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Dopo oltre 13 anni di studi, esami, polemiche e contestazioni, sembra davvero vicina la svolta sul cosiddetto “Starchild“, il cranio dalla forma anomala ritrovato in una grotta messicana. Uno dei genetisti al lavoro su un frammento osseo avrebbe trovato la prova che non si tratta di un teschio umano.

IL TESCHIO DEL COSIDDETTO "STARCHILD"

La querelle tra accademici e ricercatori alternativi è lunga. I primi hanno sempre sostenuto che l’aspetto insolito di quel cranio fosse semplicemente dovuto ad una malformazione: strana finchè si vuole, ma solo il frutto di un’alterazione genetica all’interno della specie Homo Sapiens Sapiens. Quei resti, scoperti da una ragazzina negli anni ’30, erano appartenuti dunque ad una persona molto sfortunata. Ma pur sempre una persona.

Ben diversa l’opinione di chi ha invece ipotizzato fin da subito che potesse essere il corpo di un Visitatore Spaziale. Le grandi orbite oculari, l’apertura nasale piccolissima, la diversa attaccatura della vertebra atlantidea e la deformità della scatola cranica facevano pensare ad un Alieno, specialmente alla classica fisionomia di un  “Grigio”. Ma per poterlo affermare, servono prove scientifiche.

È quello che ha cercato di fare il “Progetto Starchild”, promosso da Lloyd Pye nel 1999 , quando i proprietari di quello stranissimo teschio – Ray e Melanie Young- si sono rivolti a lui per capire a chi fosse mai appartenuto e cosa avesse provocato quelle anomalie. Nel corso degli studi, si sono fatti alcuni passi avanti. Ad esempio, si è appurato che quei resti sono antichi di almeno 900 anni e che le ossa sono molto più resistenti delle nostre perchè ricchissime di minerali. E inoltre- a dispetto delle sue dimensioni- lo “Starchild” non era un bambino, ma un adulto.

LLOYD PYE CON IN MANO LO STRANO REPERTO

Eppure, nonostante gli sforzi,  finora i test sul DNA non hanno potuto dimostrare in modo incontrovertibile che si tratta davvero di un “Figlio delle Stelle”. Le varianti genetiche riscontrate non hanno impressionato troppo la scienza ufficiale, anche se tante alterazioni in un solo individuo sfidano la logica oltre che la statistica. Ma in nome del principio “la natura può tutto”, l’argomento sembrava archiviato.

Le notizie più recenti che arrivano da Oltreoceano sembrano però aprire un capitolo nuovo e clamoroso. Un genetista del Progetto Starchild sarebbe riuscito ad estrarre dall’osso un frammento del gene FOXP2. Secondo le ultime teorie, questo gene contiene le istruzioni per sintetizzare una proteina  fondamentale per la coordinazione tra i movimenti della bocca, gli organi di fonazione (come laringe e corde vocali) e gli impulsi elettrici inviati dal nostro cervello. Insomma, FOXP2 è indispensabile per lo sviluppo del linguaggio. E la sequenza trovata in Starchild non è uguale alla nostra.

 Il risultato non è ancora definitivo e deve essere ancora confermato in un laboratorio indipendente. Ma se fosse proprio così, allora sarebbe la scoperta più dirompente della Storia, perchè saremmo di fronte alla dimostrazione che quella creatura non era del tutto umana– o forse, non lo era per nulla. Una prova concreta, questa volta, e non confutabile: perchè il DNA è scienza, non opinione. Sembra che in Starchild il gene FOXP2 si differenzi dal nostro per ben 56 coppie di base.

LA RICOSTRUZIONE DELL'IPOTETICO VOLTO DELLO "STARCHILD"

L’importanza di questa scoperta che potrebbe davvero essere epocale la spiega così Lloyd Pye: <Dal momento che la genetica è la matematica della biologia, il DNA dello Starchild  ci ha fornito l’unico mezzo per superare la consueta spiegazione dello “scherzo di natura” che capita una volta su un millione. Sfortunatamente, abbiamo dovuto attendere un decennio prima che fosse perfezionata una tecnologia in grado di recuperare e sequenziare il DNA antico – risalente come questo a ben 900 anni fa.

Una simile tecnologia è infatti in uso da pochissimo tempo, ma  il suo iniziale costo proibitivo adesso è arrivato alla portata di investimenti ragionevoli.  Finalmente noi ora possediamo delle analisi, per quanto  parziali, sufficienti a farci dire che quando raggiungeremo la mappatura completa del suo genoma, esso risulterà essere radicalmente diverso da quello umano.>

SABRINA PIERAGOSTINI

 

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