Da un lato, la cresta massiccia della Pietra Parcellara che domina la vallata; dall’altro, lo spuntone della Pietra Perduca, sul quale è abbarbicata una chiesetta medioevale; tutto attorno, il morbido declinare delle colline piacentine della Val Trebbia. “Uno scenario affascinante, da millenni considerato un luogo magico, ricettacolo di energie e di fenomeni insoliti”, garantisce Alberto Negri che di queste zone è un buon conoscitore e che di misteri è un grande appassionato.
Sotto la sua guida e in compagnia di Giorgio Pattera, noto esperto del Cun, ho esplorato questo piccolo angolo d’Emilia. Già solo lo spettacolo naturale- imponente ed unico- vale il viaggio. Salendo dal paesino di Travo e percorrendo una lunga strada curvilinea, all’improvviso appaiono le due vette, come scogli emersi dal mare. E così è, vista la loro origine: sono complessi ofiolitici, composti da rocce eruttive, affiorati dal magma del mantello terrestre circa 250 milioni di anni fa. Scuri di giorno, al tramonto assumono un colore rosso molto suggestivo.
La Pietra Parcellara mi ricorda nell’aspetto e nella storia il Pic de Bugarach, la montagna sacra dei Pirenei orientali, venerata dai Celti e ultimo rifugio dei Catari in fuga. Il “Sinai degli Occultisti“, che incombe sulla Valle dell’Aude, è avvolto dal mistero e dalle leggende che da sempre l’accompagnano e che in epoche recenti hanno assunto connotazioni ufologiche. Proprio come l’omologo piacentino, teatro negli ultimi anni di strani avvistamenti. Non solo oggetti, ma persino- mi raccontano- creature volanti…
Ma l’atmosfera che si respira qui si fa ancora più intrigante sulla Pietra Perduca, un torrione apparentemente inespugnabile. Basta però lasciare la strada asfaltata ed avventurarsi per qualche minuto a piedi lungo un viottolo per arrivare senza troppa fatica alle sue pendici. Da qui, una scalinata conduce fino alla chiesetta eretta nel X secolo ed ai cosiddetti “letti dei santi”, due grandi vasche squadrate scavate in epoche antiche, forse durante l’Età del Bronzo.
I due bacini colmi d’acqua ospitano una colonia di tritoni crestati, anfibi molto delicati e sensibili all’ecosistema: per sopravvivere, hanno bisogno di acqua pura e limpida, con acidità pari a zero. Eppure sembrano a loro agio in queste vasche stagnanti. Ma non è l’unica stranezza: la gente del posto assicura che lì dentro l’acqua non evapora mai, neanche durante le estati più torride, e non ghiaccia mai, neppure negli inverni più rigidi. Come se fosse alimentata da una sorgente nascosta a temperatura costante.
Gli storici ipotizzano che nei secoli passati in quei luoghi si svolgessero dei rituali celtici, dedicati al dio Penn: intagliate nella roccia, ci sono anche delle piccole nicchie a forma circolare, usate per collocare coppette di olio combustibile durante le cerimonie notturne. Probabilmente, in quell’acqua – oggi habitat dei tritoni- i sacerdoti druidi immergevano le donne per aumentarne la fecondità e l’eco di quel potere magico è durata a lungo.
Non può essere un caso, infatti, se l’oratorio eretto sulla Pietra Perduca verso l’anno 1000 è dedicato proprio a Sant’Anna, la moglie di Gioacchino che miracolosamente concepì in età avanzata la Vergine Maria. All’interno dell’edificio sacro- purtroppo chiuso al pubblico- è poi conservata una reliquia sui generis: un masso sul quale- si dice- compare l’impronta del piede della Madonna stessa. Sopra il portone d’ingresso, un’iscrizione usurata dal tempo mostra lettere latine miste a caratteri incomprensibili.
Miti celtici intrecciati al credo cristiano, dunque: dalla magia, alla fede. Ma sempre nella convinzione che quassù avvenga qualcosa di soprannaturale o quanto meno di imponderabile grazie all’energia sprigionata da queste rocce. Alberto Negri, fondatore ed animatore di “Spazio Tesla”, ha provato a misurarne la vibrazione, attraverso un metodo- va detto- non propriamente scientifico: quello indicato dalla Radioestesia che calcola l’energia spontaneamente emessa dalla Terra in Unità Bovis ( dal nome del suo inventore).
“Abbiamo usato il Pendolo abbinato al Biometro di Ångström e due bacchette di rame curvate a 90° per la ricerca dei flussi energetici. A svolgere la misurazione è stato Giancarlo Chiesa, esperto di Radionica”, mi spiega Alberto. “I valori sono stati davvero sorprendenti: ai piedi del sagrato, puntando verso la pietra, abbiamo riscontrato 80 mila Unità Bovis, mentre nelle due vasche si oscillava tra i 30 e i 40 mila. La fontanella d’acqua potabile di fronte alla chiesetta ne ha fatti registrare 15 mila.”
Livelli straordinariamente alti, visto che un corpo umano fa solitamente arrivare il Biometro fino a 6.500 U.B. Tutte le vibrazioni superiori sono indice di “energia positiva”, dagli effetti benefici sulla salute. I locali a quanto pare già lo sapevano: abitualmente salgono su questo picco per bere l’acqua direttamente dalla fontanella o per riempirne intere bottiglie da riportare a casa. Lo consigliano anche ai turisti: dicono che faccia bene. Di sicuro, è fresca e gradevole.
Il prossimo week-end, in occasione della festa di Sant’Anna (eccezionalmente la chiesetta sarà aperta per la celebrazione della Messa), il team di “Spazio Tesla” tornerà sulla Pietra Perduca per svolgere nuove misurazioni. Con loro ci sarà Giorgio Pattera (autore, tra l’altro, del libro non recentissimo, ma molto documentato “Ufo: vent’anni di indagini e ricerche”). Pattera è convinto che i risultati stavolta saranno ancora più eccezionali. “L’energia emessa dalle persone amplificherà quella naturale di questo luogo molto particolare”, assicura. Vero o falso, chissà quanti visitatori di passaggio se ne torneranno indietro con le scorte di acqua “magica” in auto. Non si sa mai…
SABRINA PIERAGOSTINI