Misteriose luci in movimento, lampi improvvisi ed inspiegabili, oggetti volanti non identificati. Una categoria di stranezze che non compare solo nelle dubbie immagini– chissà quante volte volutamente manipolate- di tanti comuni cittadini. No, gli Ufo, o se preferite gli Uap ( Unidentified aerial phenomena), hanno spesso fatto la loro comparsa, imprevisti e non graditi, anche nei filmati ufficiali della Nasa. Talvolta persino in diretta Tv…
APOLLO 16: UN UFO VICINO ALLA LUNA O SOLO UN RIFLESSO?
Da quando, negli anni ’60 del secolo appena passato, è iniziata l’esplorazione spaziale, le telecamere piazzate sulle astronavi utilizzate per uscire dall’atmosfera terrestre hanno di sovente catturato scene sorprendenti, come oggetti luminosi fluttuanti vicino alla Luna oppure proprio attorno alle nostre navicelle. Immagini sempre rapidamente archiviate dell’ente aerospaziale americano.
Di quei video che nel corso degli anni hanno imbarazzato gli scienziati tratta l’ultima puntata della serie “Siamo soli?”, in onda stasera, negli Stati Uniti, su Science Channel. Il documentario si prefigge di far chiarezza sull’argomento, per capire se siamo di fronte a vere prove di vita aliena o a realtà umane solo travisate.
“I file mai spiegati della Nasa”, questo il titolo dello speciale, ripercorre così tutte le principali anomalie registrate durante varie missioni spaziali- da Mercury a Gemini, dallo Shuttle fino alla Iss– con le spiegazioni degli esperti in materia, ma anche con le testimonianze degli astronauti che hanno assistito in prima persona a fenomeni insoliti.
Uno degli episodi affrontati questa sera, ad esempio, risale al 3 giugno del 1965, durante la missione Gemini IV nella quale Ed White fu il primo americano a compiere una passeggiata nello spazio. Durante il volo, però, ad un certo punto il comandante Jim McDivitt notò un oggetto:”Nel momento in cui lo vidi, dissi che c’era qualcosa di fronte a me o all’esterno della navetta che non ero in grado di identificare e non sono stato capace di farlo in seguito, nè credo che altri lo faranno mai”, disse qualche anno dopo in un’intervista lo stesso McDivitt.
- IL COMANDANTE DI GEMINI IV, JAMES ALTON MCDIVITT
Ecco il suo racconto: “Eravamo in volo e il mio compagno, Ed White, stava dormendo. Non potevo vedere nulla davanti a me eccetto il cielo nero. Ma non appena abbiamo fatto una rotazione, mi sono accorto che di fronte c’era qualcosa di bianco, dalla forma cilindrica con un polo che spuntava da un lato: sembrava una lattina di birra con una matita sporgente.”
L’astronauta non seppe indicare quanto vicino fosse all’astronave quell’oggetto, nè le sue reali dimensioni: nello spazio profondo, mancando tutti punti di riferimento, la percezione di queste caratteristiche risulta molto difficile. Tuttavia, McDivitt prese due telecamere e filmò. “Quando il Sole si è riflesso sul finestrino, però, non sono più riuscito a vedere l’oggetto e la cosa è scomparsa“, continuava il suo racconto. “Alla base controllarono le registrazioni del NORAD per vedere cosa avevano sul radar, ma non c’era niente di così vicino a noi.”
Pochi giorni dopo, i due astronauti rientrarono sulla Terra e consegnarono tutti i filmati al Centro spaziale di Houston. Ma quando la Nasa diffuse le immagini riprese dal volo Gemini, McDivitt rimase deluso.”Vidi le foto che vennero rese pubbliche. Sono andato avanti e indietro, fotogramma per fotogramma, in tutte le immagini che avevo fatto…E non c’era niente che assomigliasse a quello che avevo visto.”
