L’Europa s’è desta… Dopo un lungo sonno, finalmente gli echi di audizioni congressuali e i filmati di ambito militare provenienti dagli Stati Uniti hanno svegliato anche il Vecchio Continente dal suo sopore: si è accorto dell’esistenza degli UFO… Pardon, degli UAP. Ma poco cambia: in un documento destinato agli Stati membri della UE, il Centro Europeo per la Politica dell’Informazione e la Sicurezza (ECIPS la sigla) esorta a studiarli scientificamente con un approccio multidisciplinare, creando protocolli di indagine condivisi, rafforzando la collaborazione a livello internazionale, coinvolgendo i servizi di Intelligence. Non solo perché -udite udite- “gli UAP sono ora riconosciuti come oggetti attendibili”, ma anche e soprattutto perché la loro origine non terrestre è “plausibile”. Con buona pace di chi crede ancora che siano solo folklore…

Ma, prima di tutto, cos’è l’ECIPS? È un’organizzazione internazionale con sede in Belgio dedicata alla raccolta di informazioni: funge da agenzia di Intelligence ufficiale dell’Unione Europea per salvaguardare i comuni interessi di sicurezza. È quindi un “osservatorio globale”, che monitora e identifica le potenziali minacce. In questo report di maggio (che avrebbe dovuto restare ad uso interno, ma è in realtà ben visibile sulla home del sito ufficiale dell’ente…), gli 007 europei, di solito concentrati su antiterrorismo, controspionaggio, cambiamenti climatici, hanno volto la loro attenzione sui fenomeni aerei non identificati con questa motivazione: «Dato il crescente volume e la credibilità delle prove relative agli UAP, l’ECIPS ha dato priorità a una valutazione completa del fenomeno per comprenderne le implicazioni per la sicurezza dello spazio aereo europeo, le minacce tecnologiche e la stabilità strategica in generale.» Lo scopo dichiarato: «Questo rapporto mira a fornire alla leadership dell’ECIPS e agli Stati membri una valutazione approfondita e basata su prove concrete del fenomeno UAP, integrando dati storici, dati militari recenti, analisi scientifiche e valutazioni di Intelligence».

Lo studio (“Valutazione completa dei Fenomeni Aerei Non Identificati e prove correlate”) si articola in varie sezioni. La prima è una panoramica storica che prende il via con i primi avvistamenti di strane luci nei cieli europei ed americani all’inizio del ‘900, con l’UFO di Magenta del 1933 (anche se vengono citate “notizie riportate da giornali locali” e non i documenti segreti ricevuti e pubblicati da Roberto Pinotti e Alfredo Lissoni) e con i ghost rockets segnalati nei paesi scandinavi nel Dopoguerra, per poi proseguire con i casi ufologici più noti del secolo scorso (Kenneth Arnold, Roswell, l’abduction dei coniugi Hill, le indagini governative statunitensi e sovietiche, le Luci di Phoenix). Dopo queste sintetiche informazioni, utili per dare un quadro generale, si arriva ai casi più recenti, ammessi pubblicamente dal Dipartimento della Difesa di Washington e corroborati da prove fotografiche incontestabili: dal celebre Tic-Tac del 2004 agli incontri multipli della US Navy nel 2014-2015 fino all’avvistamento della USS Jackson del 2023, passando dai programmi di indagini AATIP e AARO. Insomma, una carellata di episodi evidentemente ritenuti credibili e fondati dagli autori di questo report. Ma è appena l’inizio…

