Le leggi dell’Universo non sono universali… E’ un’affermazione apparentemente paradossale che sconvolge uno dei punti fermi della scienza moderna- ovvero la costanza della fisica.
L'esperimento del 1820 di Hans Cristian Oersted che aprì la strada allo studio dei fenomeni legati all'elettromagnetismo
Da Galileo in poi, si è sempre accettato come assunto incontestabile che i principi che regolano la natura abbiano la stessa forma matematica rispetto a qualunque sistema di riferimento basato sul principio di inerzia.
E invece le ultime ricerche in materia sembrano sconfessare anche questa certezza. Lo studio che apre scenari imprevedibili nell’interpretazione del cosmo arriva dall’Università del Nuovo Galles del Sud, dall’Università della Tecnologia di Swinburne e dall’Ateno di Cambridge. L’equipe di ricercatori ha infatti appurato che una delle quattro forze fondamentali della fisica- l’elettromagnetismo– misurata con la cosiddetta “costante di struttura fine” il cui simbolo è la lettera greca Alfa, varia da una zona dell’Universo all’altra.
James Clerk Maxwell (1831-1879), il padre della moderna teoria dell'elettromagnetismo
I primi segnali che Alfa non fosse affatto costante come si credeva risalgono ad un decennio fa, quando il professor John Webb, il collega Victor Flambaum e altri scienziati effettuarono approfondite osservazioni da un centro di ricerca alla Hawaii. Quegli studi, però, erano limitati ad una determinata area del cielo e quindi non vennero ritenuti significativi dal mondo accademico.
Il team in azione adesso invece ha raddoppiato il campo di analisi e ha misurato il valore di Alfa in circa 300 galassie lontanissime dalla nostra, utilizzando il “Very Large Telescope” costruito in Cile . “Il risultato ci ha fatto restare senza parole”- ha detto il professor Webb. “In una direzione dell’Universo, il valore di Alfa va gradualmente diminuendo, mentre del senso opposto è sempre più forte“.
L'Universo e le sue "forze"
Una scoperta sensazionale. Se verrà confermata, avrà sicuramente enormi conseguenze nella nostra comprensione del tempo e dello spazio, perchè è in aperta contraddizione con i pricipi che sottintendono alla Legge della Relatività Generale di Albert Einstein. “Simili violazioni sono contemplate in alcune delle moderne <Teorie del Tutto> che cercano di unificare tutte le leggi della fisica finora conosciute- spiega il professor Flambaum. “Ma il lento, progressivo cambiamento del valore di Alfa può anche implicare che l’Universo è molto più grande nella sua parte osservabile di quanto ipotizzavamo. Insomma, è potenzialmente infinito.”
Un’altra ipotesi molto di moda, ultimamente, tra gli scienziati è l’esistenza di molti universi (il cosiddetto “multiverso“), ciascuno con le proprie leggi fisiche. “Il più piccolo cambiamento delle leggi di Natura implica però che esse non sono immutabili fin dal loro sorgere- aggiunge il Dottor Murphy. “Anzi, ciò significa che esse dipendono da un determinato indirizzo “spazio-tempo“ – ovvero, da quando e dove ti capita di vivere in una determinata parte dell’universo.” Inoltre, spiegano i ricercatori, i fisici avrebbero finalmente una risposta ad uno degli interrogativi che da decenni suscita dilemmi e diatribe, ovvero come mai l’Universo sembra congeniato proprio per lo sviluppo della vita.
Ma soprattutto, la dimostrazione che uno dei principi fondamentali della fisica ritenuto da sempre immutabile possa essere, al contrario, variabile, ci fa capire quanto poco sappiamo, in realtà, del cosmo che ci circonda. E quanto infondate siano le certezze sulla base delle quali la scienza accademica nega o accetta, spesso aprioristicamente, ipotesi innovative.
Un fulmine