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Astronavi-madri gigantesche, in viaggio per il cosmo cariche di piccole sonde da spargere nei vari sistemi solari alla ricerca di dati. Uno scenario da fantascienza, prospettato però da due accademici di primo livello: il professor Avi Loeb, promotore del Galileo Project all’Università di Harvard (il cui scopo dichiarato è trovare prove scientifiche degli UFO), e il fisico Sean Kirkpatrick, attuale direttore dell’AARO, l’All-domain Anomaly Resolution Office creato dal Dipartimento della Difesa americano per spiegare gli oggetti volanti non identificati. Insieme, hanno scritto un articolo- ancora in attesa di revisione tra pari- nel quale affrontano gli aspetti più rilevanti e insoliti degli UAP ad alta manovrabilità.

L'ASTROFISICO AVI LOEB ,

L’ASTROFISICO AVI LOEB ,

I due ricercatori partono da un tema caro a Loeb: gli oggetti interstellari. Il più famoso è “il messaggero arrivato da lontano” Oumuamua, avvistato nell’autunno 2017, dalla forma anomala, lunga e affusolata, e dal movimento ancora più strano, visto che uscendo dal nostro sistema solare ha accelerato senza mostrare le consuete caratteristiche di una cometa,  come la classica coda. Ma non è l’unico visitatore intercettato dai nostri telescopi. Nel 2014, un bolide era precipitato nell’oceano di fronte alla Papua Nuova Guinea: il  piccolo meteorite denominato IM1 aveva alcune caratteristiche in comune con il “messaggero” ed è stato riconosciuto ufficialmente come corpo interstellare nel 2022 diventando il primo mai scoperto. È l’oggetto che una spedizione promossa proprio dal professor Loeb intende recuperare nei prossimi mesi dal fondo del mare per verificarne la reale natura e composizione. Nel marzo 2017,  era stato registrato un altro supposto meteorite anomalo, IM2, questa volta caduto di fronte alle coste del Portogallo. Tre anni fa, poi, il telescopio Pan-STARRS ha individuato 2020SO, un oggetto di natura sicuramente artificiale, costituito  da acciaio inossidabile, di aspetto allungato come Oumuamua e ufficialmente ritenuto lo stadio di un razzo della NASA.

OUMUAMUA IMMAGINATO DA UN ARTISTA

OUMUAMUA IMMAGINATO DA UN ARTISTA

Per gli autori dell’articolo, però, la frequenza di queste osservazioni (4 in pochi anni) permetterebbe di avanzare un’ipotesi: 2020SO, IM1 e IM2 potrebbero invece essere delle sonde, ossia strumentazioni  non troppo diverse dalle nostre Pioneer o dalle Voyager. Solo che, in questo caso, sarebbero state prodotte da civiltà extraterrestri molto più antiche e molto più avanzate della nostra.«Con un’ adeguata progettazione, queste piccole sonde  raggiungerebbero la Terra  o un altro sistema planetario  a scopo di esplorazione al passaggio della astronave-madre», scrivono Loeb e Kirkpatrick. Gli astronomi, aggiungono, non sarebbero in grado di notare la diffusione delle mini-sonde perché sono troppo piccole (un metro di diametro) e non riflettono abbastanza la luce solare. Luce che potrebbero però usare come fonte di energia, secondo il modello delle vele solari, mentre come propellente potrebbero sfruttare l’idrogeno contenuto nell’acqua: ecco perchè avrebbero come meta i pianeti rocciosi nelle fasce abitabili- dove l’H2O allo stato liquido abbonda. E nel nostro sistema solare il nostro mondo è riconoscibile come pianeta roccioso ricco di acqua rispetto a Venere o Marte grazie alle biofirme che emette, individuabili anche da enormi distanze.

ILNOSTRO PIANETA POTREBBE ESSERE STUDIATO DA SONDE EXTRATERRESTRI

IL NOSTRO PIANETA POTREBBE ESSERE STUDIATO DA SONDE EXTRATERRESTRI

Inoltre, in condizioni ideali, questi gioiellini tecnologici creati dagli ET potrebbero anche avere la capacità non solo di autoripararsi, ma anche di costruire infinite copie di sè stessi, come già teorizzato da John Von Neumann quasi un secolo fa, diventando potenzialmente eterni, percorrendo distanze galattiche e arrivando ovunque. Attorno a noi, ce ne potrebbero essere in un numero talmente elevato da essere difficilmente immaginabile: addirittura miliardi di miliardi. Anzi,  per la precisione, i due autori ipotizzano un numero di oggetti simili a IM2 pari a circa 3×10 alla trentaquattresima. Fate voi i calcoli… Questi UFO (tanto le astronavi-madri quanto le piccole sonde) ovviamente non avrebbero equipaggio, proprio in virtù dei viaggi lunghi anche milioni di anni ai quali sarebbero destinati: a guidarli, delle AI, ovvero delle intelligenze artificiali ipertecnologiche. Potrebbe dunque essere questa la spiegazione dei tanti avvistamenti segnalati nella storia dell’ufologia e soprattutto di quei velivoli dalle prestazioni sorprendenti visti e ripresi dai piloti militari americani negli ultimi anni? Si e no.

