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“La scienza della Creazione” mette alla prova Sitchin

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Sitchin alla prova della scienza. I libri dello scrittore, considerato uno dei padri della Teoria degli Antichi Astronauti, hanno appassionato milioni di lettori, ma hanno sollevato anche un coro di critiche e  contestazioni, a partire dall’ approccio iniziale: considerare le leggende delle antiche culture mesopotamiche come una storia reale. Eppure, alcuni dei punti centrali delle opere di Zecharia Sitchin sembrano trovare conferma in recenti studi scientifici.

ZECHARIA SITCHIN NEL SUO STUDIO, INSIEME A SABRINA PIERAGOSTINI NEL 2010

ZECHARIA SITCHIN NEL SUO STUDIO, INSIEME A SABRINA PIERAGOSTINI NEL 2010

A metterlo in evidenza è il lavoro di due autori, Marco Pesci e Graziano Baccolini,  con un background molto diverso, ma entrambi mossi dal desiderio di verificare la plausibilità delle affermazioni contenute in testi celebri come “Il pianeta degli Dei” o “Il libro perduto del Dio Enki”, nei quali viene tratteggiata una storia del cosmo e dell’umanità molto diversa da quella che abbiamo sempre conosciuto. In particolare, Sitchin afferma che il mito della Creazione contenuto nel poema Enuma Elish descrive esattamente come si è formato il sistema solare: basta sostituire al nome degli Dei babilonesi i nomi dei pianeti e tutto torna. Nello stesso tempo, sostiene l’esistenza di un pianeta ad oggi sconosciuto- Marduk/Nibiru- quale luogo di provenienza di una stirpe aliena, gli Anunnaki,  che ha dominato la Terra e ha contribuito all’evoluzione del genere umano.

Questo è stato il punto di partenza di Marco Pesci- musicista di professione, ricercatore per passione, autore del libro “Babilonia, la Creazione”: dato per buona l’associazione dei=pianeti, ne ha ricavato un quadro generale a suo avviso chiaro, straordinario e assai coerente con la ricerca astronomica. “Un quadro inedito e rivoluzionario”, dichiara. “Inedito perché finalmente si può spiegare  il caos generato dai ‘giovani Dei’, la dinamica della ‘battaglia celeste’ e perché c’è poca massa totale nel sistema solare (cosa su cui si interrogano gli astronomi). Rivoluzionario, perché la prima conformazione del sistema solare era molto diversa da quella attuale, un assetto planetario mai preso in considerazione in precedenza.”

LE TAVOLETTE CON IL TESTO DELL'ENUMA ELISH

LE TAVOLETTE CON IL TESTO DELL’ENUMA ELISH

Nell’Enuma Elish, si dice infatti che il primo dio/pianeta era Tiamat (“il mostro acquoso”). La prima domanda che Pesci si è posto è stata questa: è verosimile che un pianeta si formi prima degli altri?  Pare proprio di sì. “Gli scienziati sono ora orientati a valutare con grande attenzione il fronte di condensazione dell’acqua o snowline che si crea all’interno del disco protoplanetario. Recenti studi astronomici sostengono che in corrispondenza della snowline si possa formare un gigante gassoso e sappiamo che il 55% per cento delle stelle simili al Sole ne hanno uno. Anche il cosiddetto modello “Grand Tack” sostiene che il primo e più grande pianeta del sistema solare delle origini si sarebbe formato sul bordo esterno della snowline.”

Solo dopo, al di là di questo, si sarebbero formati Giove, Saturno, Urano e Nettuno- “tutti grandi uguali”, secondo il poema. Probabilmente, all’origine, erano quattro super-Terre, tra i pianeti più diffusi nella galassia, ma stranamente mancanti nel nostro sistema solare. “Uno studio recente mostra ciò che avviene in un sistema in cui alle spalle di un gigante gassoso si formano delle super-Terre: è esattamente il caos descritto dal mito”, prosegue l’autore. “Questo studio rende coerente e plausibile scientificamente sia la struttura del primo sistema solare sia il caos dei ‘giovani dèi’, diventando una inconsapevole dimostrazione scientifica del mito babilonese.”

IL SISTEMA SOLARE ATTUALE SAREBBE MOLTO DIVERSO RISPETTO ALLE ORIGINI

IL SISTEMA SOLARE ATTUALE SAREBBE MOLTO DIVERSO RISPETTO ALLE ORIGINI

Ma un giorno, all’orizzonte, appare Marduk/Nibiru a portare scompiglio. Nel mito, il dio uccide Tiamat con una freccia e poi la spacca in due. In termini scientifici, il corpo planetario avrebbe colpito con una scarica elettrica il gigante gassoso, annullandogli il campo magnetico e facendogli perdere tutta la sua atmosfera che venne catturata da Giove, Saturno, Urano e Nettuno e che divennero, così, gli attuali giganti gassosi. Dalla rottura del nucleo roccioso di Tiamat si formarono la Terra e una miriade di frammenti che ora si trovano nella Fascia degli Asteroidi (tra Marte e Giove). “Sorprendentemente gli stessi scienziati dicono che Terra e asteroidi hanno avuto un comune serbatoio, perché la loro composizione chimica li rende addirittura indistinguibili”, dice Pesci.

Marduk/Nibiru, adesso,  dov’è finito? Per Sitchin, è ancora legato gravitazionalmente al Sole, ma ha  un’orbita estremamente ellittica che lo rende visibile solo ogni 3600 anni. Un’altra fantasia alla quale gli astronomi starebbero dando conferma. La comunità scientifica, in effetti, da decenni è alla ricerca del pianeta responsabile delle alterazioni orbitali registrate ai margini del sistema solare, ma da qualche anno la sua individuazione sembra diventata imminente. “La svolta è arrivata nel 2016 con l’ipotesi del Planet Nine la cui presenza è dimostrata da simulazioni al computer che sono in grado di spiegare le anomalie nei corpi celesti transnettuniani. Manca ancora qualche dato per avere un pianeta simile a quello descritto nel mito, ma il più è stato provato”, conclude Marco Pesci.

