È un astrofisico, specializzato in buchi neri. Ma il suo nome è legato soprattutto ad azzardate affermazioni in materia di vita extraterrestre che lo hanno catapultato nel mondo della ricerca alternativa, anche se più accademico di lui non si può: è infatti professore della Accademia delle Scienze di Sofia ed è vicedirettore dell’istituto di ricerca spaziale bulgaro. Lachezar Filipov è spesso ospite di convegni internazionali dedicati a UFO&Alieni ed è ormai un habitué del simposio organizzato dal CUN che si svolge ogni anno a San Marino. Ed è proprio in quel contesto che lo ho incontrato ed intervistato.
Cosa sappiamo oggi del nostro sistema solare e della vita aliena?
“Dopo 60 anni di ricerca spaziale, comprendiamo che nel nostro sistema solare, su alcuni satelliti dei pianeti più grandi come Saturno e Giove, per esempio Io ed Encelado, e su alcuni pianeti come Marte e Venere, abbiamo la possibilità di trovare alcuni organismi semplici. Semplici, ma in ogni caso è vita. Forse abbiamo la possibilità di trovare qualche creatura anche sugli asteroidi, perché abbiamo visto che hanno parecchia acqua e ce n’è anche in alcuni punti sulla nostra luna, così come c’è acqua pure su Marte e su quei due grandi satelliti Io e Encelado. E queste sono le condizioni per trovare alcune forme viventi, piccole, elementari. Inoltre sappiamo anche che ci sono molti tipi diversi di esseri viventi sulla nostra Terra che vivono in differenti condizioni climatiche e naturali, anche molto estreme. Abbiamo visto creature all’interno dei vulcani, abbiamo visto creature nei geyser, ne abbiamo trovate nei ghiacci del Polo Nord… Quindi c’è un’ ampia gamma di esseri viventi sul nostro pianeta ed ecco perché capiamo che ne potremmo trovare anche nel resto del nostro sistema solare, anche se non dotati di intelligenza.
Ma il primo, vero problema è il fatto che non sappiamo cosa sia realmente la vita. Ad esempio, i virus. Sono creature molto interessanti, perché al di fuori di una cellula vivente il virus non vive, è soltanto una sorta di molecola. Ma se entra in una cellula, o in un organismo organico, è esso stesso vivo. E questo è molto strano. Quindi dovremmo prima chiarire cosa è davvero un organismo vivente. Noi proviamo a trovarlo nell’universo, ma come è possibile farlo se non sappiamo cos’è? Magari potremmo incontrare un qualche tipo di robot, un qualche tipo di entità solo mentale priva di corpo. Questo è un grande problema per il programma Seti. Anzi, ritengo che il Seti si stia indirizzando sulla strada sbagliata. Si sta concentrando sulle onde elettromagnetiche che si propagano a 300mila km al secondo. Ma in un universo infinito questo valore non ha molta importanza.
Credo anzi che, se esiste, una civiltà molto avanzata deve utilizzare un diverso sistema di comunicazione. Ora noi sappiamo, nella fisica quantistica, che due particelle nate insieme rimangono connesse ( il cosiddetto entanglement ), non importa a quanta distanza si trovino. Forse su questo si basa un nuovo tipo di trasmissione dei dati all’interno del nostro universo, ma per noi ora è molto difficile comprenderlo, eppure magari loro lo stanno usando. Perché la velocità della luce mi ricorda quello che facevano qualche anno fa le persone per comunicare a distanza le une con le altre: gridavano. Adesso però usiamo una tecnologia diversa. Forse tra cent’anni o più a partire da oggi, anche noi useremo un nuovo sistema di comunicazione. Ecco perché penso che sbagliamo nel cercare di captare una qualche civiltà nell’universo, sulla base delle varie lunghezze d’onda, perché loro potrebbero non usarle.
Lei è uno scienziato, ma osa dire che gli Alieni sono già in mezzo a noi. Cosa la spinge a pensarlo?
Abbiamo tante prove, prove storiche innanzi tutto. Sappiamo dell’esistenza di informazioni che non sono proporzionate al livello dello sviluppo storico del passato. Ad esempio le piramidi, le conoscenze della civiltà maya, le nozioni dei Sumeri o della Antica Cina. Sono informazioni che non sono connesse al livello di quei popoli in quei periodi. Come spiegare che i Cinesi usavano il numero 1 milione? Non serviva alla vita quotidiana del popolo cinese! Sono informazioni che ricevettero da qualcun altro, ma non le potevano usare perché il loro livello di sviluppo era molto basso.
Ma ci sono prove anche adesso, ai giorni nostri?
