Più di 70 anni dopo, Roswell resta un mistero e continua ad affascinare l’immaginario collettivo. Cosa accadde, veramente, all’inizio del luglio 1947 nelle campagne attorno alla cittadina del New Mexico? Cosa videro davvero i tanti testimoni che a distanza di molti anni si fecero avanti raccontando di astronavi cadute dal cielo, corpi di alieni morti e altri dettagli da romanzo di fantascienza? E cosa nascosero all’opinione pubblica i militari e le autorità politiche, ai tempi e anche ora? Insomma, cosa si cela dietro al caso ufologico più famoso al mondo? Adesso anche Donald Trump ha volut0 dire la sua.
IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI DONALD TRUMP
Lo ha fatto nelle vesti ufficiali di inquilino della Casa Bianca, nel corso di un’intervista per la rete NBC in occasione del Father’s Day, equivalente alla nostra Festa del Papà che negli USA cade in giugno. Di fronte a lui, a fare le domande c’era il figlio maggiore Donald Jr. Una chiacchierata per molti versi informale, una sorta di “operazione simpatia” tentata probabilmente per risollevare l’immagine del Presidente in questa campagna elettorale avvelenata dalle polemiche sul lockdown che ha provocato una profonda crisi economica anche negli Stati Uniti e dal clima rovente di rivolta sociale scatenato dai delitti sfondo razziale imputati alla polizia USA. Insomma, un momento non certo facile per il magnate che vede vacillare il suo gradimento tra gli elettori.
Don, a un certo punto, ha rivolto al padre una domanda scherzosa proprio su Roswell, chiedendogli se avesse intenzione di divulgare nuove informazioni su quel famoso episodio. «Prima di lasciare il tuo incarico, ci dirai se gli Alieni esistono? Perché questa è davvero l’unica cosa che mi interessa e voglio sapere se rivelerai qualcosa su Roswell per farci sapere cos’è davvero successo», gli ha detto il figlio. Donald Senior ha risposto:«Tanta gente me lo ha chiesto, effettivamente è una bella domanda: ci sono milioni e milioni di persone che vogliono andare là per vedere. Io non ti dirò quello che so, ma è molto interessante e anche Roswell è un luogo molto interessante, un sacco di gente vorrebbe sapere cosa è accaduto». «Quindi mi stai dicendo che tu puoi togliere il segreto, lo farai?» La replica finale del presidente è stata:«Bè, ci devo pensare…»
IL FIGLIO DI TRUMP, DONALD JR, DURANTE L’INTERVISTA
Dunque, l’argomento ET è entrato anche in questa campagna elettorale, dopo aver già fatto capolino quattro anni fa. Allora, la questione aliena era stata cavalcata dalla candidata democratica Hillary Clinton, battuta di un soffio proprio da Trump. Adesso è lui, il tycoon, a ventilare conoscenze approfondite in materia insieme alla possibilità di aprire gli archivi segreti di Washington riguardo il caso del 1947. Una coincidenza curiosa, visto che prima di lui l’unico Presidente degli Stati Uniti a parlare pubblicamente di Roswell, per chiedere di sapere tutta la verità, era stato Bill Clinton. Insieme alla moglie-ai tempi, First Lady- nel 1995 aveva fatto molte pressioni per entrare in possesso di tutte le informazioni relative al caso, ma si era dovuto accontentare di due rapporti stilati dall’USAF– l’Aeronautica Militare- nei quali tutta la vicenda veniva spiegata come il banale incidente di un pallone-sonda usato durante la Guerra Fredda per registrare le onde prodotte dai test atomici sovietici.
Quei documenti – intitolati “Il Rapporto Roswell: Realtà contro Finzione nel deserto del New Mexico” e “Il Rapporto Roswell: Caso Chiuso”- però non hanno messo a tacere tutte le voci (e sono tante) che sostengono tutta un’altra storia. Testimonianze anche di ex militari della medesima USAF che nel libro “UFO-Parlano i piloti” (Mursia), scritto insieme ad Alberto Negri, riporto in modo dettagliato. Nel capitolo dedicato ai primi casi clamorosi di avvistamenti riferiti proprio da personale aeronautico, eclatante è la deposizione giurata rilasciata dall’addetto stampa della base aerea di Roswell- colui che nel 1947 diramò il comunicato pubblicato dai giornali nel quale si parlava esplicitamente di un disco volante caduto vicino a un ranch.
IL TITOLO DEL ROSWELL DAILY RECORD NEL 1947
Di fronte a un notaio, decenni dopo, l’ex militare riportò alla memoria tutto quello che ricordava di quella vicenda assurda a patto che le sue parole fossero rese pubbliche solo dopo la sua morte, avvenuta nel 2005. Tra le altre cose, diceva anche questo:«Prima di lasciare la base, il Col. Blanchard mi portò personalmente all’Edificio 84 (ovvero l’Hangar P-3), un ricovero per B-29 posizionato nel lato est della pista. Appena mi avvicinai all’edificio, notati che era sottoposto a una stretta sorveglianza sia dentro che fuori. Una volta all’interno, mi fu permesso di dare uno sguardo a una distanza di sicurezza all’oggetto appena recuperato a nord della città.
Era approssimativamente 12/15 piedi in lunghezza (3,5/4,5 metri), non altrettanto largo, alto circa 6 piedi (1,8 metri) e di forma simile a un uovo. L’illuminazione era scarsa, ma la sua superficie appariva metallica. Non erano visibili finestrini, oblò, ali, sezioni di coda o carrelli di atterraggio. Anche da distante, ero in grado di vedere un paio di corpi sotto un telone. Soltanto le teste si estendevano oltre la copertura e non riuscivo a distinguere alcuna caratteristica. Le teste apparivano più larghe del normale e il contorno del telo suggeriva la dimensione di un bambino di 10 anni. In un successivo appuntamento nell’ufficio di Blanchard, egli avrebbe steso il suo braccio a circa 4 piedi dal pavimento (1,2 metri) per indicare la loro altezza».
IL LUOGO DELL’INCIDENTE DI ROSWELL
Fantasie di un uomo ormai anziano? Scomode verità a lungo taciute? Su Roswell si sono versati fiumi di inchiostro e dalla fine degli anni Settanta è diventato un luogo cult– come ha ricordato lo stesso Trump- per tutti gli appassionati di ufologia. Ora, la frase del Presidente riaccende le speranze di chi non si è mai rassegnato alle prosaiche spiegazioni dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti. Proprio lui che, intervistato sui video con i bizzarri velivoli dalle prestazioni eccezionali ripresi dai piloti della US Navy (un altro argomento affrontato con dovizia di documenti e interviste nel nostro libro), professava scetticismo dicendo: «Io non ci credo, ma ci sono persone, dei piloti, che lo giurano, che dicono di vedere gli UFO». Forse l’ammissione del Pentagono che ha riconosciuto come autentici quei filmati gli ha fatto cambiare idea. O forse, ha giocato la carta aliena per attirare l’attenzione mediatica, come strategia elettorale. Se è così, risultato centrato.