PER SITCHIN, NIBIRU HA UN'ORBITA ESTREMAMENTE ELLITTICA

PER SITCHIN, NIBIRU HA UN’ORBITA ESTREMAMENTE ELLITTICA

Resta tuttavia una contestazione fondamentale alle teorie di Sitchin: pur ammettendo che il fantomatico pianeta che ancora manca all’appello esista davvero, data la sua lontananza dal Sole, non potrebbe ospitare nessuna civiltà aliena. Sarebbe un mondo senza luce, senza calore, senza vita. Ma ne siamo proprio sicuri? Non lo pensa Graziano Baccolini: laureato in Chimica industriale, ricercatore del CNR prima e docente universitario nell’Ateneo di Bologna poi fino al 2018, si è specializzato nella chimica del fosforo sulla quale ha scritto oltre 90 articoli pubblicati da riviste internazionali. Anche il professore ha letto con interesse le opere di Zecharia Sitchin (di cui, dice, condivide il 90% delle idee) e secondo lui, sì, su Nibiru può esistere la vita.

“È possibile ottenere la vita con un semplicissimo processo chimico che ho convalidato in laboratorio: ho prodotto in acqua un pezzo di RNA (ovvero la molecola che codifica, regola ed esprime i geni) usando anidride fosforica aggiunta allo zucchero (ribosio) e alla base azotata (adenina)”, spiega il docente. “Il processo è velocissimo e procede alla stessa velocità a circa zero gradi e al buio, mantenendo l’acqua allo stato liquido. Con lo stesso procedimento si ottiene il DNA, usando in questo caso un altro zucchero, il desossiribosio. Per cui, in questo modo, possiamo ottenere tutte le molecole fondamentali per la vita. Sempre con lo stesso reagente, l’anidride fosforica.”

LA VITA SI SAREBBE FORMATA SPONTANEAMENTE NEL "BRODO PRIMORDIALE"

LA VITA SI SAREBBE FORMATA SPONTANEAMENTE NEL “BRODO PRIMORDIALE”

In natura, questo elemento (espresso con la formula chimica P4O10) si trova nel magma. Baccolini immagina così lo scenario della Terra dei  primordi: vulcani che eruttano in continuazione e che immettono la lava nel “brodo primordiale” formato da acqua e da altri composti organici (acidi, acidi carbossilici, basi azotate, zuccheri e così via) arrivati grazie ai meteoriti che per milioni di anni, tra i 4 e i 3,8 miliardi di anni fa, colpirono il nostro pianeta. Così si sarebbe innescato spontaneamente il processo che portò alle prime forme di vita elementari e poi all’evoluzione delle molteplici specie. “A questo punto- dice il professore- sono arrivato alla conclusione che la vita nell’universo può avvenire su qualunque corpo celeste sul quale esistano vulcani e acqua liquida come solvente per far avvenire le reazioni.”

Come abbiamo visto, il processo- da lui testato in laboratorio– funziona anche al freddo e al buio. Ecco perché, aggiunge il professor Baccolini,  “il corpo celeste può anche essere lontano da una stella, visto che l’energia necessaria per il processo è data dai legami di fosforo e ossigeno dell’anidride fosforica. Una riprova è data dalla vita negli abissi, oltre gli 8 chilometri di profondità, dove la vita animale è prosperosa e spesso vive molto di più degli animali terrestri: il fondo marino è ricchissimo di fosfati.” E questo varrebbe anche per Nibiru, descritto da Sitchin come un pianeta ricco di vulcani attivi e di moltissima acqua–  il pianeta ideale per la sua teoria. A non convincerlo, però, è la giustificazione fornita dallo scrittore per la vita lunghissima- che agli umani appariva eterna- dei suoi potenti abitanti.

UN'IMMAGINE ARTISTICA DI NIBIRU

UN’IMMAGINE ARTISTICA DI NIBIRU

“La vita è un processo chimico e può continuare all’infinito se si continua a fornire i reagenti e se i materiali che  contengono il processo sono indistruttibili. Ma qui sulla Terra abbiamo una stella molto vicina e il suo continuo bombardamento di radiazioni interferisce con il processo della vita rendendola più breve. Gli Anunnaki, invece, trovandosi così distanti vivevano molto di più.” Tuttavia anche gli antichi dominatori, una volta insediati sulla Terra, incominciarono ad invecchiare e persino a morire. Per questo tutti- eccetto Marduk- se ne andarono per non tornare mai più. “Anche i Dogon del Mali dicono che i loro Dei definivano la Terra il Pianeta della Morte, come in effetti è”, chiosa Baccolini che sull’argomento sta scrivendo un libro dal titolo provvisorio “Alla ricerca dell’immortalità. Perché gli Dèi ci hanno lasciato?”

Marco Pesci e  Graziano Baccolini saranno i protagonisti dell’intervista a due che sarà trasmessa in diretta venerdì 26 aprile alle ore 21 sul canale Youtube del gruppo “L’altra genesi,  Annunaki-Elohim” . Per collegarsi, ecco il link: https://www.youtube.com/channel/UCPbspyd_Tpjt1h-ZKCznZTQ Il video poi rimarrà a disposizione degli utenti sul medesimo canale. “La scienza della creazione”, questo il titolo dell’appuntamento: un’occasione per conoscere nel dettaglio gli studi dei due ricercatori e per comprendere meglio le loro teorie su un tema così affascinante e discusso.

SABRINA PIERAGOSTINI

 

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