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Esperimenti di laboratorio: oggi come nel passato?

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“E’ necessario un regolamento etico per evitare esperimenti in stile Frankestein sugli animali. L’Accademia delle Scienze Mediche ha messo in guardia: gli scienziati rischiano di trasformare gli animali in mostri, se non viene imposto un controllo di natura etica”

Un nuovo rapporto sugli esperimenti -che comprendono  il trapianto di cellule umane sugli animali per motivi medici- sostiene che i ricercatori non sono lontani dal dare ai primati la capacità di pensare e di parlare come gli umani. La preoccupazione di  creare  scimmie in grado di parlare dovrebbe essere seriamente contemplata,  insieme al timore  per così dire “alla Frankestein” in base  al quale  la ricerca medica, creando bestie “umanizzate”, sta in realtà generando dei mostri.  

E’ necessario  dunque un organo regolatore che monitori da vicino ogni esperimento che rischi di creare animali con  coscienze sempre più simili alle nostre, di generare  embrioni ibridi animale-uomo oppure di dare agli animali una qualche apparenza o tratto comportamentale che sia troppo simile a quello umano- dice il rapporto. Agli scienziati, per esempio, si dovrebbe vietare di impiantare un massiccio numero di cellule umane nei cervelli delle scimmie- come è già avvenuto in animali meno evoluti come i topi- almeno fin tanto che non si sappia di più sui potenziali effetti.(…)

 Il professor Thomas Baldwin, membro dell’Accademia delle Scienze Mediche che ha lavorato alla stesura del rapporto, afferma che la possibilità di umanizzare i primati deve essere presa in seria considerazione.”Il timore è che se si inizia ad inserire un grande numero di cellule nervose umane nei cervelli dei primati- ha detto- all’improvviso essi si potrebbero trasformare in un qualcosa con capacità che noi consideriamo distintive dell’essere umano: l’articolazione del discorso , oppure l’essere in grado di manipolare gli oggetti o di relazionarsi . Tutte possibilità finora ampiamente contemplate dalla fiction  su cui adesso è bene riflettere”.

L’ammonimento riecheggia la trama del film “L’origine del pianeta delle scimmie” , nel quale gli scienziati, alla ricerca di una  cura per l’Alzheimer, creano una nuova stirpe di scimmie con intelligenza umana (…)

Questo articolo ci dice molto. Innanzi tutto, che l’uomo gioca pericolosamente, quando si diverte a  fare Dio, creando incroci e ibridi , sottovalutando le conseguenze alla quali simili esperimenti possono andare incontro. Ovvero, scimmie umanizzate che non sarebbero più solo animali e la cui manipolazione genetica aprirebbe dilanianti problematiche etiche. C’è già una forte corrente di pensiero che vorrebbe abolire gli esperimenti sugli animali- soprattutto , sui cosiddetti “animali superiori”, dotati cioè di intelligenza, sentimenti e  coscienza di sé,  come cani, gatti, cavalli, primati… Come si potrebbe mai tollerare l’uso di tali animali come  cavie da laboratorio, allora,  se possedessero anche un’unica cellula umana?

Ma non solo. Oltre a questa seria questione etica, l’articolo induce ad un’altra riflessione. Ormai è chiaro: i ricercatori sono in possesso di tecniche di bioingegneria in grado di modificare e alterare a proprio piacimento il Dna degli animali, immettendo geni umani in specie meno evolute provocandone l’aumento artificiale di capacità cognitive ed abilità manuali.

Esattamente quello che finora abbiamo visto nei film di fantascienza o letto nei libri di scrittori considerati “eretici”, relativamente all’intervento di popoli alieni -tecnologicamente superiori a noi- nei confronti degli ominidi, portati sulla via dell’evoluzione grazie alla manipolazione genetica. Di fronte a questi sviluppi rapidi ed inattesi della Scienza, quelle ipotesi fantasiose non dovrebbero più essere semplicemente archiviate come frutto dell’immaginazione più spinta…

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