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A caccia di Lune aliene…

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Non solo gli esopianeti. Ora i ricercatori si concentrano anche sulle “esolune“, nella speranza di identificare un mondo alieno con le caratteristiche ideali per ospitare la vita.

RICOSTRUZIONE GRAFICA DI UNA ESOLUNA CHE RUOTA INTORNO AL SUO PIANETA GIGANTE. L'IMMAGINE RICORDA PANDORA DEL FILM AVATAR

Tre nuove simulazioni al computer possono aiutare gli scienziati a scovare, nello spazio profondo, i satelliti con una struttura rocciosa che orbitino attorno a pianeti, a loro volta, alla giusta distanza dalla loro stella. Quasi un anno fa, nel febbraio 2011, la Nasa aveva annunciato di aver scoperto oltre 1200 corpi nella cosiddetta fascia di abitabilità– ovvero l’area nella quale l’H2O può conservarsi allo stato liquido. Avevano però tendenzialmente escluso  tutti i pianeti della dimensione di Nettuno e quelli grandi quanto Giove perchè gassosi e quindi sulla loro superficie, indipendentemente dalla temperatura mite, non poteva esserci acqua. Ma sulle loro lune, nulla lo vieta.

Da allora, il numero dei candidati individuati o in procinto di essere accertati nella fascia di abitabilità è ulteriormente cresciuto. Per questo, David Kipping, astrofisico del centro Harvard-Smithsonian, è convinto che almeno un satellite roccioso di uno di questi esopianeti prima o poi saprà soddisfare tutte le nostre aspettative e  mostrare le condizioni adatte alla vita. Kipping, non a caso,  fa parte del team “Hunt for Exomoons” ( “Caccia alle Esolune“) ed è autore di una delle tre simulazioni al pc che  aiutano gli astronomi nella loro ricerca.

Il telescopio Kepler riesce a capire l’esistenza di un pianeta dal calo rivelatore della luce emessa dal suo sole, durante il transito del pianeta stesso. Il programma progettato da Kipping parte proprio da queste variazioni della luminosità per dedurre la presenza anche di un satellite. “Qualsiasi luna, passando davanti alla stella, ne riduce la luminosità, ma con un’intensità e una durata di tempo ridotte rispetto al suo pianeta di riferimento“, spiega il ricercatore.

IL TELESCOPIO KEPLERO

Questo modello interpretativo si basa principalmente su quello Terra-Luna, ma riesce ad individuare anche satelliti le cui orbite non si attengono al piano planetario. Come nel  caso di Tritone, luna di  Nettuno, che si muove lungo un piano fortemente inclinato: 157 gradi rispetto all’equatore del pianeta. “Ma anche in queste eventualità, il mio programma riesce comunque a vederli”, assicura Kipping.

Un modello di ricerca molto simile è stato progettato da un team brasiliano, mentre il terzo programma- ideato in Ungheria- riesce a scoprire anche satelliti multipli. Combinandoli, sarà  possibile insomma accertare se gli esopianeti, anche i più lontani, siano soli o in compagnia.

VISIONE GRAFICA DI UN IPOTETICO SISTEMA STELLARE COMPLESSO: UN PIANETA, UN SATELLITE E TRE SOLI

 Secondo i ricercatori, Kepler potrà dunque “vedere” lune dal diametro pari ad un terzo di quello terrestre. “E una volta individuato con certezza uno o più satelliti, saremo anche in grado di determinarne le caratteristiche. Ma il primo, vero problema è scoprirne uno…”

In base ai loro calcoli, per poter ospitare la vita un satellite dovrebbe essere però grosso almeno tre volte la Terra: altrimenti, non riuscirebbe a trattenere la propria atmosfera, attratta dal pianeta attorno al quale orbita. Ma nel nostro sistema solare, l’unica luna alla giusta distanza dal Sole- la nostra- è troppo piccola e ha perso tutta la sua atmosfera, mentre quelle più interessanti si trovano al di fuori della fascia di abitabilità: come Ganimede ed Europa, entrambe di Giove, o Titano, luna di Saturno. Se fossero appena un po’ più vicine al Sole, però, lo strato di ghiaccio che le ricopre si sarebbe già sciolto ed il bollente gigante gassoso attorno al quale orbitano avrebbe fatto evaporare l’acqua.

UNA BELLISSIMA IMMAGINE DI GANIMEDE, LA LUNA DI GIOVE, RIPRESA DAL VOYAGER 2

Però il fatto che noi non conosciamo satelliti delle giuste dimensioni collocati nella giusta posizione non significa che essi non esistano in sistemi solari alieni – magari molto distanti da noi. Anzi, le probabilità sono notevoli. Magari, si potrebbe trattare di lune o piccoli pianeti “catturati” dalla forza di gravità di esopianeti gioviani.

In più, i ricercatori stanno valutando di “puntare” i radioscopi verso i candidati più promettenti. Finora il SETI ha infatti scandagliato a caso l’universo, alla ricerca di segnali che potessero essere prodotti da vita intelligente. Ora invece si è deciso di operare seguendo un  metodo preciso, indirizzandosi cioè verso quei mondi lontani dalle caratteristiche più funzionali allo sviluppo della vita. Sarà sempre come cercare un ago nel pagliaio, ma vale la pena di tentare.

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