Adesso che è partita anche la NASA- pochi giorni fa, il lancio di Mars2020 con a bordo il rover Perseverance- sono tre le missioni in volo verso Marte: nei giorni scorsi, era decollate anche la sonda Al Amal (la prima di un paese arabo nella storia dell’esplorazione spaziale) e la cinese Tianwen-1. Obiettivo, per tutti, scoprire qualcosa di più sul Pianeta Rosso e magari capire se quassù la vita sia mai esistita o esista tuttora. Ma forse, stiamo cercando nel posto sbagliato.
UN TUBO DI LAVA SULLA TERRA
Non sarebbe sulla superficie né a qualche metro di profondità nel terreno il luogo più adatto alla vita, ma molto più sotto: nei tunnel di lava. L’idea non è nuova, ma è stata riportata all’attenzione da un articolo pubblicato dal PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences, gli Atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze) a firma di Sid Perkins, un giornalista scientifico, dal titolo “Concetto di base: i tubi di lava possono essere paradisi per l’antica vita aliena e per i futuri esploratori umani”. I canali lavici sono ambienti noti sulla Terra: fanno la gioia degli speleologi e dei biologi, per l’enorme varietà di organismi bizzarri che li abitano. Queste strutture che si dipanano nel sottosuolo si formano durante le eruzioni vulcaniche: quando il magma si raffredda, si solidifica in superficie, ma all’interno continua a fluire creando delle cavità a volte estremamente ampie.
Sul nostro pianeta, il record spetta alla grotta Kazamura, alle Hawaii, lunga 65 chilometri e mezzo e con una profondità di oltre 1000 metri. Si è formata circa 600 anni fa. Molto più antichi e ramificati sono invece i canali del Lava Beds National Monument della California: più di 800 cunicoli -alcuni di questi, percorribili e visitabili- per un totale complessivo di 350 chilometri di lunghezza. Ma questi tunnel non sono una prerogativa terrestre: gli scienziati si aspettano di trovarli ovunque ci sia o ci sia stata attività vulcanica. E in effetti, ne hanno già individuati sia sulla Luna che su Marte. E da queste parti, sarebbero ancora più estesi e di grande importanza.
IL PIÙ GRANDE TUNNEL LAVICO SI TROVA ALLE HAWAII
Nel 2009, Il Lunar Reconnaissance Orbiter della NASA ha fotografato l’apertura di un tubo di lava nella regione delle Marius Hills- una serie di cupole vulcaniche. Un altro, probabilmente profondo oltre cento metri, si trova nel Mare della Tranquillità. Anche la sonda indiana Chandrayaan-1 ne ha evidenziati più d’uno. Subito, gli scienziati si sono interessati a queste cavità dalle caratteristiche uniche, potenzialmente utilizzabili come futuri insediamenti umani. In una conferenza del giugno scorso, la geologa della NASA Laura Kerber ha spiegato perché: primo, l’ambiente è protetto dalle radiazioni, come i raggi cosmici e quelli ultravioletti; secondo, un’eventuale abitazione costruita al loro interno sarebbe al sicuro anche rispetto il bombardamento di micro meteoriti che colpiscono la superficie lunare; terzo, qua sotto si riduce notevolmente l’escursione termica che sulla Luna è estrema (si va da +120 °C di giorno a -130°C di notte).
IL TUBO LAVICO NEL MARE DELLA TRANQUILLITÀ, PROFONDO CIRCA 100 METRI
Marte non è da meno: anche sul Pianeta Rosso, molto attivo geologicamente nella sua storia più remota, si aprirebbero centinaia di imboccature di tubi lavici. Il Mars Global Cave Candidate Catalog elenca un migliaio di potenziali candidati. La prima prova è arrivata dalle immagini del Viking Orbiter: su Alba Mons, nella regione di Tharsus, la sua macchina fotografica ha catturato l’immagine di una formazione allungata sul fianco del vulcano- innegabilmente, un tunnel lavico. E lì dentro- come dice Sid Perkins- potremmo scoprire quello che stiamo ansiosamente cercando da tempo: le prove di vita extraterrestre. «Se Marte ha mai ospitato la vita, potrebbe essersi rifugiata lì dentro quando il pianeta si è trasformato e le condizioni superficiali sono diventate all’improvviso insostenibili», scrive il giornalista.
LE IMMAGINI DELL’AREA DI ALBA MONS
Gli organismi che abitavano quel mondo primordiale, molto più ricco di acqua di oggi e con un’atmosfera meno sottile, sarebbero migrati nel sottosuolo per sopravvivere e le grotte laviche sarebbero state perfette a questo scopo. Ecco perché- sottolinea Perkins- vari ricercatori le considerano una sorta di paradiso sotterraneo e cita a questo proposito l’opinione di Pascal Lee, planetologo dell’Ames Research Center:«Su Marte e in altri luoghi, i tubi di lava hanno probabilmente fatto la differenza tra la vita e la morte. Dovunque li troveremo, saranno eccitanti da un punto di vista scientifico. E se una missione su un pianeta comprenderà anche l’esplorazione di queste strutture sotto terra, sarà come avere due pianeti al costo di uno».
UN INTRECCIO DI TUBI LAVICI SU MARTE
Insomma, potrebbero essere esistite delle nicchie in cui la vita marziana- se mai si è sviluppata- si è potuta conservare. Per saperlo, però, bisogna entrarci dentro. Un’esplorazione già rischiosa sulla Terra, figuriamoci su Marte. A farlo dovrebbero essere dei robot progettati apposta. Per evitare complicate perforazioni- la roccia lavica è molto resistente- dovrebbero sfruttare i cosiddetti lucernari, ossia le aperture nella parte superiore dei tunnel in cui il soffitto è crollato. La Kerber ha già ipotizzato di usare un robot per penetrare nei tubi lunari. Un progetto denominato Moon Diver, che potrebbe presto trasformarsi in Mars Diver. Una volta lì dentro, anche se non trovassero creature viventi, quei robot potrebbero studiare la storia geologica del pianeta: questo solo già varrebbe il viaggio.
PER ENTRARE NEI TUNNEL DI LAVA, SI PASSA DAI COSIDDETTI LUCERNARI
È chiaro però che il sogno degli astrobiologi è scovare tracce di attività biologica lasciata in epoche passate, come filamenti microbici fossilizzati o cellule fossili conservati all’interno della roccia lavica. Ma a priori non si può nemmeno escludere l’ipotesi più rosea: protetti dalle pericolose radiazioni e dalle particelle solari che hanno letteralmente sterilizzato la superficie marziana, batteri e microorganismi potrebbero aver continuato a proliferare. Particolari sostanze chimiche che producono fluorescenza a determinate lunghezza d’onda ne potrebbero rivelare l’esistenza. Per ora, dobbiamo accontentarci di “grattare” la polvere lunare cercando lì qualche segnale incoraggiante, come farà Perseverance una volta “ammartato” vicino al cratere Jezero. Ma le prossime missioni- chissà- potrebbero mirare direttamente ai tubi lavici e tentare l’impresa.