Mauro Biglino:”Navi spaziali ed armi micidiali nell’Antico Testamento”
14 Agosto 2011
E’ un pomeriggio caldo. Mauro Biglino ha appena terminato il suo intervento in una conferenza alle porte di Milano. Ma ha ancora voglia di parlare e di spiegare ciò che le sue traduzioni letterali del Codice masoretico di Lenigrado hanno portato a galla. Ora, messo nero su bianco nel “Libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia”. Inclusa anche la presenza di astronavi spaziali nei cieli sopra la Palestina decine di secoli fa…
<Se si parte dal presupposto che la Bibbia sia un testo di cronaca, si deve credere a tutto quello che viene scritto. Se invece il presupposto è che sia un testo teologico, allora certi passi vengono esclusi perchè “impossibili”. Io sostengo che nella Bibbia si parli esplicitamente di astronavi e nel mio libro elenco anche i passi che solitamente non vengono presi in considerazione da questo punto di vista. Il più famoso, come sappiamo, è la “visione” di Ezechiele che racconta di un carro celeste. Ma non è l’unico. Anche Jahweh appare a Mosè su una macchina volante dalle caratteristiche particolari- perché uccide chi gli sta vicino. Dio non può controllarne gli effetti, così invita Mosè a starne lontano oppure a nascondersi dietro a delle rocce per non rimare ucciso. Insomma, quello che Dio non può fare- controllare gli effetti delle sua macchina- lo fa una semplice pietra. Eppure la traduzione consueta di questo passo recita: “Mosè vide la gloria di Dio”. Un concetto astratto- la gloria- al posto di uno concreto- una macchina. E’ un percorso senza senso, salvo voler ricorrere al concetto che la religione usa spesso: il mistero. Perchè col mistero si può dar spiegazione a ciò che è inspiegabile. Ma se si legge letteralmente il testo, non ce n’è bisogno. E’ tutto così chiaro!>
E di macchine strane, dai poteri soprannaturali, nell’Antico testamento se ne trovano… Forse quella più enigmatica, sparita nel nulla già in epoche remote, è la famosa Arca dell’Alleanza. In grado- dice la Bibbia- di incenerire non solo i nemici, ma anche gli sprovveduti che osavano avvicinarsi troppo ad essa.
<E lo faceva davvero! L’Arca, secondo il rabbino Moshe Levin, era un condensatore elettrico, un potente macchinario capace di accumulare ed erogare energia . Il suo utilizzo era riservato a quanti erano addestrati ed abilitati a farlo. Chi tentava di usarla senza la necessaria competenza, faceva una brutta fine. I Filistei, durante una battaglia, riuscirono ad impadronirsene. Ma dopo qualche giorno, furono costretti a restituirla perché non sapendo come usarla venivano uccisi uno dopo l’altro dall’Arca. Siamo tutti in attesa di sapere se quella conservata nella cappella di Santa Maria di Sion ad Axum, in Etiopia, sia la vera Arca dell’Alleanza. Ho letto un’intervista al patriarca del posto che ha promesso di mostrarla in pubblico entro il 2012. Speriamo. Certo, se fosse quella originale, sarebbe la prova inquietante di una tecnologia che nel passato non avrebbe potuto esistere. Per altro, aveva anche altri scopi, non solo quelli di arma. >
Ed è uno degli argomenti che Mauro Biglino affronterà nel suo prossimo libro e che ci anticipa…
<Aveva forse anche la funzione di intermediazione per comunicazioni-radio. Tant’è che la Bibbia dice espressamente che quando Mosè entrava nel tempio-tenda del deserto, parlava con Elohim tramite l’Arca dell’Alleanza. Elohim era lontano, eppure la sua voce era udita da Mosè in mezzo a degli oggetti che vengono definiti “cherubini”. Ma bisogna sapere che il termine “kerùv” da cui deriva “cherubino” indica l’atto del coprire. Quindi ogni volta che leggiamo “kerùv” non dobbiamo pensare all’angioletto biondo, ma ad un oggetto che ha una determinata posizione, che funge da copertura di qualcosa. Questi “cherubini” dunque erano posti sopra l’Arca , come dei pannelli, e da lì giungeva la voce di Dio. >
Un’arma micidiale, un trasformatore di energia, una radio interstellare… Sembra pura fantascienza. Ma- lo ricordiamo ancora- nulla di tutto ciò è frutto dell’immaginazione o dell’interpretazione soggettiva di Mauro Biglino. <Assolutamente. Io mi limito a riportare i versetti in ebraico e a tradurli letteralmente in italiano. Io non posseggo alcuna verità- voglio essere chiaro. Io mi metto in discussione in continuazione e do a tutti la possibilità di verificare se quello che ho tradotto sia esatto oppure no.>
Tra le assurdità che assumono un nuovo significato alla luce delle ricerche di Biglino, una mi ha stupito. Non avevo mai capito veramente perché il Dio dell’Antico Testamento- al pari delle divinità olimpiche- pretendesse sacrifici animali ai suoi devoti. Agnelli, capri o interi buoi immolati sull’altare e bruciati, completamente, per far piacere all’Onnipotente in quello che viene definito olocausto. Ma perché? La spiegazione fornita da Mauro Biglino mi ha illuminato come un flash accecante…
<Sì, sorprendeva anche me il fatto che questi Elohim volessero sentire la puzza di bruciato nelle narici perché dava loro tranquillità. Lo traducevo così, tra virgolette, come recitava il testo originale, ma non lo capivo. Così ho iniziato a raccontarlo nelle mie conferenze, consapevole che prima o poi qualcuno mi avrebbe detto: “Stai dicendo una colossale cretinata”. E invece dagli interventi in sala da parte di medici e neurofisiologi ho capito. Mi hanno spiegato che quando cuociamo la carne sulla griglia, quando facciamo un normale barbecue, ci sono delle trasformazioni molecolari nella carne, in base ai quali gli acidi grassi assumono la struttura molecolare delle endorfine- che come sappiamo sono quegli ormoni che il nostro cervello produce per farci rilassare. Insomma, quando la Bibbia scrive- migliaia di anni fa- che gli aromi delle vittime immolate sull’olocausto erano tranquillizzanti per gli Elohim – non dice piacevoli o graditi, ma proprio tranquillizzanti…- anticipa ciò che la scienza ha appurato in epoche recenti. Quindi, dopo aver tradotto, ho ottenuto la spiegazione fisica e neurofisiologica di ciò che raccontavo solo perché così era scritto. Non solo. Mi sono imbattuto poi in un’altra ulteriore spiegazione. E me l’ha data la NASA. Infatti sembra che l’odore che più di tutto ricorda lo spazio agli astronauti sia l’odore di carne cotta. Non perché lo spazio emani questo profumo, ovviamente, ma è l’odore prodotto da un fenomeno particolare che avviene sulla loro pelle: la desquamazione produce cellule che a contatto con l’atmosfera artificiale della navicella si ossidano rapidamente, generando un odore simile alla carne bruciata. Qualche anno fa la NASA ha persino incaricato un produttore di profumi di elaborare un’essenza del genere, di modo da far abituare gli astronauti all’ odore con il quale dovranno convivere a lungo, durante le missioni spaziali. Possiamo allora supporre che agli Elohim quel profumo di griglia piacesse molto perché ricordava loro il viaggio spaziale intrapreso per arrivare sulla Terra… >
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