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Il pilota che filmò il Tic-Tac: «C’è un secondo video»

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C’era lui- Chad Underwood– su quel jet della US Navy che ha ripreso l’assurdo velivolo avvistato poco prima dal suo superiore, il comandante David Fravor. Era il 1o novembre 2004, un giorno come tanti, eppure eccezionale: perché quel giorno almeno 6 piloti della Marina statunitense hanno avuto un “faccia a faccia” con quello che oggi si chiama UAP ma che allora venne chiamato (non senza ironia) “Tic-Tac” in virtù della sua forma e del suo colore. A distanza di anni, una volta reso pubblico il filmato, i testimoni oculari di quell’avvistamento si sono fatti avanti un po’ alla volta, sia sui quotidiani che in tv . Nei giorni scorsi, anche Chad ha accettato di raccontare i fatti in un’intervista-video.

CHAD UNTERWOOD DURANTE L'INTERVISTA VIDEO

CHAD UNTERWOOD DURANTE L’INTERVISTA VIDEO

Lo ha fatto chiacchierando con il regista e documentarista Jeremy Corbell che da anni ormai si interessa del fenomeno UFO e che ha divulgato materiali esclusivi sul suo blog Extraordinary Beliefs. Uno scoop, ovviamente, è anche questa lunga intervista postata online. All’epoca dell’incontro con il Tic-Tac, Chad Underwood era un giovane tenente che poi fece carriera fino ad essere promosso comandante. Da qualche anno ha però lasciato la Navy e adesso lavora nel settore privato come ingegnere. Di certo, a quei tempi, non immaginava di essere diventato un personaggio chiave all’interno di una vicenda che ha cambiato le carte in tavola per quanto riguarda la questione Oggetti (o Fenomeni, se preferite) Volanti Non Identificati. Perché così è stato: quel video che l’allora tenente di 21 anni riprese con la telecamera ATFLIR in dotazione al suo F/A-18 Super Hornet, ha fatto la differenza, dimostrando che gli UFO (o UAP che dir si voglia) sono tutto fuorché fantasie.

IL COSIDDETTO "TIC-TAC ", L'UFO RIPRESO NEL 2004 DA UNTERWOOD

IL COSIDDETTO “TIC-TAC “, L’UFO RIPRESO NEL 2004 DA UNTERWOOD

«Non avrei mai immaginato 17 anni fa che quella vicenda sarebbe finita sui media.  Una cosa surreale», ha ammesso. Ma come è nato quel nome buffo? Bè, proprio per colpa sua e del suo irrefrenabile battutismo. Una volta tornato sulla portaerei, quando gli hanno chiesto che aspetto avesse quel velivolo misterioso, Underwood si è ricordato di un film- “Airplane”, da noi intitolato “L’aereo più pazzo del mondo”- nel quale il velivolo veniva definito come una compressa di paracetamolo (Tylenol, in inglese). Ispirato da quella scena comica, ha risposto che quello che aveva visto lui assomigliava alla famosa caramella bianca e ovoidale– un tic-tac, per l’appunto. La battuta, figlia della sua innata ironia e della sua passione per i film demenziali, è poi diventata la definizione ufficiale di quell’UFO dichiarato anni dopo dal Pentagono un reale oggetto ignoto tuttora senza spiegazioni.

Il relativo filmato (“FLIR1”), visto milioni di volte sul web, era in formato 8 mm ed è quello- conferma il comandante in congedo- che ha consegnato al CVIC (Carrier Vehicle Intelligence Center) al suo rientro sulla portaerei. Ma non era l’unico video. Il pilota ha infatti confermato che sul suo jet c’erano due postazioni dalle quali effettuare riprese in simultanea e una di queste registrava i dati sul radar. Immagini che probabilmente non vedremo mai. «Ci sono due tipi di sensori che registrano sull’aereo: il FLIR è un sensore passivo mentre il radar è un sensore attivo. Vedere come appaiono i dati sullo schermo potrebbe essere molto interessante per un potenziale nemico», ha spiegato. Ecco perché quel genere di informazioni ritenute sensibili non possono essere divulgate e quel video resta al momento (e chissà fino a quando) classificato.

UNA RICOSTRUZIONE artistica DEL "TIC-TAC"

UNA RICOSTRUZIONE ARTISTICA DEL “TIC-TAC”

Ma è un vero peccato, ha spiegato Chad Underwood, perché da quel secondo filmato si potrebbe comprendere meglio la natura di quell’intruso sconosciuto. «Una volta che acquisisci il tuo target sul radar, ogni altro sensore che c’è sull’aereo è schiavo del target. Così la mia telecamera FLIR, ovvero il mio sistema d’arma elettronico, si aggancerà sul bersaglio, lo seguirà e si focalizzerà su di esso. L’hanno progettato per quello. Ho visto il Tic-Tac dapprima sul mio radar, poi l’ho agganciato ed è a quel punto che è incominciata ad accadere una serie di stravaganze. Come la natura erratica del Tic-Tac. La velocità dell’aria era significativa. E poi abbiamo iniziato a vedere quelle che chiamiamo “linee strobo”, ovvero quando sul tuo radar appaiono delle linee verticali che indicano un’azione di disturbo.»

