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Anche gli ultimi, come è ormai consuetudine, sono stati contrassegnati da lettere e cifre. Sono Kepler-62e e Kepler-62f , i due pianeti alieni scoperti nella fascia di abitabilità di una nana arancione a 1200 anni luce da noi. Vanno ad allungare la lista delle potenziali copie della Terra. Ed ora anche gli scienziati incominciano a pensare che sia giunto il momento di pianificare i prossimi passi della ricerca di forme di vita extraterrestre.

I DUE ULTIMI PIANETI ALIENI SCOPERTI A CONFRONTO CON LA TERRA

Non basta, infatti, stabilire che un mondo in orbita attorno ad una stella lontana sia presumibilmente roccioso, ricco di acqua e dotato di una temperatura adeguata: per poter essere abitabile- ed abitato- dovrebbe infatti avere anche un’atmosfera. Servono quindi nuovi strumenti  più potenti e sofisticati, in grado di scoprire- anche a queste distanze enormi- la probabile composizione dell’aria che si respira su quei remoti pianeti.

“È necessario raccogliere dati ed analizzarli, per capire se esiste o no l’acqua, se ci sono segni di vita”, ha detto Lisa Kaltenegger, durante la conferenza stampa nella quale la Nasa ha annunciato le ultime scoperte in ordine di tempo. Una questione cruciale, sulla quale il telescopio orbitante Kepler però non può essere utile. Il suo scopo è scovare potenziali pianeti alieni registrando le alterazioni della luce emessa da una stella: un calo temporaneo indica il passaggio di un corpo in orbita. Ma non può dare molti dettagli in più.

“Da molti punti di vista, il telescopio orbitante è stato un esploratore. Ha scandagliato la galassia e ha dimostrato quanti siano i pianeti da studiare. Ha portato a termine il suo compito“, ha spiegato Bill  Borucki, uno dei principali fisici dell’Ames Research Center della Nasa. “Ma adesso il prossimo, grande passo sarà riuscire a misurare la composizione delle loro atmosfere e ciò comporterà un impegno molto arduo dal punto di vista tecnologico.”

Proprio i gas che circondano un esopianeta possono dire molto su quello che accade sulla sua superficie. Individuare anidride carbonica, vapore acqueo ed ossigeno, ad esempio, potrebbe rafforzare le probabilità di trovare organismi viventi. Ma sarebbe interessante anche scoprire composti più complessi. “Se dovessimo trovare dei freon ( i composti chimici usati, sulla Terra, per i refrigeratori N.d.A.), sarebbe fatta: ovviamente, ci sarebbe della vita intelligente!”, ha aggiunto Borucki.

LA STELLA KEPLER-62 SI TROVA NELLA COSTELLAZIONE DELLA LIRA

Analizzare le atmosfere aliene però  è difficile: bisogna prima, in qualche modo, bloccare la luce delle loro stelle, miliardi di volte più brillanti dei pianeti.  Difficile, ma non impossibile. Dieci anni fa, era stata progettata una missione chiamata Terrestrial Planet Finder dotata di due diverse strumentazioni per studiare le composizioni chimiche degli esopianeti distanti al massimo 30 anni luce da noi.

I fondi necessari per farla partire non sono mai stati raccolti e il progetto TPF è rimasto in un cassetto. Ma ora il fisico della Nasa è convinto che la rivoluzione prodotta dalle scoperte di Kepler farà tornare in auge la missione, non necessariamente con lo stesso nome. “Senza dubbio, verrà riproposta. Più avanziamo nell’esplorazione della galassia alla ricerca di vita, più dobbiamo avere informazioni sull’atmosfera. Lo sanno tutti“, ha assicurato il ricercatore.

SABRINA PIERAGOSTINI

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