«Gli ultimi due decenni hanno visto un cambiamento significativo nella gestione e nella percezione dei fenomeni aerei non identificati (UAP) all’interno delle comunità di difesa e di Intelligence degli Stati Uniti e dei suoi alleati», leggiamo nel testo. «Precedentemente relegati a uno status marginale, gli UAP sono ora riconosciuti come oggetti attendibili che meritano un’indagine approfondita grazie alle loro avanzate caratteristiche di volo e alle potenziali implicazioni per la sicurezza». Infatti, dicono gli analisti europei, mostrano capacità di accelerazione improvvisa, cambi istantanei di direzione, stazionamento in aria anche con presenza di forti venti, funzionamento silenzioso, schemi di volo coordinati, pur in assenza di gas di scarico, scie di calore ed evidenti mezzi di propulsione. «Queste caratteristiche di volo sfidano i principi fondamentali della meccanica newtoniana e della termodinamica come attualmente applicati nell’ingegneria aerospaziale». Ecco perché questi oggetti o fenomeni non identificati meritano tanto interesse. E si vedono ovunque. Infatti l’ECiPS ricorda: «La NATO e le Forze Aeree Europee hanno documentato contatti radar e avvistamenti visivi inspiegabili, sebbene questi non siano stati divulgati pubblicamente in dettaglio». Anzi, potremmo dire meglio, non sono stati affatto divulgati: la NATO ha sempre negato di possedere documenti relativi ad avvistamenti del genere… Ops.

In ogni caso, «la convergenza di filmati militari credibili, le rilevazioni di molteplici sensori indipendenti e i resoconti di testimoni oculari tra il personale addestrato definiscono gli UAP come fenomeni fisici che non possono essere facilmente spiegati dall’attuale tecnologia aerospaziale o da fenomeni naturali. L’assenza di firme di propulsione convenzionali e l’estrema manovrabilità mostrata da questi oggetti sfidano i paradigmi scientifici esistenti e suggeriscono: 1)Tecnologia avanzata sconosciuta, forse straniera o nazionale, ma attualmente non confermata; 2) Nuovi principi fisici o fonti di energia non ancora compresi; 3) Origini potenzialmente non umane o extraterrestri, sebbene non esistano prove definitive. Per l’ECIPS, questi sviluppi richiedono una rivalutazione dei protocolli di sicurezza dello spazio aereo europeo, delle priorità nella raccolta delle informazioni e nella collaborazione scientifica.» Le possibili ipotesi vengono poi prese in esame una a una.

La tecnologia avanzata straniera (russa o cinese) oppure di un paese alleato (USA) viene definita “improbabile” per la mancanza di emissioni rilevabili e anche perché i dati a conoscenza dei Servizi Segreti non supportano questa possibilità. Rari eventi meteorologici, plasma o illusioni ottiche possono spiegare alcuni avvistamenti, ma non tutti e certo non gli incidenti con oggetti solidi rilevati da sensori e radar. Neanche ipotizzare errori nelle strumentazioni è sufficiente, visto che spesso i dati sono molteplici e coerenti. Resta allora la possibilità che si tratti di mezzi di civiltà non umane: «Questa ipotesi rimane speculativa a causa dell’assenza di prove dirette come tecnologia recuperata o campioni biologici. Tuttavia, le lacune tecnologiche e di risorse nelle capacità umane rendono questa ipotesi plausibile e giustificano ulteriori indagini.» Il report evidenzia quali siano queste lacune tecnologiche: la rapida accelerazione e le manovre ad alta velocità richiedono densità energetiche di ordini di grandezza superiori a quelle ottenibili con combustibili chimici oltre che materiali (o meta materiali) estremamente resistenti ancora non disponibili. La mancanza di firme termiche fa pensare a fonti di energia sconosciute, ad esempio l’estrazione di energia di punto zero, la manipolazione del campo elettromagnetico o l’antigravità, ma nessuna di queste tecnologie è stata dimostrata o utilizzata su larga scala dalla scienza attuale. La fabbricazione di tali materiali e sistemi di propulsione avanzati, poi, potrebbe richiedere l’uso di minerali o isotopi rari, non presenti sulla Terra oppure al momento non estratti.

