La Marina Militare statunitense ha intenzione di studiare gli oggetti volanti non identificati avvistati dai suoi piloti. Ve lo abbiamo raccontato solo pochi giorni fa in un articolo del blog che spiegava la volontà di predisporre un vero e proprio sistema ufficiale di segnalazione e investigazione da seguire in questi casi. Una notizia che suonava come una sorprendente apertura, dopo decenni in cui ci è stato ripetuto dagli alti ufficiali di mezzo mondo che quel tipo di oggetti – chiamateli UFO alla vecchia maniera oppure UAP (Unidentified Aerial Phenomenon) o magari AAV (Anomalous Aerial Vehicle), poco cambia- non esistono. Ma di nuovo, purtroppo, non c’è altro.
Infatti, secondo le vecchie, consuete abitudini, la Navy americana ha subito specificato che non renderà pubblici tali rapporti. Le informazioni raccolte sulla base di questo nuovo protocollo saranno trattate come dati confidenziali e rimarranno classificati. Quindi noi- la gente, l’opinione pubblica- non ne sapremo un bel niente. A scanso di equivoci, prima di generare eccessivi entusiasmi, lo ha chiarito il portavoce dell’Ufficio del vicecomandante delle operazioni navali, Joe Gradisher, al Washington Post. “Le organizzazioni per la sicurezza dell’aviazione militare mantengono sempre i rapporti relativi a rischi per l’aviazione come informazioni privilegiate al fine di preservare la discussione sulla sicurezza tra gli equipaggi”, ha detto. Un modo un po’ arzigogolato per dire semplicemente: le notizie riguardo velivoli potenzialmente pericolosi rimangono e rimarranno inter nos.
A spingere la Marina Militare USA ad uno studio approfondito del fenomeno è la frequenza, imbarazzante, con la quale questi oggetti misteriosi entrano e si muovono nello spazio aereo, incluso quello militare, eludendo i controlli radar e sfuggendo agli intercettori di ultima generazione. Una prova incontestabile è stata fornita, a partire dal dicembre 2017, dai tre video ( ripresi con telecamera agli infrarossi) nei quali dei jet da guerra inseguono senza successo dei velivoli che sembrano non avere ali, motori o altri mezzi di propulsione e capaci di accelerazioni e stop repentini mai visti. Le voci registrate nei filmati riportano l’incredulità di quei piloti super addestrati che non riescono a credere ai loro occhi.
Uno di loro, David Fravor, si è fatto avanti raccontando i dettagli di quell’incontro ravvicinato che lo ha visto protagonista nel 2004 e noto come “l’incidente della USS Nimitz”, perché erano decollati dalla portaerei con questo nome i due jet ( due F-18 Hornett) inviati in scramble per capire cosa diavolo fosse il bersaglio agganciato sul radar della USS Princeton e dal movimento anomalo. Fravor- ora congedato dalla Marina- lo ha descritto come un enorme Tic-Tac: oblungo, liscio, bianco. Lo ha visto restare immobile, sospeso sull’acqua, sopra la superficie dell’Oceano Pacifico, e poi in un istante ripartire verso l’alto ad una velocità inusitata. Nelle sue varie interviste, l’ex comandante non ha fatto che ripetere: “Non era di questa Terra.”
Tuttavia, nessun altro di coloro che sono coinvolti a vario titolo nella vicenda ha mai apertamente parlato di tecnologia aliena. Si preferisce- con un altro gioco di parole- parlare di ”tecnologia esotica” e non si esclude che possa essere prodotta da laboratori stranieri. E proprio come potenziali minacce nemiche la Marina intende affrontare e studiare le segnalazioni future. A Live Science, Seth Shostak, capo astronomo del SETI, si è detto favorevole all’iniziativa, perché sembra una mossa verso la trasparenza, aggiungendo:”L’esercito è interessato a queste cose non perché pensano che i Klingon stiano volando nei nostri cieli, ma credo perché forse pensano che lo stiano facendo i Cinesi o i Russi.”
Non si è mai sbilanciato sulla possibile origine di questi oggetti volanti neanche Luis Elizondo, ex direttore del Programma Avanzato di Identificazione delle Minacce Aerospaziali (AATIP), programma gestito dal Pentagono, ma voluto e sostenuto dal Senato con fondi segreti fino al 2012. L’ex ufficiale dei Servizi non nasconde la delusione: dalla Marina- dice- potremo forse avere statistiche sul numero di segnalazioni e pochi altri dettagli. “Se tutto rimane strettamente all’interno dei canali classificati, allora la ‘persona giusta’ potrebbe non ottenere effettivamente le informazioni”, ha detto Elizondo al Washington Post. “La persona giusta non significa necessariamente un capo militare, può essere un legislatore, può essere un’intera schiera di individui diversi”. Magari fisici e ricercatori in grado di comprendere quella tecnologia esotica…
SABRINA PIERAGOSTINI