Orecchie a punta, pelle blu, testa abnorme o fauci da rettile: sono mille i modi nei quali la letteratura fantascientifica, i film e i racconti dei presunti testimoni oculari hanno rappresentato gli Alieni in visita sulla Terra. Tanto diversi per altezze, forme e caratteristiche somatiche, ma pur sempre con un elemento in comune: un aspetto vagamente umano.
L'ALIENO DEL FILM "ALIEN", PER QUANTO MOSTRUOSO, HA UN ASPETTO UMANOIDE: UNA TESTA, DUE BRACCIA E DUE GAMBE...
Se in Tv o al cinema la scelta di raffigurare i viaggiatori stellari in questo modo si spiega con esigenze di copione- è più semplice ed economico truccare gli attori da E.T. umanoidi piuttosto che da blob informi o da piovre tentacolari…- nel dibattito scientifico i criteri sono evidentemente altri. Eppure non c’è un’opinione comune tra i ricercatori su come dovrebbero apparire questi eventuali vicini della galassia accanto: ammesso e non concesso che esistono, sono abbastanza simili a noi oppure tanto diversi da non essere nemmeno immaginabili dalla nostra mente?
“Non c’è un solo motivo per il quale dovrebbero assomigliarci”, sostiene ad esempio Seth Shostak, astronomo senior del Seti, il centro per la ricerca della vita intelligente nel cosmo. “Se guardiamo sulla Terra, non esistono altre creature come noi, ad eccezione dei primati da cui discendiamo.” Per lo studioso di astri e pianeti, una razza extraterrestre potrebbe apparire come noi solo se si fosse evoluta esattamente nello stesso modo: stesse tappe, stesse condizioni ambientali, stessa tempistica. Un po’ troppo. “Gli alieni assomiglieranno alle creature dalle quali si sono sviluppate”, chiosa.
Eppure sono molti gli scienziati convinti, al contrario, che determinati elementi presenti nella fisiologia umana siano condizioni indispensabili allo svilluppo della vita intelligente e che quindi si debbano ripetere, in modo molto simile, praticamente ovunque. Primo fra tutti, la presenza di arti con estremità in grado di afferrare e manipolare gli oggetti.
Idem, la simmetria bilaterale– quella che comporta, nel nostro corpo, una distribuzione equilibrata degli organi in modo speculare sui due lati– sembra un requisito altrettanto fondamentale per poter costruire una società tecnologica. Insomma, non ci sarebbe scelta: il modello vincente, qui e nel resto dell’Universo, è il nostro.
UN "CLASSICO" È L'ALIENO GRIGIO, ANCHE LUI CON CARATTERISTICHE SOMATICHE MOLTO SIMILI ALLE NOSTRE
In base a quanto sappiamo finora, dunque, per sviluppare la sua variegata complessità la vita richiede delle componenti ambientali similari a quelle che c’erano sulla Terra svariati milioni di anni fa- a partire dall’acqua in abbondanza. Ecco perchè i ricercatori si concentrano su questo elemento- l’H2O allo stato liquido– per cercare, nei vari mondi alieni già individuati, la possibilità di trovare organismi viventi.
Se il pensiero dominante, al momento, porta ad affermare che molto probabilmente la vita nel resto del cosmo è sorta in modo identico, allora non può che aver assunto forme molto simili. Così sulla Terra, su Zeta Reticuli o su qualsiasi altro pianeta abitato dovremmo trovare esseri formati da un corpo con varie appendici e da una testa dotata di organi sensoriali. Poi, se al posto delle dita ci sono tenaglie o al posto del naso tre proboscidi, poco cambia…
“Nel grande schema delle cose, che include anche quasi tutti gli aspetti della vita, il numero delle soluzioni possibili è molto limitato“, afferma ad esempio Simon Conway Morris, docente di paleobiologia evoluzionistica all’Università di Cambridge. Nondimeno, il professore sottolinea l’enorme diversità biologica visibile qui, nel nostro mondo:”Che l’umanità abbia questo aspetto attuale e che invece, al suo posto, non ci sia una specie di ragni superintelligenti evoluti al punto da costruire città e telefonini, è quasi esclusivamente una questione di casualità“
Anche Stephen Jay Goulf, un famoso paleontologo di Harvard, sosteneva che se si ritrasmettesse un milione di volte il “film” della storia dell’evoluzione sulla Terra, non si svilupperebbe mai più una specie identica alla nostra. Insomma, saremmo il frutto di una serie così fortunata di coincidenze da non essere ripetibile… “Il fatto di possedere quattro arti anzichè sei o tre è solo un mero accidente“, conferma Seth Shostak.
LA TV HA IMMAGINATO GLI EXTRATERRESTRI COME LUCERTOLONI CATTIVI, MA DALLA FISIOLOGIA SIMIL-UMANA
“Non solo- insiste l’astronomo del Seti- a giudicare dalla loro diffusione qui sulla Terra, le specie di maggior successo sono quelle che posseggono un esoscheletro e sei appendici. I possessori vantano una struttura molto resistente: sono gli insetti e loro si trovano benissimo con 6 zampe. Non c’è nulla di magico nell’averne 4 come noi…”
Ma non si può escludere un’altra eventualità, che le serie di fantascienza e i ricercatori alternativi hanno già da tempo preso in considerazione: una razza aliena potrebbe assomigliarci per il semplice fatto che è la nostra progenitrice. Secondo questa tesi, in epoche remote, una civiltà estremamente evoluta avrebbe “inseminato” i pianeti della galassia con un programma genetico in grado di portare allo sviluppo di creature intelligenti dotate delle loro stesse caratteristiche fisiche: due braccia, due gambe, due occhi, due orecchie, un naso, una bocca e così via. Dunque, i terrestri sarebbero i discendenti di esseri nati ed evoluti altrove.
Se così fosse, allora dovremmo ipotizzare che anche su altri pianeti il Dna di questa razza aliena abbia portato a simili risultati: da qualche parte, là fuori, dovrebbero trovarsi altre copie dei modelli originali. Le ultime stime degli scienziati hanno innalzato il computo dei pianeti della Via Lattea a 160 miliardi. Di questi, chissà quanti potrebbero avere le stesse condizioni della Terra- per struttura, temperatura, atmosfera. Anche se la vita è rara e quella intelligente lo è ancora di più, le statistiche suggeriscono allora che, qua e là, da una galassia all’altra, potrebbero esistere milioni di altre civiltà umanoidi…
LA PRESUNTA ALIENA TROVATA SULLA LUNA DALLA MISTERIOSA MISSIONE "APOLLO 20"
A rovinare, ancora una volta, questa immagine rassicurante dell’E.T. in tutto e per tutto uguale a noi- o comunque, tanto simile da non farci troppa paura- ci pensa il solito Shostak. L’umanità è giovane, ricorda, ha solo poche centinaia di migliaia di anni. Invece, un’ipotetica razza aliena-madre potrebbe essersi evoluta milioni di anni prima di noi e quindi, nel frattempo, potrebbe aver sviluppato un nuovo progetto biologico.
“Potrebbero essere arrivati ad un tal punto di abilità tecnologica da essere al di là della nostra capacità di comprensione. Potrebbero persino aver rinunciato a corpi fragili e deteriorabili in carne ed ossa per assumere una struttura metallica molto più resistente e duratura”. Insomma, adesso i nostri “creatori” potrebbero essersi trasformati in robot praticamente immortali dall’intelligenza artificiale e dalla forma per noi inimmaginabile. Cose dell’altro mondo…
SABRINA PIERAGOSTINI