Il fenomeno UAP, secondo gli autori dello studio, costituisce sia una sfida che un’opportunità per la comunità scientifica, perché potrebbe portare a nuove scoperte che rivoluzionerebbero l’industria aerospaziale. Ma prima bisogna comprenderne l’esatta natura. Come? Utilizzando un’analisi avanzata dei dati esistenti sfruttando l’Intelligenza Artificiale, ad esempio, e con una collaborazione interdisciplinare tra ingegneri, fisici, esperti di materiali, analisti d’Intelligence. Ma la mancanza di protocolli di segnalazione standardizzati per gli incontri con gli UAP ostacola la raccolta di dati e la mitigazione del rischio. L’ECIPS si propone come supporto per facilitare lo scambio di informazioni tra diversi settori e diversi Paesi, perché la presenza di questi intrusi nei cieli è motivo di preoccupazione e di potenziale minaccia anche in Europa: costituiscono infatti una sfida significativa alla sovranità dello spazio aereo nazionale e regionale, dal momento che – si legge nel testo- “questi oggetti operano senza identificazione, comunicazione o rispetto dei protocolli aeronautici stabiliti, aumentando il rischio di: intrusioni non autorizzate nello spazio aereo; rischio di collisione; interferenza con i sistemi di difesa aerea.»

C’è poi un’ultima sezione del rapporto dedicata alla percezione da parte dell’opinione pubblica e di come andrebbero gestite le informazioni. «Il fenomeno degli UAP suscita un notevole interesse pubblico, spesso accompagnato da disinformazione, teorie del complotto e sensazionalismo. L’ECIPS si trova ad affrontare la sfida di contrastare le false narrazioni, affrontare proattivamente voci e affermazioni infondate che potrebbero minare la fiducia del pubblico, bilanciare trasparenza e sicurezza, fornire informazioni accurate senza compromettere le fonti di Intelligence o la sicurezza operativa». Poiché le reazioni del pubblico rispetto agli UAP possono influenzare la stabilità sociale. L’ECIPS si prefigge quindi di “monitorare il sentimento pubblico”, utilizzando fonti di Intelligence open source e analisi dei social media per valutare e rispondere agli atteggiamenti della società, e di “sviluppare strategie di comunicazione chiare per educare e informare il pubblico in modo responsabile”. L’obiettivo è supportare le istituzioni pubbliche nelle emergenze e pianificare la risposta in caso di incidenti correlati a UAP. Insomma, cosa fare e cosa dire per non allarmarci. E in questo sappiamo che Servizi Segreti e governi sono piuttosto esperti…

Lo studio si conclude auspicando la creazione di una Task Force europea, ossia “un’unità specializzata all’interno dell’ECIPS per centralizzare la raccolta, l’analisi e la diffusione di informazioni sugli UAP”, e con un’esortazione finale: «I fenomeni aerei non identificati rappresentano una sfida multiforme per la sicurezza europea, che comprende l’integrità dello spazio aereo, la raccolta di Intelligence e la gestione delle informazioni pubbliche. La loro natura inspiegabile e le loro capacità avanzate richiedono una risposta coordinata e multidisciplinare da parte dell’ECIPS e degli Stati membri dell’UE per salvaguardare gli interessi nazionali e mantenere la fiducia del pubblico.» Dunque questo documento- lungi da rivelare verità sconcertanti o informazioni mai condivise- per la prima volta pone l’accento sull’urgenza, da parte dell’Europa, di diventare motrice (e non traino) nella ricerca e nello studio degli UAP. E fa affermazioni importanti: 1) Questi velivoli dimostrano capacità di volo che superano gli attuali limiti tecnologici umani e sfidano le leggi fisiche consolidate. 2) Combustibili, materiali e sistemi di propulsione noti non possono spiegare le prestazioni osservate. 3) La loro origine extraterrestre o non umana rimane un’ipotesi credibile in attesa di ulteriori prove. 4) La ricerca scientifica è d’obbligo. D’ora in poi, nessuno- in buona o in cattiva fede- potrà più smentire questi concetti senza essere, a sua volta, smentito.
