Sono molto vicini. Anzi, vivono attorno al nostro pianeta. Gli Alieni, secondo un famoso astrobiologo, sono già qui, pochi chilometri sopra le nostre teste. Non viaggiano su astronavi e non possiedono una tecnologia evoluta, è vero, ma l’affermazione del Professor Chandra Wickramasinghe è comunque sorprendente.
Lo scienziato, a capo di un team dell’Università di Sheffield, è convinto di aver trovato le prove dell’esistenza di forme di vita non terrestre grazie ad un pallone sonda inviato ad un’altezza di 27 chilometri, nella stratosfera. Il lancio è avvenuto nell’area della città britannica di Chester, durante lo sciame meteorico delle Perseidi che si ripete ogni estate ed ha il suo culmine nella prima metà di agosto.
Nel suo viaggio di ritorno verso la Terra, il pallone ha catturato dei piccoli organismi biologici– delle specie di microalghe- su alcuni vetrini sterili. Per gli scienziati, si tratta di esseri viventi- per quanto unicellulari- che possono provenire solo dallo spazio. Come? Proprio al seguito delle meteore, che trasporterebbero questi “semi della vita”, contenenti i mattoni organici fondamentali, da un punto all’altro della galassia.
Lo studio è stato pubblicato da una rivista specializzata durante la conferenza su “Strumenti, Metodi e Obiettivi dell’Astrobiologia” che si è tenuta a San Diego, in California, il mese scorso. Per i ricercatori dell’ Università di Sheffield, quello riscontrato nella stratosfera terrestre accadrebbe da sempre e ovunque: tutti i pianeti verrebbero “inseminati” grazie al passaggio di comete, asteroidi ed altri oggetti in viaggio per il cosmo.
“Entità biologiche di questa natura non sono mai state individuate, in precedenza, nella nostra stratosfera. Variano da una presunta colonia di batteri ultra piccoli a due singoli organismi inusuali- una parte di una diatomea con frustulo e una massa di particelle da 200 micron interconnesse da una pellicola e da filamenti biologici”, ha spiegato il professor Wickramasinghe.
La presenza di queste microscopiche forme viventi costituisce, per lui, un’ulteriore prova della validità della Teoria della Panspermia, di cui proprio il ricercatore britannico di origini cingalesi è il massimo esponente al mondo e che esclude sia il creazionismo sia la biopoiesi.
La vita sulla Terra dunque non sarebbe scaturita grazie ad un intervento divino e nemmeno per autogenerazione da un brodo primordiale dal quale- per mera coincidenza fortuita- lo scontro di molecole inorganiche avrebbe prodotto le prime cellule, ma da semplici organismi già esistenti giunti dallo spazio su quei vettori celesti e poi evoluti in forme più complesse.
La Panspermia però – contestano altri ricercatori- sposta solo indietro nel tempo il problema, perchè non spiega come, a loro volta, diatomee e batteri alieni si siano prodotti: per caso o per volontà superiore? Non solo. L’annuncio di Chandra Wickramasinghe in merito a questa ultima scoperta ha lasciato molti colleghi assai scettici. Quegli organismi unicellulari potrebbero essere arrivati nella nostra stratosfera dalla superficie terrestre– con un viaggio dal basso verso l’altro- e non dallo spazio esterno- dall’alto verso il basso.
Eventualità esclusa dal docente di Sheffield. “Quelle entità biologiche hanno massa e misura relativamente grande. Riteniamo impossibile che si possano trasferire dalla Terra alla stratosfera: in assenza di una violenta eruzione vulcanica, non potevano effettuare quel tragitto. Quindi, se non c’è un meccanismo che giustifichi come questi organismi siano risaliti dal basso, devono essere arrivati dall’alto, verso il nostro pianeta.”
SABRINA PIERAGOSTINI