Missione su Marte. Mentre i privati- primi tra tutti, gli Olandesi di MarsOne- si sono già fatti avanti per organizzare il viaggio storico verso il Pianeta Rosso, la NASA non sta certo a guardare. Anzi, mette in campo tutta la sua tecnologia per portare sul suolo marziano il primo equipaggio umano. E nel migliore dei modi.
Durante una visita agli impianti dell’ Aerojet Rocketdyne ( la compagnia della GenCorp con base a Sacramento, in California), il grande capo dell’ente spaziale americano Charles Bolden ha dichiarato che l’obiettivo principale è dimezzare il tempo di percorrenza previsto per raggiungere Marte. “Ad oggi, è una missione di circa 8 mesi: vorremmo ridurlo della metà” , ha detto esplicitamente.
Come? Grazie ad una tecnologia a propulsione superveloce da potenziare ed incrementare nei prossimi anni che include anche motori ad energia elettro-solare e forse anche razzi nucleari. Quattro mesi al posto di otto significherebbero una quantità molto ridotta di pericolose radiazioni per gli astronauti e anche un minor carico di acqua, cibo e altri generi essenziali per l’equipaggio.
Nel suo giro per gli stabilimenti, Bolden era accompagnato dal presidente dell’Aerojet Rocketdyne, Scott Seymour, e dalla vicepresidente Julie Van Kleeck. Una volta poi seduto in conferenza stampa, il terzetto ha chiacchierato dei sistemi di Propulsione Elettro-Solare ( acronimo in lingua inglese, SEP) che l’industria spaziale collegata alla NASA sta progettando.
“Stiamo tentando di raggiungere livelli di maggior potenza, questo è il prossimo passo”, ha confermato Seymour riferendosi ai motori da 5 kilowatt attualmente in costruzione per la missione robotica della NASA. “Quindici kilowatt potrebbero essere il prossimo step. E poi, in una prospettiva a lungo termine, da 50 a 100 kilowatt”. E come ha ricordato Bolden, il vantaggio di usare questo tipo di energia a cella solare al posto degli attuali motori è notevole: non servono tonnellate di propellente liquido e -potenzialmente- si può volare per sempre.
Ma queste unità elettricosolari, che generano la spinta attraverso l’accelerazione di atomi e molecole, hanno dei limiti in ciò che possono realizzare. Ecco perché già si discute dei futuri razzi spaziali ancora più evoluti: la Van Kleeck ne ha parlato, citando la propulsione nucleare. In passato, la NASA l’aveva già studiata nel progetto denominato NERVA, ossia Nuclear Engine for Rocket Vehicle Performance.
Nonostante i risultati incoraggianti, il progetto è stato abbandonato nel 1972. Ma ora, diventa un punto da cui ripartire. “Il nostro Paese ha fatto un gran lavoro negli anni ’60 e ’70, adesso abbiamo la tecnologia per perfezionare quel sistema, rendendolo più economico e più sicuro”, ha garantito la vicepresidente dell’azienda che produce motori a propulsione e razzi.
Da parte sua, Charles Bolden ha espresso la volontà dell’agenzia che dirige di puntare, sempre di più, su sistemi in grado di “fare la differenza”. “Voglio che l’industria si focalizzi sull’incremento della velocità degli spostamenti. Dobbiamo farlo molto meglio di quanto non abbiamo fatto finora e dobbiamo investire denaro.” Con una navetta più leggera, più potente, più tecnologica, il viaggio verso Marte sarà più rapido, più sicuro e anche più fattibile.
A sostenere, incondizionatamente , l’idea di spedire i nostri astronauti lassù è uno che di missioni storiche se ne intende: Buzz Aldrin, il secondo uomo dopo Neil Armstrong ad aver posato il piede sulla Luna nel 1969. Da anni insiste che il Pianeta Rosso è la nuova frontiera spaziale da raggiungere. Ora ha promosso una singolare campagna: si fa intervistare e fotografare con indosso una maglietta molto esplicita. La scritta recita: “Get your ass to Mars”. Un po’ volgare, ma chiara:”Porta le tue chiappe su Marte…”
SABRINA PIERAGOSTINI