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Lo spettacolo tanto atteso è saltato: Ison avrebbe dovuto, proprio in questi giorni festivi, brillare nel nostro cielo, se l’incontro ravvicinato con il Sole non le fosse stato fatale. Miglior sorte ha avuto la collega Lovejoy: superato indenne il perielio, la si potrà osservare, fino a Capodanno, guardando in direzione dell’Orsa maggiore, verso l’alba. È l’unica visibile ad occhio nudo delle comete del 2013: una brutta notizia, per gli astrofili. Ma i superstiziosi, invece, hanno tirato un sospiro di sollievo.

UN'IMMAGINE RECENTE DELLA COMETA LOVEJOY

Da secoli, infatti, il passaggio di questi corpi celesti dalla lunga coda splendente è stato considerato foriero di calamità naturali. Una ricerca scientifica ha ricostruito l’origine di questa credenza che associa le comete alle sciagure. E la credenza- secondo Dallas Abbott, geologa presso l’osservatorio terrestre Lamont-Doherty della Columbia University ed autrice dello studio- sarebbe nata da una serie di fatti storici particolarmente sfortunati.

Verso il 530 d. C. , un frammento della celeberrima cometa di Halley– che periodicamente si ripresenta nelle vicinanze della Terra- si sarebbe frantumata nella nostra atmosfera diffondendo un’enorme nube di polvere che provocò un improvviso abbassamento delle temperature. Il drastico cambiamento climatico determinò effetti devastanti:  seguì un periodo di siccità che a sua volta innescò carestie e le popolazioni debilitate dalla fame vennero poi sterminate dalla “Peste di Giustiniano”, che fece strage tra il 541 e il 542.

Questa drammatica sequenza di eventi è stata ricostruita dalla Abbott grazie alle analisi del ghiaccio della Groenlandia: un carotaggio nelle calotte permanenti ha mostrato, nello strato attribuibile ai primi decenni del VI secolo d. C.,  un’elevata percentuale di polvere di provenienza extraterrestre per almeno 7 anni di seguito. Determinate caratteristiche chimiche- quali, ad esempio, l’abbondante presenza di stagno- le hanno permesso di attribuirne l’origine per l’appunto ad una cometa.

Quella polvere aliena si depositò sull’emisfero Nord durante la primavera, suggerendo che provenisse dalle “Eta Aquaridi”- uno sciame meteorico che si ritiene prodotto dalla cometa di Halley e che ha il suo culmine tra la metà di aprile e l’inizio di maggio. In questo modo, però,  si sarebbe potuto produrre solo un ridotto raffreddamento climatico, mentre quello che si registrò tra il 533 e il 537 ebbe dimensioni globali e catastrofiche: la temperatura mondiale precipitò di ben 3 gradi. Per spiegare questo fenomeno, era necessario un evento ben più clamoroso.

L'ULTIMO PASSAGGIO DELLA COMETA DI HALLEY, NEL 1986

Forse un’eruzione vulcanica? Le analisi di laboratorio confermavano che nel 536 era avvenuta anche quella. “Ma aveva avuto effetti minimi. A mio avviso, a provocare quel grande cambiamento nel clima globale è stato qualcosa che è precipitato nell’oceano”, afferma la Abbott. Insieme al suo team, ritiene di aver trovato le prove di questo impatto. La “carota” estratta dai ghiacciai della Groenlandia conteneva infatti fossili di minuscoli organismi marini tropicali, in particolare alcune specie di diatomee e di silicoflagellati.

Un corpo proveniente dallo spazio sarebbe dunque precipitato in acqua ed avrebbe fatto schizzare questi microorganismi per migliaia di chilometri, al di là del lontano e freddissimo Circolo Polare Artico, su questa isola immersa nel gelo. Per la geologa americana, a causare tutto ciò sarebbe stato proprio un frammento della cometa di Halley.

La più famosa delle comete periodiche provenienti dalla Fascia di Kuiper impiega circa 76 anni– mese più, mese meno- per compiere la sua traiettoria e ritornare a splendere nei nostri cieli. I ricercatori ritengono che la prima citazione storica che la riguardi risale ad un testo greco del 466 a. C.  Ma in seguito ne parlarono anche gli astronomi cinesi e persino il Talmud. Appare nell’arazzo che commemora la Battaglia di Hastings, nel 1066, e più di due secoli dopo Giotto la dipinse nell’ “Adorazione dei Magi”, nella Cappella degli Scrovegni di Padova.

LA NATIVITÀ DI GIOTTO CON LA COMETA

Ma nel VI secolo il suo passaggio ebbe effetti sconvolgenti. Innanzitutto, fu incredibilmente brillante. “Due volte la Cometa di Halley è apparsa eccezionalmente splendente e una fu proprio verso il 530”, conferma la Abbott. “Quando le comete si spaccano oppure quando perdono molti detriti, quel materiale ne aumenta la brillantezza.”

Non è chiaro dove esattamente il frammento sia precipitato nè quanto fosse grande, ma secondo i calcoli ne sarebbe bastato uno sui 600 metri. Esplodendo, avrebbe sparso la sua polvere in gran parte dell’atmosfera terrestre, schermando il Sole e dando via a quella catena di sciagure. Se gli Antichi ritenevano le comete un cattivo presagio, ora sappiamo perchè…

SABRINA PIERAGOSTINI

 

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