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Tre Yeti in pochi giorni. Con questi ultimi avvistamenti, la Russia- e in particolare una remota regione siberiana, il Kemerovo– rivendica per sé il ruolo di patria di questo misterioso ominide, che la maggior parte dei ricercatori ritiene più mitico che reale. Eppure da queste parti l’uomo-scimmia sembra proprio essere di casa. Così ora  i bookmaker accettano scommesse sulla sua esistenza.

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UN PRESUNTO UOMO-SCIMMIA

La stampa locale ha riportato diversi episodi avvenuti uno dopo l’altro. Il primo ha avuto luogo in agosto, quando alcuni pescatori usciti in barca sul fiume hanno notato due creature che bevevano l’acqua dalle sponde. All’inizio credevano fossero orsi, poi guardando meglio hanno ipotizzato fossero persone, tanto da aver loro urlato se servisse aiuto. Ma si sbagliavano ancora.

“Sono scappati via di corsa: erano coperti di pelo, camminavano eretti sulle gambe mentre con le braccia si aprivano un varco tra i rami”, ha raccontato uno dei testimoni al ‘Siberian Times’.  Il pescatore ha aggiunto:”Cosa abbiamo pensato? Bè, che non potevano essere orsi, loro camminano su 4 zampe, questi correvano su due. E sono spariti.”

Il secondo avvistamento è avvenuto pochi giorni dopo, sulla riva del fiume Mrass-Su. Ancora una volta, ad opera di un pescatore. “Abbiamo visto degli animali alti, dall’aspetto umano” – ha raccontato uno di loro. “Il nostro binocolo però era rotto e non siamo riusciti a vederli distintamente. Ci siamo rivolti a loro, ma non ci hanno risposto. Anzi, sono scomparsi dentro il bosco, correndo su due gambe. Ci siamo resi conto che non indossavano abiti scuri, ma che erano coperti da una folta pelliccia. Però si muovevano come persone.”

 

L'IDENTIKIT DELL'OMINIDE SCONOSCIUTO CHE POPOLEREBBE IL KEMEROVO

L’ultimo incontro ravvicinato, a settembre, ha coinvolto invece un ispettore forestale che avrebbe incrociato uno Yeti nel Parco Nazionale ‘Shorsky’, secondo la versione di un funzionario locale. “La creatura non sembrava un orso ed è fuggita rapidamente dopo aver spezzato i rami dei cespugli”, ha detto senza aggiungere altri dettagli alla stampa in quanto “informazioni riservate”.

In tutti questi casi, c’è solo la parola dei testimoni, ma nessuna immagine verificabile nè tantomeno altri riscontri oggettivi. Eppure negli ultimi 20 anni in quest’area della Russia i resoconti su strane creature selvatiche antropomorfiche si sono triplicati, tanto da far supporre ai ricercatori del Museo Darwin di Mosca la presenza di una piccola comunità di ominidi sconosciuti , formata da almeno 30 individui. Un’ipotesi, va detto, al momento ancora non suffragata da prove.

La spedizione organizzata in Kemerovo l’anno scorso, infatti,  aveva sbandierato il ritrovamento di “peli di Yeti”, ma ad oggi non sono stati resi noti gli esiti dell’esame del Dna al quale dovrebbero esser stati sottoposti. E ora, a Mosca, sta per svolgersi un nuovo convegno internazionale  per fare il punto sulle scoperte e per promuovere un’altra missione di ricerca. Il dubbio che queste recenti segnalazioni di Yeti nella regione possano servire a riaccendere i riflettori sull’argomento potrebbe essere fondato.

Il principale esperto russo in materia, Igor Burtsev, capo del centro internazionale di Antropologia, nega invece con forza che siano meri espedienti per attirare i turisti . “Esploreremo nuovi territori, più a nord rispetto i luoghi consueti nei quali gli yeti sono stati visti in passato.” Burtsev  è un entusiasta sostenitore della teoria che vede queste leggendarie creature come gli eredi di un possibile ramo collaterale dell’evoluzione umana rimasta indietro centinaia di migliaia di anni rispetto a noi.

IL PROFESSOR BURTSEV DURANTE L'ULTIMA MISSIONE A CACCIA DI YETI

Ma secondo lui, lo Yeti- o Bigfoot, o Sasquatch, o Almasti come viene chiamato dalle varie culture- discenderebbe addirittura dall’ Uomo di Neanderthal, scampato all’estinzione solo nelle aree più inaccessibili ed isolate del globo e con un livello di conoscenza assai primitivo: non indossa abiti, non costruisce utensili, non possiede il fuoco.  Anche se, in realtà, il cugino neanderthaliano- come hanno stabilito gli studi antropologici- non era affatto coperto di peli, sapeva usare semplici strumenti e assomigliava molto all’uomo di Cro Magnon.

Lo scienziato russo tuttavia va per la sua strada: “Ci sono ottimi indizi  per affermare che lo Yeti vive nelle nostre regioni- ha detto ai giornali- e abbiamo sentito ipotesi convincenti da parte di altri ricercatori che lavorano negli Stati Uniti e in Canada. Le descrizioni dell’Abominevole Uomo delle Nevi sono quasi identiche in ogni angolo del mondo.”

Nella spedizione dello scorso novembre, tra l’altro, i ricercatori avrebbero trovato anche dei rami ripiegati per formare giacigli e tettoie. “Riteniamo che quegli alberi intrecciati visti in Siberia non siano opera di un uomo o di un altro mammifero”, gli fa eco il biologo John Bindernagel. “Rami attorcigliati in quel modo sono stati scoperti anche in Nord America e collimano con la teoria secondo la quale il Bigfoot si costruisce dei nidi. Gli avvistamenti di queste creature sono tantissimi, solo che gli studiosi tendono ad ignorarli: per loro sono tabù.”

UN "NIDO" INTRECCIATO CON RAMI TROVATO IN KEMEROVO

Fatto sta che a forza di parlarne tanto, ora sempre più persone incominciano a credere che forse questi esseri a metà tra l’uomo e la scimmia possano esistere davvero. Una società irlandese che raccoglie scommesse online, la Paddy Power,  ha lanciato la sfida: dà 100 a 1 che lo Yeti verrà trovato entro la fine dell’anno. Proprio in Russia.

SABRINA PIERAGOSTINI

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