Eppure, un rapporto stilato nel 2009 aveva escluso qualsiasi tipo di interferenza con le strumentazioni a bordo, contraddicendo sia quanto dichiarato da David Fravor sia questa testimonianza di Underwood che- sottolinea- non è nemmeno stato ascoltato da chi ha redatto quel documento ufficiale. Inoltre, il comandante della US Navy sgombra il campo da una delle spiegazioni più comunemente addotte dagli scettici per spiegare la presenza di quella sagoma anomala nel video FLIR1: era soltanto un comune aereo deformato dalla distanza. «No, non c’era altro traffico aereo durante l’intercettazione. Stavamo volando in quella che si definisce “area Whiskey”, una zona ristretta ai soli velivoli militari. E non c’era nulla che non potesse essere identificato nel settore in cui stavamo volando. Inoltre, il comportamento di quell’aereo non corrispondeva in nulla a quello di un aereo civile o militare»

L'ADVANCED TARGETING FORWARD LOOKING INFRA-RED, ABBREVIATO IN ATFLIR

L’ADVANCED TARGETING FORWARD LOOKING INFRA-RED, ABBREVIATO IN ATFLIR

Su questo punto, Chad Underwood è molto esplicito: il Tic-Tac, qualunque cosa fosse, ha compiuto una manovra aggressiva quando è sfuggito al sensore d’arma. Quando infatti si vede il bersaglio spostarsi velocemente sulla sinistra uscendo dall’inquadratura ciò avviene  come effetto di un’azione dell’oggetto, non del jet. Cade così un’altra obiezione degli scettici: il pilota non si è mosso, il FLIR era agganciato al velivolo ignoto finché quest’ultimo, all’improvviso, non ha virato a sinistra scomparendo dal display. «Il modo in cui quell’aereo si sposta è qualcosa che non so spiegare», aggiunge Underwood. Subito dopo aver perso il contatto visivo, l’allora tenente chiamò il centro di controllo della Princeton per sapere dove diavolo fosse finito il suo target, ma si sentì rispondere che i loro radar erano puliti: neanche loro riuscivano a vederlo.

Inutile aggiungere che il tenente tentò  di riagganciarlo di nuovo, spostandosi subito sulla sinistra per riprenderlo sul suo schermo. «Avrei dovuto farcela, insomma, stiamo parlando di un jet militare che costa 80 milioni di dollari». E invece niente: il caccia americano super tecnologico non è stato in grado di riacciuffare il Tic-Tac. Secondo le sue stime, doveva trovarsi a 10/15 miglia da lui. A quella distanza, avrebbe dovuto vedere almeno il fumo di scarico, avrebbe dovuto distinguere le ali, anzi, avrebbe persino potuto riconoscere il modello. Invece, niente di niente. Ma poteva trattarsi di un progetto segreto americano? Underwood lo esclude. Quando ci si imbatte in qualcosa del genere (e lui lo sa per esperienza) si viene convocati dall’Intelligence, si descrive quello che si è visto e poi si sottoscrive un accordo di segretezza con cui ti impegni a non divulgare ciò che sai. Ma nel caso del Tic-Tac non è accaduto.

COSA POTEVA ESSERE IL MISTERIOSO VELIVOLO?

COSA POTEVA ESSERE IL MISTERIOSO VELIVOLO?

Resta allora l’ipotesi ventilata anche dal rapporto dell’Intelligence presentato il 25 giugno al Congresso, ovvero la provenienza  russo-cinese. Una eventualità che  l’ex militare reputa assai poco credibile, al pari dell’ex collega Fravor. Soprattutto a entrambi sembra assurdo immaginare che una simile sconvolgente tecnologia fosse già perfezionata nel 2004 ma sia rimasta segreta fino ai giorni nostri.  Quindi? Quale spiegazione rimane? «Non ne ho idea», ammette Chad Underwood. «Non aveva caratteristiche di volo, un sistema di sollevamento o di propulsione, robe del genere». Non sa dire se abbia visto gli Alieni- i suoi figli glielo chiedono di continuo- ma cita questa frase: «Non ricordo chi lo abbia detto, ma è terrificante immaginare sia che siamo soli nell’universo sia che non lo siamo. Con miliardi di galassie e miliardi di pianeti qua fuori, le possibilità di essere le uniche forme viventi sono assai improbabili. Sono una persona razionale e come tale contemplo la possibilità che fosse un mezzo non terrestre, non la escludo affatto».

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