GLI UFO AVVISTATI DAI MILITARI SONO SONDE ET?

GLI UFO AVVISTATI DAI MILITARI SONO SONDE ET?

Loeb e Kirkpatrick, molto aperti quando si parla in teoria, diventano molto cauti quando si passa alla pratica, ossia alla valutazione delle prove già in possesso al Dipartimento della Difesa di Washington. Da quelle immagini, dicono, non si possono trarre conclusioni. «Alcuni dati raccolti finora, sebbene provengano da sensori multipli, contengono elementi incerti in una o più dimensioni, lasciando l’utilizzo dei dati con un significativo margine di interpretazione. Ciò inevitabilmente mantiene aperto il dibattito su cosa siano certi oggetti e se manifestino o meno dei comportamenti veramente anomali. Nello specifico, se alcuni UAP sono di origine extraterrestre, ci sono dei limiti pratici nell’interpretazione di informazioni osservate e misurate risultanti da vincoli fondati sulla fisica», scrivono.  Già, perché i testimoni oculari e gli analisti che hanno poi studiato i video sostengono che quegli intrusi (in volo nonostante l’assenza di ali, motori o altri mezzi di propulsione e gas di scarico) avevano la capacità di produrre accelerazioni istantanee e vertiginose con le quali si spostavano letteralmente in un istante da un punto all’altro del cielo. E lo facevano in perfetto silenzio, senza produrre il classico boom sonico.

UN FOTOGRAMMA TRATTO DAL CELEBRE VIDEO GIMBAL

UN FOTOGRAMMA TRATTO DAL CELEBRE VIDEO GIMBAL

Una su tutte, la testimonianza dell’addetto radar della Nimitz Kevin Day che nel 2004 vide sullo schermo una flotta di oggetti simili al famigerato Tic-Tac scendere di quota di qualche migliaio di piedi in meno di un secondo. Ma qualsiasi mezzo meccanico a quelle condizioni, obiettano da fisici gli autori dell’articolo, reagirebbe in modo diverso: la frizione con l’atmosfera lo trasformerebbe in una palla di fuoco luminosa creando un guscio e una coda ionizzata e producendo tracce radio. Tutti elementi mai registrati durante gli avvistamenti. Quindi, concludono i due scienziati, la mancanza di queste tracce fa pensare che le strumentazioni abbiano misurato male le distanze e le relative velocità.  Nelle loro conclusioni, arrivano a mettere in dubbio anche l’accuratezza della telecamera all’infrarosso FLIR montata sui jet da guerra statunitensi. «I tipici avvistamenti UAP sono troppo lontani per avere una elevata risoluzione dell’immagine dell’oggetto e la determinazione del suo movimento è limitata dalla carenza di dati nell’intervallo. L’intervallo è di solito stimato usando la dinamica di volo della piattaforma e alcuni punti fissi sulla scena, se sono disponibili. Lo sbaglio nella stima dell’intervallo produce una significativa variazione nel calcolo della velocità ed è soggetto ad errore umano.»

IL FAMIGERATO TIC-TAC RIPREAO DA UNA TELECAMERA FLIR NEL 2004

IL FAMIGERATO TIC-TAC RIPRESO DA UNA TELECAMERA FLIR NEL 2004

Una conclusione che lascia un po’ perplessi. Innanzitutto, i due ricercatori sembrano non tenere minimamente in considerazione le versioni dei testimoni credibili che quegli oggetti li hanno osservati con i loro occhi, da vicino, mentre erano ai comandi di un jet: piloti qualificati come David Fravor, Alex Dietrich, Ryan Graves, tutti concordi nel dire di non aver mai visto nulla del genere e di non saperne spiegare la natura. Si potrebbe obiettare che trattandosi di racconti soggettivi sono stati volutamente esclusi visto che la scienza si basa solo su dati oggettivi. Ma stupisce che Loeb e Kirkpatrick non abbiano almeno preso in esame altri possibili scenari, scientificamente plausibili, per spiegare l’assenza di fenomeni luminosi o boom sonici correlati a questi insoliti velivoli. Si ipotizza un malfunzionamento o un’imprecisione dei sensori ma non si fa cenno alla possibilità che questi oggetti sfruttino il warp-drive e piegando lo spazio-tempo riescano a creare campi gravitazionali artificiali. Si riconosce-in teoria- l’esistenza di civiltà dello spazio talmente evolute da poter compiere esplorazioni spaziali interstellari dal centro della galassia fino a noi, ma poi si afferma che le loro sonde utilizzano propulsioni simili a quelle che conosciamo noi. Si ammette- sempre in teoria- che tali civiltà siano antiche di milioni di anni, ma non si riconosce l’eventualità che abbiano raggiunto una tecnologia a noi sconosciuta e inspiegabile con le nostre attuali nozioni.  Strano, no?

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