C’è chi pensa che nel giro di 10 o 20 anni troveremo la prova che non siamo soli nell’universo. Ma qualcuno, decisamente più ottimista o forse soltanto meglio informato, di recente ha abbassato di molto l’asticella, sostenendo che la rivelazione dell’esistenza di altre forme di vita nel cosmo, per giunta intelligenti, sia praticamente dietro l’angolo: questione di pochi mesi o addirittura di pochi giorni…
Ne è convinto ad esempio il Professor Simon Holland, che a dispetto della qualifica davanti al suo nome non è affatto un docente o un accademico. Professor Simon infatti è il nome d’arte di un regista britannico che ha collaborato con la BBC, la NASA e il National Geographic e si è occupato di tematiche scientifiche (come la minaccia degli asteroidi più vicini al nostro pianeta). Questo ovviamente non fa di lui un astronomo, ma probabilmente Holland deve aver mantenuto contatti e amicizie in quell’ambiente tanto da affermare di essere venuto a conoscenza di una notizia-bomba in grado di cambiare per sempre la nostra nozione dell’universo e la nostra percezione come specie. In un’intervista al quotidiano “The Mirror”, Holland ha detto infatti: «Li abbiamo trovati!». E intendeva: gli Alieni…
La scoperta risalirebbe ad alcuni anni fa, ma finora è stata tenuta segreta– ha spiegato- in attesa di raccogliere nuove informazioni e trovare ulteriori conferme. Ed è comprensibile, viste le enormi conseguenze che una pubblica dichiarazione del genere potrebbe comportare. Ecco quello che “il Professore” ha detto al quotidiano inglese:«Abbiamo trovato un’intelligenza non umana nella nostra galassia, ma la gente non lo sa.» La confidenza gli sarebbe arrivata da qualcuno all’interno del progetto Breakthrough Listen, un’iniziativa privata di SETI (ovvero, di ricerca di vita extraterrestre intelligente) finanziata per 100 milioni di dollari da super ricchi come Yuri Milner e Mark Zuckerberg e che ha nell’Università di Oxford il proprio punto di riferimento. Dunque, stando alla gola profonda amica di Simon Holland, grazie a un potente radiotelescopio gli scienziati coinvolti nel progetto avrebbero intercettato un segnale emesso da un altro pianeta. «Hanno individuato la prova di una traccia tecnologica non umana usando l’osservatorio Parkes in Australia».
Si tratta di una frequenza di 982 MHz rilevata nell’aprile del 2019 e indicata con il nome BLC-1: la possibile provenienza sarebbe un pianeta in orbita attorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al nostro Sole, ad “appena” poco più di 4 anni luce. È un esopianeta roccioso che ha l’86% di probabilità di ospitare la vita. Ma mentre i ricercatori del Breakthrough Listen procedono con cautela, altri scienziati- ugualmente al corrente della scoperta- sarebbero pronti ad anticiparli per guadagnarsi tutto il merito sulla scena mondiale. Insomma, sarebbe gara aperta tra due diversi team. Lo farebbe intendere un’altra confidenza che Holland ha ricevuto nei giorni scorsi: «I Cinesi potrebbero batterli sul tempo, con il loro programma FAST». FAST è l’acronimo di Five-hundred-meter Aperture Spherical Telescope. Si tratta del piu grande radiotelescopio al mondo con un diametro di 500 metri: costruito in appena 5 anni nella regione di Fuizhou, è composto da oltre 4500 pannelli triangolari in grado di riflettere le onde radio ed ha iniziato a funzionare nel 2016. A quanto pare, anche FAST ha captato il segnale BLC-1.
E qui si apre la diatriba. Secondo infatti due studi già pubblicati nel 2021, in realtà il segnale sarebbe statto un “falso positivo”: sembrava essere interessante e promettente, ma a una ulteriore revisione sarebbe risultato solo un’interferenza di tecnologia umana, anche se non è stato possibile scoprirne la causa. Ufficialmente caso chiuso, dunque. Ma non per Simon Holland secondo il quale, qualsiasi ne sia l’origine, non è qualcosa di noto.«È una singola fonte puntiforme, non un rumore. Il segnale, invece di essere un gigantesco ronzio di tutto ciò che sentiamo nell’universo attraverso tutti i radiotelescopi, aveva uno spettro elettromagnetico ristretto».
Quindi, ha spiegato, è un tipo di frequenza nella banda stretta proveniente da un punto specifico, simile a quelle che useremmo qui sulla Terra per le trasmissioni radio. Una consapevolezza che sarebbe stata raggiunta da entrambi i gruppi di ricerca ora in competizione per arrivare primi al traguardo. Secondo Holland, uno dei due team potrebbe condividere la scoperta sensazionale (se fosse vera, ovviamente) entro il prossimo novembre o poco dopo.
L’elemento più significativo e convincente è il cosiddetto spostamento Doppler, ovvero il cambiamento di frequenza di un’onda in relazione a un osservatore che si muove rispetto alla sorgente dell’emissione. Mentre il radiotelescopio Parkes stava tracciando il segnale e regolando la rotazione terrestre per mantenere la singola sorgente puntiforme nel suo fuoco, il segnale è aumentato e diminuito, segno che arrivava da qualcosa (come appunto un pianeta) a sua volta in rotazione. Un dettaglio che porterebbe ad escludere la possibile interferenza umana.
Il regista ha chiesto un parere ad Andrew Simeon, ricercatore di Berkeley che guida il progetto Breakthrough Listen, il quale non ha né confermato né smentito che BLC-1 sia una firma tecnologica.
«Stiamo ancora esaminando con attenzione il segnale e se avremo dati sufficienti per stabilire cosa sia realmente, pubblicheremo», gli ha risposto. Anche il professor Avi Loeb, celebre fisico di Harvard, è in stretto contatto con i colleghi di Oxford, in attesa di novità che potrebbero davvero cambiare tutto per sempre.