Un’altra delle (poche) certezze sulla struttura dell’Universo rischia di essere spazzata via. Una ricercatrice dell’Università della Carolina del Nord è arrivata alla conclusione che i buchi neri– gli oggetti più misteriosi ed incredibili del cosmo- in realtà non esistono. Un’ affermazione che ha sollevato un’ondata di contestazioni e di polemiche all’interno del mondo accademico.
Comprensibile: da decenni gli studiosi propongono varie ipotesi per spiegare come si forma e come agisce un buco nero, una sorta di “anti-stella” che anziché emettere luce la assorbe, così come fa sparire qualsiasi cosa gli si avvicini troppo. Come se non bastasse, in base alla teoria comunemente accettata, questi mostri cosmici riescono ad alterare lo spazio-tempo. E quelli di dimensioni colossali, dice la scienza ufficiale, potrebbero persino inghiottire delle intere galassie, come rischia di accadere tra qualche miliardo di anni alla nostra Via Lattea.
Ma ora Laura Mersini-Houghton, fisica teorica di origini albanesi, ritiene di avere la prova che sia matematicamente impossibile che i buchi neri possano formarsi. Lo sostiene in un articolo pubblicato online nell’archivio scientifico virtuale ArXiv . Uno studio accolto con grande scetticismo dai suoi colleghi. “Anch’io ancora non mi sono ripresa dallo shock”, ha ammesso la Mersini-Houghton in una dichiarazione scritta rilasciata all’università nella quale svolge la sua attività di ricerca. “Abbiamo analizzato questo problema per più di 50 anni e questa soluzione ci dà molto da pensare.”
La fisica teorica si riferisce ad una delle questioni più dibattute e controverse in ambito astrofisico, il cosiddetto “paradosso della perdita dell’ informazione del buco nero”. Banalizzando all’estremo: la relatività di Einstein contempla l’esistenza dei buchi neri, la scienza li ritiene reali, ma nello stesso tempo la teoria quantistica- in virtù del principio della conservazione dell’informazione ( i processi mantengono memoria della propria origine)- non ammette che alcuna informazione possa sparire in modo permanente dall’universo. Come invece accadrebbe quando un oggetto precipita in un buco nero: ogni informazione sulle sue caratteristiche verrebbe cancellata per sempre.
Secondo l’interpretazione corrente, infatti, un buco nero è una massiccia stella morente che, per effetto della sua stessa gravità, collassa concentrandosi in un singolo punto nello spazio di densità infinita. La gravità che circonda questa regione è così intensa che neppure la luce può sfuggire. A connotare un buco nero sono poi due elementi a dir poco bizzarri: la “singolarità centrale” (dove lo spazio-tempo si deforma ) e la regione attorno ad essa chiamato “orizzonte degli eventi” ( il confine attraverso il quale la materia e la luce possono solo passare verso l’interno) .
Ma la ricerca della dottoressa Mersini-Houghton, sviluppata in collaborazione con un esperto di relatività, il dottor Harald Pfeiffer dell’Università di Toronto, ribalta tutte queste affermazioni, perché sostiene che una stella, quando collassa, emette massa e non si può formare nessun buco nero. Anzi, ad un certo punto, la stella smetterebbe di collassare in un raggio limitato e così il suo nucleo centrale esploderebbe.
Non sono però queste le uniche dichiarazioni a disorientare il mondo accademico. In una lettera spedita all’ Huffington Post, la ricercatrice smonta pezzo per pezzo tutto ciò che finora si è sempre detto dei buchi neri. “Prima pensavamo che esistessero le singolarità, pur senza sapere cosa fossero e cosa accadesse vicino a loro. Ciò ha portato a tantissime ipotesi riguardo al fatto che modificassero lo spazio-tempo e creassero i buchi neri e inghiottissero tutte le informazioni riguardo il nostro universo.
Ma ora io ed Harald abbiamo dimostrato che, visto che le singolarità non esistono, si può ritornare sul terreno delle certezze inoppugnabili per quel che riguarda le stelle. Le possiamo studiare sulla base della fisica alla quale ci affidiamo e seguire la loro evoluzione attraverso tutti gli stadi, senza ricorrere al mistero di oggetti esotici incomprensibili come quelli che le singolarità includono.”
Se la scoperta della dottoressa Mersini-Houghton è fondata, in realtà molto di quello che sappiamo del cosmo attorno a noi andrebbe riscritto (inclusa la teoria stessa del Big Bang…). Ma tra i colleghi, pochi sono disposti a sposare le sue teorie. “Non sono convinto”, afferma per esempio Max Tegmark, docente di fisica al MIT di Boston. “È magnifico vedere tutti quei calcoli numerici, ma i risultati sono in disaccordo con molte scoperte pubblicate e la causa potrebbe essere che i presupposti sono sbagliati. Non solo: non si può proclamare “i buchi neri non esistono” senza prima spiegare tutte le evidenze basate sull’osservazione che possediamo su di essi.”
Concorda con lui un altro scienziato, David Garfinkle, professore di fisica all’Università di Oakland, nel Michigan, specializzato proprio in singolarità e campi gravitazionali. Anche lui ha accettato di commentare l’articolo contestato per il giornale online americano. “È interessante, ma non conosciamo abbastanza bene la singolarità per affermare che la visione della Mersini-Houghton sia corretta. Se pure lo fosse, è molto fuorviante descriverla come la dimostrazione che i buchi neri non esistono. Ci sono tantissime evidenze astronomiche di oggetti che si comportano esattamente come i buchi neri previsti dalla teoria della relatività di Einstein.”
SABRINA PIERAGOSTINI