Anche i telescopi più semplici saprebbero distinguere la luce artificiale: ”Potremmo persino dire cosa emette un determinato tipo di luminosità- continua il professor Loeb. “Certo, si potrebbe obiettare che è molto improbabile trovare civiltà aliene che emettano raggi di luce dalla Fascia di Kuiper. Ma visto che possiamo effettuare la ricerca senza spendere un soldo in più, perché non provarci?”.
Gli fa eco un altro ricercatore, Greg Laughlin, impegnato nello studio dei pianeti extrasolari all’Università della California, a Santa Cruz. “Sono molto scettico a proposito- ammette- Sarei pronto a puntare una somma di denaro che non troveremo oggetti dotati di luce artificiale nel nostro sistema solare. Ma sono anche pronto a perdere la scommessa…E questa idea potrebbe essere perfettamente applicata nella ricerca di vita intelligente sugli esopianeti.”
Sempre ammesso che E.T. ami le insegne al neon e non preferisca vivere nel buio profondo…
Sabrina Pieragostini