La spiegazione degli scienziati fu semplice: l’astronauta aveva semplicemente osservato uno degli stadi del razzo che li aveva portati nello spazio. Così sostiene anche l’ex ingegnere aerospaziale James Oberg, uno dei massimi esperti del settore, interpellato dalla trasmissione di Science Channel. “Stava facendo una manovra per avvicinare il più possibile la capsula al secondo stadio del vettore Titan, per tentare per la prima volta un rendezvous, ecco quello che ha visto senza riconoscerlo” spiega Oberg.
SHUTTLE COLUMBIA, 1996: OGGETTI CIRCOLARI COMPAIONO VICINO AL CAVO PERSO NELLO SPAZIO
Un altro caso famosissimo che sarà approfondito questa sera è poi il cosiddetto “Tether Incident“, ovvero “l’incidente del cavo” avvenuto mentre l’equipaggio dello Space Shuttle Columbia, nel 1996, stava cercando di lanciare un satellite collegato alla navetta con una sorta di guinzaglio lungo 19 chilometri. Improvvisamente, il cavo però si spezzò e si allontanò dallo Shuttle.
A quel punto, le telecamere che seguivano tutte le operazioni ripresero una serie di oggetti circolari che si avvicinarono alla fune ormai alla deriva nello spazio, volandole intorno, davanti e dietro. Sembravano, visti in rapporto al cavo, di grandi dimensioni e soprattutto dotati di movimenti intelligenti. Insomma, dei veri e propri Ufo.
Le analisi di Marc D’antonio, fotografo esperto in effetti speciali e consulente, con la sua società, della Marina Americana e del Congresso Usa, però, smontano questa ipotesi. Riproducendo sul set la scena, ha individuato a suo dire la vera natura di quelle sfere luminose: nient’altro che pulviscolo. “Le particelle brillano e sono fuori fuoco, sembrando così molto grandi. L’illusione ottica fa il resto, mostrandole passare dietro alla fune anche se in realtà ci passano davanti.”
Dunque alla domanda se queste e altre immagini riprese nello spazio possono essere la dimostrazione dell’esistenza di vita aliena, dalle prime anticipazioni sembra che il documentario risponda decisamente di no. Tuttavia nella puntata vengono ascoltati anche studiosi di parere opposto, convinti che prima o poi queste prove saranno trovate. Come Seth Shostak, astronomo presso il Seti, in California.
L'OGGETTO FOTOGRAFATO DALLO SHUTTLE COLUMBIA NEL 1986. PER LA NASA, ERA UNA TEGOLA DI RIVESTIMENTO STACCATASI DALLA NAVETTA
“Stiamo iniziando a scoprire pianeti simili alla Terra, tutti i segnali stanno portando verso la stessa direzione, vale a dire che molto probabilmente c’è vita, là fuori“, afferma il ricercatore. “Il numero dei mondi alieni nella sola parte dell’Universo che possiamo vedere è pari ai granelli di sabbia di tutte le nostre spiagge. Il concetto di fondo è molto semplice: con questa quantità stratosferica di pianeti sparsi nel cosmo è altamente improbabile che siamo soli nell’Universo.“
Opinione condivisa anche dal veterano tra gli astronauti, Story Musgrave, con sei missioni Shuttle all’attivo ( un record, il suo), sicuro che i Terrestri non sono l’unica forma di vita intelligente. Eppure, neppure lui pensa che l’incontro tra noi e Loro sia già avvenuto.
“Basandomi sulla interpretazione di quello che ho incontrato sulla mia strada, non posso arrivare alla conclusione che siamo già stati visitati, nel passato o al giorno d’oggi”, dice. “So che altri astronauti pensano che ci siano le prove, ma per me non è così. Neppure credo a tutte le teorie cospirative secondo le quali c’è stata una copertura delle informazioni sulla presenza extraterrestre. Non di meno, sento che gli Alieni esistono, sono ovunque attorno a noi e percorrono rotte interstellari.”