I suoi saggi sono in testa alla classifica dei libri più venduti, i suoi video sono cliccatissimi in rete, le sue conferenze registrano ovunque il tutto esaurito. Mauro Biglino è diventato un fenomeno multimediale affrontando un tema apparentemente riservato a pochi addetti ai lavori: l’esegesi del testo biblico. Un lavoro da erudito che ha saputo trasformare in argomento pop, immaginando che quei testi di migliaia di anni fa raccontino una storia inaudita: la storia di un dominatore alieno. Non c’è Dio, secondo Mauro Biglino, nell’Antico Testamento, non c’è spiritualità, non c’è trascendenza, ma solo guerre, stragi, conquiste ordinate da un condottiero tecnologicamente superiore in grado, così, di terrorizzare e sottomettere la stirpe di Abramo, una piccola tribù in un piccolo lembo di terra.

Una teoria che ha suscitato entusiasmo e contestazioni, amore incondizionato o feroce opposizione. Insomma, non lascia indifferenti. Ma mentre cresce il successo di pubblico, si fanno sempre più puntuali le critiche: il testo di riferimento di Biglino – il Codice masoretico – non è affidabile, perché trascritto a distanza di molti secoli rispetto ai tempi ai quali fanno riferimento i fatti; sarebbe molto più corretto utilizzare i codici più antichi, ad esempio la cosiddetta “Bibbia dei Settanta” che venne tradotta in greco in epoca alessandrina (nel III secolo a.C.); è sbagliata la sua interpretazione dei concetti fondamentali espressi dalla Bibbia e di alcune parole chiave di cui stravolge il significato.

Abbiamo voluto chiedere a lui, Mauro Biglino, cosa pensa di queste contestazioni. Ecco cosa ci ha risposto:

Lei studia la Bibbia sulla base del codice di Leningrado, un testo dell’XI secolo. Quanto è affidabile?
È scarsamente affidabile, come lo sono tutti i testi relativi all’Antico Testamento,nel senso che non si ha certezza su nessuno, perché l’unica cosa che sappiamo è che ogni volta che venivano riscritti, venivano cambiati. Quindi questo giustifica il fatto che da sei anni io dico “facciamo finta che…”

Ma è più affidabile il codice in ebraico masoretico o il testo tradotto in greco dai Settanta?
Bella domanda! Se leggiamo lo studio del professor Satlow – docente universitario, esperto di studi biblici- che ci racconta come la Bibbia greca sia stata fatta diventare sacra, be’, direi che è affidabile tanto quanto le altre. Se ricordo bene quanto ha detto il rabbino capo della comunità ebraica di Torino durante l’incontro avvenuto il 6 marzo a Milano, ha detto che la Bibbia dei Settanta è una disgrazia per l’umanità. Quindi, chi considera la Bibbia dei Settanta vera, sappia che nel mondo ebraico viene considerata una disgrazia. Ognuno scelga la sua, quella che gli piace di più. Io lavoro su quella masoretica, non perché penso che sia quella vera, ma perché è quella da cui derivano quelle attuali.

Anche all’interno del mondo ebraico ci sono diversi modi di interpretare le stesse parole?
Sì, ci sono anche diversi modi di vocalizzarle. I masoreti hanno operato tra il VI e il IX secolo d.C. Anche se poi è vero che il testo masoretico ufficiale appartiene ad un’epoca ancora successiva, il lavoro di vocalizzazione è stato fatto a partire dal sesto secolo. Però c’è ancora parte dell’esegesi ebraica che attualmente sta ancora cambiando delle vocali su certe parole, ne mette altre cambiando completamente il senso delle parole. Ed è un fatto assolutamente legittimo, perché nessuno sa come fosse vocalizzato all’inizio, quindi…

Ma c’è qualche rabbino o qualche esperto che in qualche modo viene incontro alle sue interpretazioni?
Direttamente e pubblicamente, io non ne sono a conoscenza. Però leggendo gli studi dei rabbini che sono pubblicati negli Stati Uniti, trovo tantissime conferme. Faccio un esempio: quando si parla di creazione, alcuni di questi rabbini dicono che il racconto della Genesi e della Creazione altro non è che una storia di interventi di suddivisione per mettere ordine. Quindi questo non ha nulla a che vedere con la creazione dal nulla, proprio come dico io.

I suoi libri stanno avendo un successo insperato forse anche per Lei… Come se lo spiega?
Probabilmente deve essere proprio il mio metodo, questo mio fare finta… Tanti dicono di avere verità sulla Bibbia: io invece non ce l’ho la verità, sono convinto che non si possa avere, sono convinto che l’unico comportamento intellettualmente onesto sia questo di fare finta, proprio perché di quei testi non sappiamo nulla. Quindi dire: “questo è un testo vero, questo è falso”, è una scelta senza giustificazioni. Ognuno sceglie in base a ciò che ritiene meglio. Visto che io non voglio scegliere, io faccio finta e scelgo il testo masoretico perché sostanzialmente è il testo da cui dipendono tutte le Bibbie che abbiamo in casa e che si è affermato di più, che costituisce il fondamento della Bibbia, però non dico che ho scelto quello perché è vero: io non so se è vero

Ma “facendo finta che… “, non potremmo pensare che anziché un testo che descrive un fatto storico reale, in realtà chi ha scritto la Bibbia immagina e attribuisce a Dio ciò che l’Uomo compie, quindi è tutta opera umana e si finge che sia volere divino?
Fantastico, sì, è possibilissimo. Ma se è così, ne prendano atto tutti i teologi e tutte le forme di pensiero religioso. Per me, non è un problema. Per loro forse sì.