Abituare il pubblico all’idea che non siamo soli, che esistono avanzate civiltà nello spazio e che il contatto è già avvenuto. Molti ricercatori sono convinti che da decenni l’industria del cinema americano sia stata incentivata ad occuparsi di UFO e Alieni dalle varie agenzie governative allo scopo di orientare e influenzare l’opinione pubblica. A seconda dei momenti e degli interessi, sono stati promossi film horror – quando si voleva indurre a ritenere i potenziali visitatori extraterrestri come nemici da combattere- oppure film tranquillizzanti- nei quali invece i “cugini della galassia accanto” appaiono amichevoli e pacifici.
Ma non solo. In questo “programma di acclimatamento”, in una fase in cui Washington voleva incoraggiare il popolo americano ad accettare la presenza degli ET, uomini dell’apparato- militari e agenti segreti- avrebbero addirittura commissionato un documentario ad hoc facendo rivelazioni scottanti e assicurando ai produttori di Hollywood filmati autentici di incontri ravvicinati. È quando sarebbe successo durante la preparazione di UFOs:Past, Present and Future, uscito nel 1974 e poi, aggiornato, nel 1979 con il titolo UFOs: It Has Begun. Lo scrive su Mysteriousuniverse.org Robbie Graham, scrittore inglese esperto di cinema che sull’argomento ha pubblicato il libro Silver Screen Saucers.
Graham ha intervistato l’autore di quel documentario, Robert Emenegger, che gli ha raccontato tutti i retroscena. Nel 1972, Emenegger e il co-produttore Allan Sandler vennero invitati dai vertici dell’USAF (l’aeronautica militare degli Stati Uniti) a realizzare un film sul fenomeno UFO. La scelta non sarebbe stata casuale. Da studente, aveva scritto una tesi sull’influenza del cinema sul comportamento del pubblico e in seguito si era molto interessato all’uso dei film come strumenti di propaganda. Aveva poi lavorato per l’USIA, un’agenzia governativa incaricata di influenzare le opinioni e le attitudini nei paesi stranieri in modo da favorire la politica nazionale- insomma, ancora una volta, propaganda.
Inoltre Emenegger aveva svolto degli incarichi per il presidente Nixon che riferendosi a lui lo definiva “un leader, nella posizione giusta per conoscere e raccomandare le migliori menti dell’America”. Con questo curriculum, era la persona ideale per portare a termine il progetto. L’incontro sarebbe avvenuto in una base aerea, la Norton Air Force Base, in una “white room”, una stanza usata dalla CIA, insonorizzata e controllata, dalla quale non sarebbe trapelato il minimo rumore. In quella occasione, fu assicurato che sarebbe stato loro consegnato un filmato eccezionale: un video nel quale si vedeva l’atterraggio di un vero UFO nella base aerea di Holloman nel 1964 e il successivo incontro a tu per tu tra l’equipaggio alieno e alcuni ufficiali dell’USAF.
Lo scrittore si dimostrò molto scettico, ma fu rassicurato dai vertici dell’Aeronautica: quelle immagini esistevano, la storia era reale e lui avrebbe avuto in mano quel materiale straordinario. Così con i colleghi si mise all’opera per scrivere il testo del documentario, recuperare le informazioni necessarie, realizzare le interviste. Nel loro lavoro, furono agevolati in tutto e per tutto. Ebbero accesso nelle strutture del Ministero della Difesa, incluso il Pentagono. Robert Emenegger ebbe colloqui con alcuni alti ufficiali meglio informati sui fatti, come il colonnello William Coleman (era stato il portavoce del Progetto Blue Book) e il colonnello George Weinbrenner, all’epoca a capo del dipartimento Stranger Technology della famigerata base aerea di Wright-Patterson, dove si vociferava fossero custoditi i resti dei dischi volanti precipitati sul suolo americano da Roswell in poi.
Un giorno lo scrittore chiese chi ci fosse dietro a questo progetto di apertura e il colonnello Coleman gli rispose: “È il segretario dell’Aeronautica Militare che ci ha ordinato di collaborare.” Un ordine, a sentire il suo racconto, arrivato anche alla NASA visto che l’ente spaziale fornì foto inedite che mostravano gli strani oggetti avvistati dagli astronauti nello spazio durante le missioni Gemini. “Avevamo carta bianca per andare ovunque, per fare qualsiasi domanda, non c’era alcuna restrizione”, ha rivelato a Robbie Graham. Un giorno, gli fu persino mostrato un filmato top secret ripreso a Vanderberg (la base aerea da cui partivano missili balistici e satelliti) nel quale due UFO sembravano rincorrere per gioco un razzo americano.
Quando le riprese erano ormai concluse e mancava solo quel video promesso mesi prima con l’atterraggio del disco volante, arrivò la doccia fredda: il Ministero della Difesa aveva cambiato idea. Con il Nixon-gate sulle pagine di tutti i giornali il clima non era più adatto, così quel filmato era stato rimesso in un cassetto e lì doveva rimanere. “Mi sono sentito preso in giro davanti al diniego di vedere quelle immagini. Erano state riconsegnate al Pentagono. Io stupidamente mi aspettavo di avere quel video sconvolgente”, ha confessato Emenegger al suo intervistatore. E oggi ancora si domanda: siamo stati usati?
Nonostante questo, il documentario fece comunque scalpore: conteneva le foto della NASA fino ad allora sconosciute e anche delle interviste esclusive, come per l’appunto quella al colonnello Coleman che si mostrava molto aperto sull’ipotesi extraterrestre per spiegare gli UFO. E per ovviare alla carenza di quel documento che avrebbe fatto restare a bocca aperta il mondo intero, la produzione ricorse ad espediente. L’episodio infatti venne citato comunque: fu usata una serie di disegni nei quali si vede atterrare un disco metallico. Poi, dalla scaletta scendono due presunti alieni, dal corpo argenteo e dall’aspetto molto umano, con un naso prominente e un copricapo che li fa assomigliare a degli Antichi Egizi…
Ma ad un attento osservatore non sfugge un dettaglio. Mentre la voce fuori campo descrive la scena, per qualche istante si può vedere un piccolo oggetto volante luminoso che si muove nel cielo sopra la base aerea di Holloman. Emenegger sostiene che sia una sequenza originale, non una ricostruzione. Quei fotogrammi proverrebbero proprio dal video dell’atterraggio e sarebbero stati concessi dall’Aeronautica militare in fase di montaggio. Forse a parziale risarcimento della promessa non mantenuta. O forse, per “vedere l’effetto che fa”: capire come avrebbe potuto reagire il pubblico davanti a quella scena (apparentemente) autentica di un UFO in volo sul territorio Americano.
Parlando con Graham, l’autore di Hollywood ha espresso la sua convinzione che in realtà a manovrare le fila di quell’operazione sia stata la CIA. È sicuro che uno dei produttori, Allan Sandler, fosse colluso con l’agenzia di Intelligence. Il fatto che il primo briefing a Norton sia avvenuto in una stanza dell’Agenzia a prova di orecchie indiscrete è il secondo indizio. E poi, a spiegare il progetto e a seguirlo passo dopo passo sarebbe stato un uomo arrivato da Langley, Dick Beske. “Ci ronzava sempre intorno, ci osservava”, ricorda. Insomma, ingredienti da film di spionaggio e di fantascienza messi insieme. Ma se fosse vero? Se quel video fosse autentico e giacesse ancora sigillato in un ufficio del Pentagono? Da lì, nei mesi scorsi, sono uscite ammissioni e filmati sorprendenti. Chissà quanti cassetti devono ancora essere aperti…
SABRINA PIERAGOSTINI