Non smette di stupire e di ispirare teorie altrettanto stupefacenti. KIC 8462852 – ormai meglio nota come Tabby’s Star, ovvero la Stella di Tabby (dal nome della sua scopritrice, Tabetha Boyajian)- ha conquistato l’attenzione degli astronomi per la sua caratteristica stravagante e al momento unica: presenta dei forti cali di luminosità come se costantemente qualcosa assorbisse o bloccasse la sua luce. Gli scienziati stanno impazzendo per trovare la spiegazione del fenomeno.
Se fosse il passaggio di un pianeta ad oscurare la stella, la diminuzione della brillantezza sarebbe pari, al massimo, all’1 per cento. E invece, in questo caso, gli strumenti di Kepler hanno registrato un crollo anche del 20 cento. Troppo, persino se a coprire la sua luce fosse un enorme sciame cometario. Senza considerare, poi, che l’intensità luminosa dell’astro resta alterata anche per più mesi di fila e che il fenomeno era già in corso un secolo fa, come provano delle foto scattate per cento anni dalla fine del 1800 fino al 1989.
Per cercare di dare un senso a questa strana situazione, gli astronomi sono arrivati a proporre un’ipotesi che- per quanto nell’alveo della scienza- è sicuramente azzardata: attorno a Tabby’s Star si troverebbe una Sfera di Dyson, ovvero una megastruttura artificiale costruita da una qualche super-civiltà per catturare e sfruttare tutta la luce della stella, proprio come postulato dal fisico teorico Freeman Dyson nel 1960.
Ma se esistesse davvero questo “guscio” attorno a KIC 8462852, nella remota Costellazione del Cigno, a più di 1400 anni luce da noi, qualche traccia dovrebbe lasciarla- obiettano molti ricercatori. Ad esempio, emetterebbe un’enorme quantità di raggi infrarossi rilevabile anche dalla Terra. E nulla del genere è stato registrato. Ma allora, cosa altera la luminosità della stella? A tentare una risposta, non meno bizzarra della Sfera di Dyson, è un nuovo studio.
Si tratta dell’articolo pubblicato online da ArXiv nel quale il Professor Eduard Heindl, dell’università di Furtwangen, in Germania, propone un modello matematico che prevede comunque la presenza degli Alieni. Nell’abstract afferma: “La stella KIC 8462852 mostra una curva di luce molto inusuale…che rende complicato trovare una semplice spiegazione naturale dovuta a comete o altri oggetti planetari noti… I dati potrebbero adattarsi all’idea fantascientifica di una tecnologica attività mineraria che può estrarre materia stellare…” Concetto che ha poi illustrato in un’intervista al MailOnline.
“Se una super-civiltà ha utilizzato tutte le risorse del suo pianeta, potrebbe trovarne molte di più sulla sua stella. Per esempio, il nostro Sole ha almeno 6 mila volte la quantità di metalli presenti sulla Terra”, ha detto al giornale britannico. “Per estrarre le risorse, devono sollevare il materiale della loro stella in orbita, per farlo raffreddare e poi usarlo. Non sappiamo esattamente come ci riescano, ma potremmo immaginare che riscaldano un punto del loro sole oltre la normale temperatura (6.000°K) con degli specchi e generano un flusso di materia grazie a campi magnetici.”
Insomma, un’avanzatissima tecnologia extraterrestre -secondo Eduard Heindl- sarebbe in grado di “aspirare” da Tabby’s Star i metalli di cui è composta: questo materiale viaggerebbe sotto forma di raggi, in modo simile ad un getto solare. Questo particolare tipo di flusso permetterebbe a questi ipotetici Alieni di procurarsi l’energia necessaria. Uno scenario già immaginato nei videogiochi: in Star Wars- Knights of the Old Repubblic, ad esempio, c’è una gigantesca stazione spaziale, Star Forge, che ricava energia, calore e materie prime proprio da una stella vicina…
Lo studio di Eduard Heindl -va precisato- non ha ancora ottenuto una revisione tra pari né è stato pubblicato da riviste scientifiche. Lo stesso autore raccomanda ”ulteriori approfondimenti di questa idea con modelli raffinati.” Insomma, la sua sembra quasi più una provocazione- anche se proviene dal mondo accademico- che non una vera e propria teoria. Anche perché finora la Stella di Tabby sembra custodire gelosamente il suo segreto, qualunque esso sia.
“Ogni telescopio del SETI, intendo ogni astronomo che possegga uno strumento in grado di vedere la Tabby’s Star, l’ha osservata” ha affermato Andrew Siemion, direttore del Centro di ricerca del Search for ExtraTerrestial Intelligence di Berkeley e condirettore del progetto “Breakthrough Listen” promosso dal magnate russo Yuri Milner. “Abbiamo usato Hubble, abbiamo usato Keck (l’osservatorio che si trova alle Hawaii) e tutto quello che si può immaginare, inclusa l’intera gamma di esperimenti del SETI. Bè, non abbiamo trovato niente.”
SABRINA PIERAGOSTINI