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Il padre della panspermia ora dice:”La vita è ovunque nell’Universo”

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La vita? È lecito immaginare che possa trovarsi ovunque nell’Universo. Questa affermazione coraggiosa arriva da uno dei luminari in materia, il professor Chandra Wickramasinghe, docente all’Università di Cardiff e  direttore del nuovo centro di ricerche presso il Buckingham Center di Astrobiologia. Scrivendo su una rivista specializzata, il “Giornale di Cosmologia”, il padre della teoria nota come “panspermia”  si è sbilanciato,  e molto, sull’ origine della vita sulla Terra tanto da ammettere che i veri extraterrestri, in fondo, siamo noi…

SECONDO LA PANSPERMIA, LE COMETE HANNO "INSEMINATO" LA TERRA AI PRIMORDI

Ovunque guardiamo, afferma infatti il professore, vediamo l’esistenza di forme di vita- quelle più semplici,  i microbi. Le scoperte astronomiche più recenti, infatti, hanno mostrato che le molecole organiche complesse  paragonabili chimicamente ad esseri viventi compongono circa un terzo di tutta la materia a base carbonio presente nello spazio interstellare.

Come dicevamo, il professor Wickramasinghe deve la sua fama ad una  teoria rivoluzionaria elaborata qualche decennio fa insieme al collega Fred Hoyle: entrambi sostenevano  che i microbi avessero viaggiato a bordo delle comete attraverso lo spazio profondo fino ad arrivare sul nostro pianeta,  “inseminando” così la Terra delle origini. La panspermia, una volta contestata e osteggiata dal mondo accademico, ora sembra l’ipotesi più accreditata per giustificare la comparsa dei “primi mattoni” della vita nel brodo primordiale. Ma per arrivare a questa ipotesi condivisa- scrive l’astrobiologo- la strada è stata lunga e anche amara.

LE COMETE E LA POLVERE INTERSTELLARE SONO FORMATE DA MOLECOLE ORGANICHE

Cinquant’anni fa, quando le sue idee iniziarono a circolare, la conquista spaziale e le nostre nozioni sul cosmo erano agli albori. Era infatti il 1961 quando il primo uomo della storia, Yuri Gagarin, orbitò attorno allla Terra a bordo di una navicella spaziale. Un traguardo enorme per i tempi, nei quali- ricorda il professore- praticamente tutti gli astronomi erano convinti che la polvere cosmica fosse formata da ghiaccio inorganico. Le affermazioni di Wickramasinghe ed Hoyle che invece la ritenevano di natura organica sembravano un’eresia e provocarono feroci contrapposizioni .

Ci sono voluti cinque, lunghi decenni, ma anche nuove sofisticate strumentazioni e  il contributo in termini di idee e di studio di centinaia di ricercatori per dirimere la questione. Ora la composizione delle comete e della polvere intestellare è stata accertata- oltre che accettata– e sta iniziando a passare anche la convinzione di una connessione diretta con l’inizio della vita sul nostro pianeta. Insomma, un po’ per volta le teorie una volta ritenute assurde oggi vengono dimostrate ed accolte.

Ecco perchè l’astrobiologo di origine cingalese è certo che nei prossimi decenni appariranno evidenti ed ovvie altre affermazioni che oggi scatenano opposizioni e diatribe tra gli scienziati. “La battaglia che ci ha portato ad una visione della nascita della vita da geocentrica a cosmica è stata  difficoltosa- scrive. Ma dopo 50 anni, l’immagine che ne emerge è che noi tutti, in un certo senso, siamo degli Alieni!

I "MATTONI DELLA VITA" SAREBBE DIFFUSI OVUNQUE NELLO SPAZIO

Tra le scoperte più importanti degli ultimi anni, per Wickramasinghe,  c’è quella del team del professor Takahiro Sumi, dell’Università di Osaka, che pochi mesi fa ha stabilito l’esistenza di miliardi di cosiddetti “pianeti canaglia”. Con questo nome, si indicano i corpi planetari- spesso di dimensioni simili a quelle di Giove o ancora maggiori- che vagano nello spazio, senza orbitare attorno ad un sole. Il loro numero, nella nostra galassia, sarebbe doppio rispetto a quello delle stelle e spiegherebbe dov’è finita la massa mancante della Via Lattea.

A questi pianeti girovaghi, si devono poi aggiungere milioni di miliardi– e qui le cifre si fanno davvero impressionanti- di altri pianeti che invece sono collegati ad una stella. Quindi, solo nella nostra galassia  esistono infiniti mondi possibili che fanno pensare direttore del Buckingham Center  che la vita sia una condizione estremamente comune. Anzi, l’ipotesi del professore è affascinante:”Una larga parte dei pianeti canaglia hanno zone abitabili sotto una spessa atmosfera di idrogeno. I microbi fluttuando nello spazio potrebbero radicarsi nelle zone abitabili di miliardi di super-Terre in viaggio nel cosmo”.

UN'ELABORAZIONE GRAFICA DI UN "PIANETA CANAGLIA"

Ipotesi folli? Sembrava così, fino a poco tempo fa, anche la possibilità che le comete fossero servite da “navette” per trasportare da un luogo all’altro della galassia i mattoni della vita.  La conclusione del professore è allora spiazzante per la maggior parte dei suoi colleghi. Dice infatti:”Miliardi di pianeti simili alla Terra implicano forme di vita simili a quelle della Terra. Noi siamo parte di una catena di creature, una catena che collega la vita sul nostro pianeta con le parti più remote dell’Universo”. Coraggioso, il professor Wickramasinghe…

SABRINA PIERAGOSTINI

 

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