Qualcosa si sta muovendo. Dopo settimane di calma surreale, per non dire quasi di indifferenza di fronte al bollettino quotidiano di roghi anomali a Canneto di Caronia, all’ improvviso arriva un segnale, anzi, un duplice segnale. Da un lato, la Procura di Patti ha aperto un’indagine per incendio doloso; dall’altra, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha istituito un nuovo gruppo di lavoro. Magistrati ed esperti vogliono far luce sulla vicenda- ma partendo da punti di vista diametralmente opposti.
LE ABITAZIONI DI CANNETO INTERESSATE DAL FENOMENO
Gli inquirenti hanno infatti imboccato- decisamente a sorpresa– la strada del piromane. Un’ipotesi esclusa categoricamente fino ad oggi da chi, prima di loro, aveva condotto l’inchiesta tra queste case affacciate sul mar Tirreno, teatro dal 2004 di fenomeni insoliti. Nessuno aveva mai nutrito il minimo dubbio sugli abitanti della piccola frazione siciliana. Ora invece sul registro degli indagati è finito un ragazzo di 25 anni, figlio del portavoce dei residenti della Via del Mare.
La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno e ha colpito tutti coloro che per i motivi più diversi si sono interessati alla vicenda- me inclusa. A lasciare stupefatti sono vari elementi. Innanzi tutto, ci sono testimoni- persone estranee alle famiglie coinvolte- pronte a giurare che il più delle volte, quando di punto in bianco prendevano fuoco mobili, auto ed elettrodomestici, il giovane indagato non fosse nemmeno in casa.
Avrà forse escogitato il modo per far scaturire gli incendi a distanza? Probabilmente è per questo che gli inquirenti hanno perquisito con la massima cura gli appartamenti danneggiati, il garage, le vetture, i terreni agricoli. Cercavano evidentemente inneschi, micce o altri ingegnosi strumenti in grado di provocare le fiamme. Per quanto ne sappiamo, però, se ne sono andati a mani vuote. D’altra parte, già le perizie dei Ris- compiute negli anni passati- avevano escluso la presenza di acceleranti o di altre sostanze chimiche nei vari oggetti divorati dalle fiamme.
Proprio questo è un altro elemento singolare: i “corpi del reato” di questa ultima ondata di fuoco iniziata a metà luglio non sono stati sequestrati. Eppure un esame sui divani o sui televisori o sui frigoriferi danneggiati da quei roghi improvvisi avrebbe potuto stabilire il modo nel quale le fiamme sono state appiccate- visto che è esattamente questa l’ipotesi della Procura, l’azione volontaria di un piromane. Invece, niente. Quei frammenti di vita anneriti dagli incendi se ne sono rimasti lì, nel cortile e nel giardino, trasformati in discariche.
UN FREEZER BRUCIATO DALL’INTERNO
Non sappiamo se gli investigatori abbiano indizi o testimonianze importanti che -giustamente- ancora non rivelano. In ogni caso, vale per il giovane di Canneto quello che vale per qualsiasi altro indagato: la presunzione di innocenza. Fino a prova contraria, fino a quando non sarà dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio il suo coinvolgimento nella insolita vicenda, non può dirsi colpevole. Né si può sostenere che il caso sia risolto. E in questi ultimi giorni lo si è sentito ripetere anche troppo spesso.
Non lo pensano, evidentemente, le istituzioni– Governo, Regione, Comune – che finalmente hanno deciso di vederci chiaro. Oggi, venerdì 24 ottobre, si sono trovati seduti allo stesso tavolo, presso il Dipartimento della Protezione Civile a Roma, per insediare il nuovo gruppo di indagine. Gli esperti incaricati di studiare il fenomeno, ciascuno in base alle specifiche competenze, avranno però poco tempo orientarsi e per comprendere la natura di quei roghi: entro il 31 dicembre dovranno definire le strategie di intervento.
Della commissione fanno parte i rappresentanti indicati dal capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, dai Ministeri competenti (Interni, Difesa, Ambiente e Salute), dall’assessore regionale alla famiglia con delega alla Protezione Civile e dal comune di Canneto. Il sindaco della cittadina siciliana, Rino Beringheli, ha scelto Patrizia Livreri, ricercatrice del Dipartimento di Ingegneria Elettrica presso l’Università di Palermo. Sarà affiancata da un altro docente, il professor Nicola Casagli, del Dipartimento di Scienza della Terra dell’Università di Firenze.
UNA STANZA DANNEGGIATA DALLE FIAMME
Tra i consulenti compare anche il fisico esperto di energia nucleare Marzio Mangialajo, da sempre molto critico sugli esiti delle indagini condotte dal 2004 in poi. Lo studioso- ora in pensione- è convinto di aver già trovato la soluzione del mistero: a scatenare le fiamme improvvise, sarebbero i positive holes, le lacune positive scoperte dal geofisico americano Friedmann Freund. Alla prossima riunione del gruppo, prevista per la fine del mese, parteciperà anche lui e potrà esporre la sua teoria.
È evidente il segnale di discontinuità rispetto al passato. Non è stato confermato neppure uno dei ricercatori che avevano svolto i sopralluoghi durante la prima ondata di incendi anomali e che erano giunti ad ipotesi sconcertanti. I loro test sul campo avevano escluso l’origine naturale ed antropica dei roghi, tanto che avevano pensato- come soluzione estrema- che gli incendi fossero gli effetti di una tecnologia evoluta (“anche non terrestre”) in grado di produrre un’intensa onda elettromagnetica proveniente da un punto imprecisato in mezzo al mare.
Gli esperti nominati ora ripartono da zero. Ignoriamo a quali conclusioni arriveranno, se saranno in contraddizione o in sintonia con quanto affermato dai loro colleghi del precedente gruppo di studio. La speranza, ovviamente, è che centrino l’obiettivo e trovino la risposta definitiva- qualunque essa sia. Il primo cittadino di Caronia ha suggerito, come primo atto di questa nuova fase, il sequestro delle abitazioni nelle quali il fenomeno si è manifestato. Lo chiederà anche alla Procura. Un modo, questo, per evitare inquinamenti della “scena del crimine” e per sgomberare il campo da ogni sospetto.
UN ALTRO EFFETTO DEI ROGHI IMPROVVISI
Con gli appartamenti disabitati, eventuali nuovi principi di incendio non potranno essere attribuiti a piromani e ci si potrà concentrare su tutte le altre cause ( naturali o non ) ancora da verificare. Chissà se gli scienziati di oggi ripeteranno l’esperienza che ha convinto i loro predecessori- fisici, geologi, ingegneri- a considerare inspiegabile il fenomeno: nelle case vuote, con i contatori dell’Enel staccati, degli spezzoni di filo elettrico buttati sul pavimento hanno iniziato ad arricciarsi per poi annerirsi e prendere fuoco. È successo più volte davanti agli occhi di vari testimoni. Succederà ancora?
SABRINA PIERAGOSTINI