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James Cameron in fondo al mare:”Ho visto un pianeta alieno”

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Un astronauta in fondo al mare. Così si è sentito James Cameron, il primo uomo ad aver affrontato, in solitaria, la discesa nel luogo più profondo della Terra: la Fossa delle Marianne, in pieno Oceano Pacifico. Per lui, quasi un viaggio su un pianeta alieno e sconosciuto.

IL REGISTA JAMES CAMERON ENTRA NEL " CHALLENGER DEEP"

Un’esperienza dunque unica, emozionante e nello stesso tempo straniante, stando alle parole del regista milionario. Per Hollywood ha firmato grandi successi che hanno fatto sognare il pubblico: “Terminator”, “Alien” , “Titanic” e “Avatar”, solo per citarne alcuni. Ma questa volta, l’avventura fantastica l’ha voluta vivere lui, in prima persona, immergendosi per  11mila metri a bordo di un sottomarino sperimentale, il “Challenger Deep”.

Due ore e mezza per scendere laggiù, tre ore per compiere alcuni esperimenti, solo 70 minuti per ritornare in superficie. Non tutto è andato secondo i piani, però. Una perdita di fluido idraulico ha imbrattato il finestrino impedendogli la visuale: non ha potuto utilizzare a dovere il braccio meccanico ed è stato così costretto a  risalire prima del previsto ed a modificare il programma stilato per lui dai biologi marini.

“Ho potuto raccogliere pochi campioni, non importa, vuol dire che ritornerò un’altra volta a prenderne altri”, ha detto Cameron nella conferenza stampa al suo rientro,  aggiungendo: “Un inconveniente può succedere, questo è un prototipo sperimentale. L’importante è che si sia dimostrato sicuro: le luci hanno funzionato, le telecamere anche, speriamo che la prossima volta funzioni anche l’impianto idraulico”.

IL SOTTOMARINO SPERIMENTALE SCESO NELLA FOSSA DELLE MARIANNE

Una nuova serie di immersioni, in effetti,  è già prevista per le prossime settimane, sempre in collaborazione con la National Geographic Society, il cui canale televisivo detiene l’esclusiva per le immagini riprese dal regista in fondo all’Oceano grazie alle varie, sofisticatissime telecamere in 3-D piazzate sul Challenger Deep.

Ecco allora cosa ha vissuto: “Quando il portellone si è chiuso, ho capito che il veicolo era in grado di resistere alla pressione. In quel momento, tutte le farfalle che sentivo nello stomaco sono scomparse: l’eccitazione era troppa, con tutta quella adrenalina è impossibile provare paura.

Sembrava di essere dentro una sauna, la temperatura interna alla capsula era molto alta. Ma non appena è iniziata la discesa- ed è stata molto rapida, mi sono messo ad urlare… – in pochi minuti l’acqua era a 2 gradi. Subito ho sentito i piedi gelati, la nuca era gelata, ma il resto del corpo era ancora caldo.

E nel giro di uno o due minuti, la luce del sole è letteralmente scomparsa e mi sono trovato nelle tenebre più totali per la maggior pare dell’immersione, mentre il sottomarino diventava molto freddo. Ho dovuto indossare abiti pesanti. Le pareti erano coperte dalla condensa e mi gocciolava continuamente acqua fredda addosso.

UNA DELLE POCHE CREATURE ACQUATICHE CHE VIVONO A -10MILA METRI

Non ho visto grandi meduse o anemoni di mare, come era successo durante il test di immersione nella Fossa della Nuova Britannia, al largo della Nuova Guinea.  Ho toccato il fondo in modo molto dolce, come se fossi su una pianura di gelatina. Poi ho guidato per un certo tratto, fino ad un pendio.

Per tutto il periodo in cui sono rimasto lì, non ho incrociato nessun pesce e nessuna creatura che fosse più grande di 2 centimetri e mezzo. Gli unici a nuotarmi attorno erano dei piccoli anfipodi, una specie di gamberetto che vive nei fondali, piuttosto comune in tutti gli ambienti marini.

Quando ero nella Fossa della Nuova Britannia, due settimane prima, il fondo era coperto dalle tracce lasciate da piccoli animaletti, che gli davano l’aspetto di un guscio d’uovo. Ma questa volta invece era tutto completamente liscio. Credevo che la vita si potesse adattare ad ogni profondità, ma non è quello che ho visto. Ogni volta che ci si immerge, si spera sempre di trovare qualcosa di nuovo, qualche nuova specie. A volte l’oceano fa questo dono, a volte invece no.”

UN' IMMAGINE DEL FONDALE RIPRESO DALLE TELECAMERE DEL NATIONAL GEOGRAPHIC

Tuttavia i ricercatori pensano che si sbagli. Stanno già esaminando, infatti, i pochi campioni di sedimenti  che Cameron è comunque riuscito a prelevare. “James ci ha portato circa 50 millimetri di fango marino che abbiamo già messo a coltura per poi procedere alle analisi”, dice Doug Bartlett, biologo marino a capo dell’equipe di scienziati al lavoro per il progetto “Deepsea Challenge”. “Non vedo l’ora di sapere che nuovi tipi di organismi, batteri o funghi abbiamo trovato”.

Quei sedimenti- potenzialmente ricchissimi di vita microbica- potrebbero essere molto utili non solo per approfondire le nostre conoscenze sulla fauna terrestre, ma anche per aiutarci nella scoperta di quella aliena.

Gli scienziati ipotizzano che nelle lune congelate di Saturno e Giove, sotto lo strato di ghiaccio spesso chilometri, possano esistere semplici forme di vita che si sono adattate – proprio come gli organismi delle Fosse delle Marianne- a sopravvivere senza luce, a temperature bassissime e con altissime pressioni. Se sulla Terra è possibile, perchè non può esserlo su Encelado o su Europa?

ANCHE GLI OCEANI DI ENCELADO POSSONO OSPITARE LA VITA?

Insomma, un viaggio negli abissi del mare, con il pensiero rivolto agli abissi dello spazio e con James Cameron nelle vesti del pioniere che apre una fase del tutto nuova per la scienza, come gli astronauti 50 anni fa. “Mi sembrava di essere all’interno di un modulo Mercury“, conferma il regista. E da astronauta è anche la sensazione provata di fronte a quel mondo subacqueo che prima di lui solo altri due esploratori, nel 1960, avevano potuto osservare.

“C’è un’enorme, nuova frontiera laggiù che è ancora tutta da scoprire. Mi è sembrato un paesaggio assolutamente lunare, completamente a sè. Mi sono sentito come se fossi andato nello spazio, se avessi viaggiato su un altro pianeta: andata e ritorno in giornata…”

SABRINA PIERAGOSTINI

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