“In Europa la Chiesa ha cancellato tutti i monumenti connessi alla visita di precedenti civiltà , ecco perché è molto difficile oggi trovare delle prove in ambito europeo. È più facile trovare tracce in Asia, Africa o America Latina. Qui da noi è complicato, io stesso ho visto molte chiese costruite sopra i luoghi visitati in passato da altre creature. In Bulgaria ce ne sono due o tre del genere. Come i monti Rodopi.” Filipov cita questa catena montuosa molto suggestiva, nel sud della Bulgaria, al confine con la Grecia. Una zona di natura carsica, ricca di gole, caverne e rocce dall’aspetto curioso. Per i geologi, formazioni naturali scolpite dall’acqua e dagli agenti atmosferici. Ma altri ricercatori pensano invece che siano ciò che resta di antichissime sculture. In tutta questa area, nel corso nel tempo, si sono soprapposte diverse culture e diverse espressioni artistiche perché da sempre questi monti sono ritenuti in qualche modo un luogo magico: qui secondo il mito sarebbe nato il cantore Orfeo. E anche ai giorni nostri, tra queste vette si respira aria di mistero. “Abbiamo delle strutture molto antiche collegate in qualche modo con eventi successi qui 10mila anni fa- sostiene l’astrofisico bulgaro- cosa sia accaduto non lo capiamo, sono in cima a delle montagne. La gente probabilmente vide qualcosa di strano e costruì quassù dei monumenti, avevano dei motivi per farlo, per arrampicarsi così in alto.”
Sicuro che entità aliene siano già venute in passato a farci visita, sicuro che lo stiano facendo anche adesso. Eppure, se davvero sono qui, nasce spontanea un’ obiezione: perché non si mostrano apertamente all’Umanità? Perché non interagiscono con noi in modo palese? Lachezar Filpov la pensa così: “Tornando indietro nella storia, quando vennero qui, cercarono di aiutare la popolazione, ma si resero conto che le loro conoscenze non potevano essere usate. Adesso invece hanno visto che la nostra tecnologia è molto vicina alla loro e se ci contattassero e se ci dessero un po’ di informazioni, forse le useremmo per combattere tra noi. Credo che attendano il momento in cui la civiltà umana diventi più intelligente. Perché penso che ci siano molti documenti riguardo i contatti già intercorsi in passato tra personalità di governo, sia russe che americane, che dagli Alieni hanno ricavato parte della loro tecnologia per creare delle armi . Ecco, per questo penso che loro aspettino che noi diventiamo più evoluti. Nel futuro, forse, chissà…”
Negli anni passati, il nome di Filipov era finito sui blog e sui giornali online anche per i suoi studi- poco ortodossi, per uno scienziato- in merito ai crop circle, quei disegni spesso grandiosi ed elaborati che da qualche decennio compaiono sui campi coltivati di mezzo mondo. Sono intricati ricami di natura geometrica, spiegabili come forme di “land art” o come complessi scherzi di irriducibili burloni, anche se gli ufologi continuano a considerarli messaggi impressi sull’erba o sui germogli di grano da intelligenze superiori. Lo pensa anche l’accademico di Sofia, ma un po’ a sorpresa ha cambiato opinione sul significato di questi mega disegni. “Non studio più i crop circle, perché mi sono reso conto che non sono destinati a noi”, mi ha detto. “No, li usano per comunicare tra di loro.”
“Perché questa è la situazione: un uomo è alto al massimo due metri e se si guarda un crop cicle da questo punto di vista si vede solo dell’erba spezzata, non è possibile comprendere l’intero disegno. E questo perché la configurazione è molto ampia, anche 200 metri, ed è solo per chi può volare. Penso che attorno a noi volino diverse civiltà e la via più semplice per tenersi in contatto tra di loro è utilizzare alcuni simboli. Anche il primo alfabeto della civiltà umana fu basato su simboli, come i geroglifici, le figure del calendario maya o il cuneiforme usato dai Sumeri. È il modo più semplice per comunicare, usare dei disegni semplici. Ho iniziato 10 anni fa a tentare di spiegare i cerchi nel grano, ma poi ho capito che tale informazione non è rivolta a noi. Forse solo in un caso è stata connessa alla civiltà umana, mi riferisco alle immagini apparse a Cibolten nel 2001 e 2002.
Spiegano perfettamente e rispondono esattamente al nostro messaggio inviato da Arecibo. La risposta ci è arrivata 27 anni dopo ed ecco perché il telescopio orbitante Kepler studia le stelle dotate di pianeti ad una distanza di circa 20 anni luce. È il tempo che hanno impiegato per ricevere il messaggio e per pensare cosa risponderci… Ma usano un metodo differente per scrivere, noi non capiamo come venga creato il crop circle perché c’è qualcosa che non corrisponde al nostro campo elettromagnetico, non è lo stesso: vediamo le piante spezzate, ma non sono prosciugate. E poi creano questi cerchi solo nell’erba, nella sabbia o nella neve, mai però dove ci sono dei sistemi viventi come animali o persone, perché forse queste radiazioni sono molto pericolose. Ed è per questo che nessuno è mai stato presente nel momento esatto in cui un crop circle viene creato.”